Emirati Arabi Uniti
Il fatto che gli Emirati Arabi siano considerati come uno dei Paesi più liberali del Golfo è un’ironia che non ha bisogno di commento. Nonostante il suo essere liberale, infatti, il Codice Criminale degli Emirati di Abu Dhabi criminalizza il sesso “non naturale” con un’altra persona dello stesso sesso, mentre a Dubai vige ancora il reato di sodomia. I rapporti sessuali possono poi essere perseguiti dalla legge della Shari’a, per cui entra in gioco la pena di morte.
Sebbene vi siano alcune variazioni tra i diversi emirati, la zona EAU limita la libertà di espressione online bloccando i contenuti considerati come blasfemi, offensivi o contrari alla fede islamica, liberali, laici e atei. Anche qui l’autocensura è comune, dal momento che l’ambiente online è estremamente controllato e all’attivo sono51 gli URL bloccati.
Anche qui i sistemi di filtraggio usati sono WireFilter dell’Arabia Saudita e Netsweeper, un sistema di origine canadese.
Recentemente, la repressione del governo è arrivata a colpire anche i sistemi di ricerca, come la discussa decisione di Amazon di cedere alle pressioni degli Emirati per bloccare i risultati di ricerca relativi ai temi LGBTQ+. Le comunità LGBTIQ locali dipendono proprio da siti web stranieri per accedere alle informazioni pertinenti, ma molte di queste risultano ormai bloccate.