Russia
Quasi non servirebbe spiegare come la Russia impieghi leggi e pressioni contro non solo la comunità LGBTQ+, ma qualsiasi minoranza etnica e sociale all’interno del Paese. Nonostante una leggera apertura si sia vista a partire dal 1991, dopo il crollo definito dell’Unione Sovietica (dal 1991 l’omosessualità non è più criminalizzata e dal 1997 le persone transgender possono cambiare legalmente il proprio sesso sui documenti ufficiali), negli anni il governo della Duma ha iniziato una vera e propria battaglia contro quella che chiama “propaganda LGBT”.
Nel 2013 è stata approvata una legge federale contro la propaganda LGBT in difesa dei valori e della famiglia personale. Le sanzioni prevedono multe per individui, organizzazioni, corporazioni ed entità legali. Per gli stranieri, la legge prevede la reclusione fino a 15 giorni o la deportazione dalla Russia.
Purtroppo, è quindi naturale che una legge contro la propaganda prenda di mira anche le risorse online. Il degenerare delle persecuzioni e della censura ha reso l’alfabetizzazione digitale di vitale importanza per i membri della comunità LGBTQ+ nel Paese. Più di trenta siti sono stati bloccati e molte organizzazioni dedite all’attivismo sono state costrette ad eliminare la propria presenza online dietro minacce e pressioni. La maggior parte degli URL censurati include siti di informazione, culturali e sui diritti umani.