Persecuzioni omosessuali della prima Spagna cattolica
A partire dal 589 D.C., nella Spagna medievale invasa dai Visigoti (quando ci fu la conversione dall’Arianesimo al Cattolicesimo), iniziò una grande persecuzione di omosessuali ed ebrei.
La popolazione dei Germani impose una legge che definiva il comportamento omosessuale come un crimine civile: “”L’omosessualità è quel crimine che dovrebbe essere sempre detestato“(Byrne Fone Homophobia: A History Pag 119).
In particolare fu promulgato il Liber Iudiciorum (o codice visigoto) che puniva la “conclamata sodomia” con la pena dell’esilio e della castrazione. Nel termine ombrello “sodomia” rientrava chiaramente l’omosessualità maschile, il sesso anale (omosessuale ed eterosessuale), ma anche la zoofilia. Per quanto riguarda il lesbismo veniva considerato solo se il sesso anale fosse attuato con strumenti fallici.
Il re visigoto Chindasvindo fu colui ad imporre la castrazione: oltre alle sofferenze causate da questa tortura, il condannato veniva consegnato al vescovo locale e bandito.
Con il re visigoto Egica la situazione si complica per gli omosessuali: “gli atti contro natura (che commettono gli uomini con gli uomini” dovevano essere condannati all’esilio perpetuo, ad un centinaio di frustate, nonché “vergognosamente rasati”.