Storico feudo della destra nazionale, Verona potrebbe passare al centrosinistra tra poco meno di due settimane, quando l’ex calciatore Damiano Tommasi sfiderà il sindaco uscente Federico Sboarina, di Fratelli d’Italia. In affanno dopo aver perso il primo turno e dinanzi all’epocale possibilità che un candidato di centrosinistra possa sbancare Verona, Sboarina si è giocato la carta dell’odio transfobico per attaccare il suo rivale, concedendosi un attacco senza capo nè piedi.
“Chiamo a raccolta tutto l’elettorato di centrodestra, la Verona che produce ricchezza e lavoro: è una sfida che riguarda tutti. Tommasi è una brava persona, ma è pericoloso perché è il prestanome dell’armamentario ideologico della sinistra“, ha tuonato il 51enne, convinto che Tommasi prenda “in giro i cittadini volendo fargli credere di essere civico. Se la sinistra lo imbarazza vuol dire che è evidente anche a lui cosa significhi la sinistra per questa città, e d’altronde i veronesi l’hanno provato sulla loro pelle tra il 2002 e il 2007 durante la buia epoca Zanotto, unico sindaco di sinistra nella storia di Verona. Che idea ha Tommasi sulle tasse, sui lavori già partiti e che partiranno? Che idea ha della famiglia, della lotta alla droga dato che all’interno della sua coalizione c’è anche chi vuole legalizzarla, della rigenerazione urbana, dell’Alta Velocità, delle infrastrutture? Tommasi vuol far diventare Verona una capitale transgender? No grazie“.
“Verona una capitale transgender”, gratuitamente, insensatamente, a pochi giorni dal suicidio di un 15enne trans e dal suicidio dell’ex professoressa Cloe, allontanata dall’insegnamento proprio perché transgender. La destra nazionale, esattamente come quella internazionale, è tornata ad aizzare l’odio nei confronti di un’intera comunità, facendo campagna elettorale sulla nostra pelle, utilizzando slogan privi di contenuto, alimentando paure nei confronti di quelle fantomatiche ‘teorie gender’ che neanche Giorgia Meloni sa cosa siano. Per poi tornare a cavalcarle, come accaduto in Spagna con quel delirante comizio in cui ha sbraitato contro una presunta “lobby LGBT”.
Durissima, in tal senso, la replica di Alessandro Zan, deputato PD:
“Il modello di Paese di Fratelli d’Italia è quello in cui non si dice una sola parola su Cloe Bianco, professoressa trans suicida tra le fiamme del camper in cui viveva a Belluno, dopo l’allontanamento forzato dal posto di lavoro e anni di emarginazione. È quello in cui Elena Donazzan, assessora veneta all’istruzione dichiaratamente fascista e iscritta a FdI, rimane in silenzio, dopo aver pubblicamente ricoperto di insulti la stessa Cloe per il suo coming out come persona trans e aver fatto pressioni politiche pesanti affinché fosse allontanata dall’insegnamento. È quello in cui oggi il loro sindaco Sboarina, nel disperato tentativo di rielezione a Verona, in un delirante attacco a Damiano Tommasi, attacca anche la comunità trans, come fossero persone da escludere dalla cittadinanza. È quello in cui Giorgia Meloni sbraita per mezza Europa contro una presunta “lobby lgbt. Il modello di Paese di Fratelli d’Italia è quello in cui la comunità lgbtqi+ viene individuata come nemico collettivo. Non possiamo abbassare la guardia su questi continui, mirati, pericolosi attacchi: la politica che fomenta l’odio è la stessa che innesca la violenza nella società.”
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