25enne calciatore inglese, portiere dell’Arsenal e della nazionale inglese, con cui è stato vicecampione d’Europa nel 2021, Aaron Christopher Ramsdale ha commosso il Regno Unito parlando della propria vita privata e della propria famiglia. Aaron si è soffermato in particolare su suo fratello, omosessuale dichiarato, esplicitandogli tutto il proprio sostegno.
“Mio fratello è gay e vive la sua vita in modo aperto e autentico da quando andava a scuola. Sono così orgoglioso di dire che è mio fratello. Non ne ho mai parlato prima, ma con tutto quello che sta succedendo nel calcio in questo momento ho pensato che fosse importante menzionarlo. Oliver è molto simile a me, in molti modi. È un tipo normale. Ama il calcio. Ama andare in giro con i suoi amici. Ama i Gunners. È orgoglioso di me e io sono davvero orgoglioso di lui”.
Sfiorato lo scudetto con l’Arsenal, Ramsdale ha confessato di aver troppe volte taciuto dinanzi all’omodobia.
“Nel corso degli anni, probabilmente mi sono morso la lingua troppe volte, sia negli spogliatoi che sui social media, ogni volta che ho sentito commenti omofobi o cose stupide. E penso che forse mio fratello abbia fatto lo stesso, pensando che mi avrebbe reso la vita più facile. Bene, tutto questo finisce oggi”.
Le parole di Aaron sono state straordinariamente accolte dai tifosi inglesi, in un momento in cui il tabù “omosessualità nel mondo del calcio” ha iniziato a scricchiolare. Il coming out di Jakub Jankto, appena tornato in Serie A grazie al Cagliari di Claudio Ranieri, ha scritto un pezzo di storia, oltre 30 anni dopo il coming out di Justin Fashanu, primo e unico giocatore professionista a dichiarare la propria omosessualità in Premier League. All’epoca Fashanu venne travolto dall’omofobia, la sua carriera precipitò. Si è suicidato nel 1998.
Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad altri coming out, oltre a quello di Jankto, legati a calciatori di leghe minori, vedi l’australiano Josh Cavallo, Zander Murray, il 22enne Jake Daniels e Collin Martin, ma tanta strada ancora c’è da fare.
“Voglio che questo gioco che amo sia un luogo sicuro e accogliente per tutti. Voglio che mio fratello Ollie – o chiunque abbia qualsiasi orientamento sessuale, etnia o religione – possa giocare una partita senza dover temere abusi. Quando solleveremo un trofeo all’Emirates Stadium, voglio che mio fratello sia lì con me“, ha aggiunto Ramsdale, che ha così riacceso i riflettori sull’omofobia nel mondo del pallone a pochi giorni dal trasferimento choc in Arabia Saudita di Jordan Henderson, capitano del Liverpool nonché calciatore da sempre dichiaratamente al fianco della comunità LGBTQIA+. Peccato che dinanzi ai petroldollari tutte le campagne pro-diritti di Henderson siano state strappate.