Nel mondo del calcio l’estate 2023 verrà ricordata a lungo come la stagione in cui l’Arabia Saudita entrò a gamba tesa sulla ricchissima industria del pallone, acquistando e strapagando calciatori da qualunque campionato. In principio fu Cristiano Ronaldo, un anno fa, per poi spalancare le porte a decine di colleghi ingolositi dai petroldollari sauditi, elargiti senza alcun limite di decenza. L’Arabia punta infatti ai mondiali di calcio del 2034, con un fondo sovrano da oltre 2 miliardi di dollari appositamente stanziato per provare a plasmare una Lega araba che possa competere con i tradizionali campionati europei. Primo step, portare i campionissimi, anziani o giovani che siano, proponendo loro contratti altrove semplicemente inimmaginabili.
A far rumore nelle ultime ore, soprattutto in Inghilterra, è stato Jordan Henderson, 33enne calciatore britannico, centrocampista nonché bandiera del Liverpool, di cui è capitano, e della nazionale inglese, con cui è stato vicecampione d’Europa nel 2021.
Henderson avrebbe accettato la spaventosa corte dell’Al-Ettifaq, squadra allenata dall’ex compagno di squadra Steven Gerrard che gli ha offerto la bellezza di 700.000 sterline a settimana, ovvero 35 milioni di sterline l’anno. Buon per lui, se non fosse che Jordan sia da sempre paladino dei diritti LGBTQIA+, tra i pochi calciatori della Premier ad essersi sempre esposto contro l’omobitransfobia.
Nel 2019 il centrocampista del Liverpool fu uno dei volti della campagna dei lacci arcobaleno in Premier League, indossando anche più e più volte la fascia rainbow. “Sono un genitore, un marito, un figlio e un fratello, e l’idea che chiunque ami e a cui tengo non si senta al sicuro o a suo agio venendo a vedermi giocare se facesse parte della comunità LGBT mi fa chiedere in che mondo viviamo”, disse un tempo.
Passati 4 anni Henderson ha accettato di andare a giocare in un Paese in cui l’omosessualità è ancora oggi illegale, dove si rischiano carcere e pena di morte, solo e soltanto se sei gay. Le polemiche in patria non sono mancate. Oliver Brown, editorialista sportivo del Telegraph, ha rimarcato quella che lui chiama sfacciata”ipocrisia”.
“I giocatori della statura di Henderson sono circondati da così tanti adulatori che è facile diventare ciechi alla scomoda verità che molti si schierano con cause nobili perché aiuta ad aumentare il loro profilo, non perché ci tengano sinceramente. Trasferirsi in Arabia Saudita? Tutta quella dolce pubblicità è sopraffatta dal puzzo putrido dell’ipocrisia. Perché Henderson non ha usato solo la sua difesa dei diritti dei gay come un puntello occasionale. È diventato un componente centrale della sua immagine, assicurandogli persino una menzione d’onore nella lista del Pride Power”. “Henderson considera di aiutare a glorificare un regime la cui posizione draconiana sull’omosessualità costringe i gay all’esilio“.
“Giornata perfetta ad Anfield. Il calcio è per tutti”, scriveva sui social nel novembre del 2021 Jordan, con indosso quella fascia rainbow contro l’omofobia nel calcio più e più volte portata con orgoglio nel corso degli anni.
Dal 2011 al Liverpool, Jordan ha vinto tutto con la maglia dei Reds, ovvero due Football League Cup, una UEFA Champions League, una Supercoppa UEFA, una Coppa del mondo per club FIFA, una Premier League ed una FA Cup. Complessivamente, 492 presenze, 33 reti e 61 assist, vincendo 8 trofei.
Adesso, con l’ufficialità che dovrebbe diventare realtà nelle prossime 24/48 ore, avrebbe accettato la multi-milionaria corte dell’Al-Ettifaq e il trasferimento in uno dei Paesi più omobitransfobici al mondo.
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