Parte oggi – 17 maggio, Giornata Mondiale contro l’Omobilesbotransfobia – “Meglio a Colori”, campagna di Gaynet, in collaborazione con le principali associazioni LGBTQIA+ sul territorio nazionale, contro le cosiddette “terapie riparative”, in Italia.
Fulcro dell’iniziativa, una raccolta firme per una proposta di legge da presentare entro il 2028, volta a mettere uno stop, una volta per tutte, alle pratiche disumane – ancora legali nel nostro paese – che tentano di “curare” in ottica eterocisnormata l’orientamento sessuale e l’identità di genere, come se si trattasse di una risolvibile “devianza”.
Se ben 34 anni fa l’OMS cancellava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, ancora oggi si registrano infatti casi di abusi psicologici, violenze verbali, fisiche e sessuali, fino all’uso di elettroshock, utilizzati nel tentativo di “normalizzare” le persone LGBTQIA+.
Nel 2020, un rapporto delle Nazioni Unite indagò sul fenomeno, etichettando le terapie riparative, inequivocabilmente, come una forma di tortura.
“Il Parlamento Europeo – ricordano le realtà promotrici – ha raccomandato più volte, sin dalla risoluzione del 2018, di vietare queste pratiche. Allo stesso modo si sono espressi il Consiglio d’Europa con la raccomandazione 17/2023 e la Commissione Europea nella LGBTIQ Equality Strategy 2020-2025. Germania, Francia, Grecia, Spagna, Belgio, Cipro, Islanda, Norvegia e Portogallo, in Europa, hanno già seguito questa strada.
Queste pratiche sono la punta di un iceberg che nasconde pregiudizi, stereotipi e discriminazioni ancora estremamente diffusi, insieme a una precisa visione della società in cui esistono persone di serie A e di serie B”.
Da oggi sarà quindi attiva su All Out una petizione che sollecita il Parlamento a contrastare la retorica della devianza – perpetrata oggi anche da istituzioni e candidati alle elezioni europee – e ad avviare un dibattito per una legge che proibisca le pratiche di conversione.
“L’identità di genere e l’orientamento sessuale – si legge nella chiamata all’azione- sono a pieno titolo diritti fondamentali della persona che si realizzano nella vita di relazione, come dice la Corte Costituzionale. Questa campagna afferma definitivamente che le nostre vite, come quelle di ogni persona sono Meglio a Colori, contro l’oscurantismo di chi vuole portarci via il nostro orientamento sessuale o la nostra identità di genere, che sono quello che siamo”.
Tra le realtà che sostengono il progetto: Gaynet, Rete Lenford, Arcigay, Mit, Agedo, Libellula, Gender X, Circolo, Mario Mieli, Genderlens, Famiglie Arcobaleno, Rete Genitori Rainbow, Arco, Agapanto, I Sentinelli di Milano, Alfi, Cest, Nudi, Tgenus, Cammini di Speranza, Edge, Dì Gay project, Tenda di Gionata, Omphalos LGBTI, Possibile Lgbti+.
I numeri delle terapie riparative: 1 persona LGBTQIA+ su 5 le ha subite in Italia
Secondo le stime della ricerca EU LGBTIQ Survey III condotta dal FRA, l’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali, il 26% delle persone LGBTQIA+ in Europa ha sperimentato sulla propria pelle le pratiche di conversione. Il 3% di loro ha rinunciato alla propria identità in seguito al trauma subito.
In Italia, la percentuale è del 18%, una persona su cinque. Tuttavia, numeri e statistiche non sono sufficienti a descrivere la gravità del fenomeno. Per questo, Gaynet ha raccolto, in maniera anonima, le vere storie di coloro che, a loro malgrado, si sono trovati a fare i conti con professionisti, famiglie e persino esorcisti che volevano curare la loro “malattia”.
Tra queste c’è anche quella di E., persona non binaria, che nel 2021 aveva raccontato a Gay.it la sua esperienza con una psicoterapeuta cattolica e omofoba, che durante le sedute avrebbe tentato di “farl* tornare eterosessuale e cisgender”.
“Parlava costantemente di “scelta omosessuale”, quando io le dicevo che non era una scelta […] Ogni volta che provavo a parlare del mio genere, della percezione di me e del mio non sentire proprio bisogno di avere un genere, lei mi diceva che ero una persona indecisa, che non sapevo scegliere, che nella vita bisogna scegliere fra maschio e femmina”.
“Ci ho messo un po’ a smettere di andare da lei, perché all’inizio mi aveva aiutato (mi aveva trovato in uno stato di depressione ignorata a lungo).
Quando sono riuscito a trovarmi una psicoterapeuta migliore, ho provato una sensazione di rinascita: ho incontrato una psichiatra aperta, senza pregiudizi, lgbt-friendly e formata su tanti temi per me fondamentali. Mi è proprio cambiata la vita”.
Talvolta, l’intolleranza si trova però all’interno delle mura domestiche. è la storia di un quattordicenne torinese, le cui esperienze traumatiche includono una terapia di conversione rudimentale e aberrante praticata dal padre, con il tacito assenso della madre. Vittima di violenze, isolamento forzato e assurde “prove di virilità”, il giovane è stato infine allontanato dalla sua famiglia e affidato ad un altro nucleo familiare.
O ancora, il racconto di una sedicenne lesbica, costretta dalla madre a un esorcismo per curare il suo orientamento sessuale.
“Finché si continua a dare credito alla retorica della devianza, ad affermare che l’omosessualità è una minoranza, da tollerare, ma sempre una deviazione dalla norma etero, casi come questo sono destinati ad aumentare, a trovare dignità, a trasformare il pregiudizio, l’ignoranza e la superstizione in feroce arroganza, in barbara violenza patriarcale, tossica, machista, che può spezzare lo spirito di qualunque adolescente non importa quanto forte o resiliente […] – si legge sul sito web della campagna ‘Meglio a colori’ –
Non rimaniamo in silenzio, non guardiamo dall’altra parte. Parliamo, reagiamo, contribuiamo a sostenere una legge che dica una volta per tutte che l’orientamento sessuale non si cambia, si rispetta”.
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