Le sconcertanti parole di Papa Francesco sui seminaristi gay espresse la scorsa settimana in un incontro privato in Vaticano con i vescovi hanno fatto il giro del mondo. Quel “nella Chiesa c’è già troppa fr*ciaggine” è stato tradotto in non si sa quante lingue, con la Santa Sede rumorosamente silente da 48 ore, ovvero da quando Dagospia ha per primo pubblicato quanto espresso dal Pontefice. Un silenzio assenso, quello in arrivo dal Vaticano, che ha chiaramente suscitato non poche reazioni da parte della comunità LGBTQIA+ italiana.
“Vedrai il 15 giugno Francé“, la pronta replica del Roma Pride, che ha chiamato tuttə a raccolta nella Capitale per la 30esima edizione del Pride cittadino.
“Libera fr*ciaggine in libero Stato“, la reazione di +Europa, con Riccardo Magi che ha sottolineato come nel 2024 non ci sia più spazio per discriminazione e omofobia.
“Non c’è troppa fr*ciaggine, ci sono troppi omofobi”, ha aggiunto Alessandro Zan, mentre Ivan Scalfarotto di Italia Viva ha definito quelle parole “oggettivamente inaccettabili“.
Luca Paladini, consigliere regionale in Lombardia, ha ricordato come il Pontefice sia a capo di “un’organizzazione reazionaria“, mentre lo scrittore Jonathan Bazzi ha rammentato come la Chiesa sia “storicamente il rifugio scelto da molti ragazzi omosessuali terrorizzati all’idea di vivere qui fuori nel mondo con tutta la vergogna e la paura che questo comporterebbe. La Chiesa è, in questo senso, uno scudo, un rimedio, un nascondiglio“, ha proseguito Bazzi. “Rilevare questo, solo questo, e non le premesse da cui questa dinamica discende è ingiusto e spietato. E il fatto che il capo della Chiesa cattolica riveli di essere ingiusto e privo di pietà è quantomeno degno di nota. Nonché in linea con l’intonazione etica di tutta quella parte politica – Meloni, Salvini, Roccella, Vannacci – che accetta di perpetuare e aggravare il dolore di chi già se la passa male, per fomentare la confusione degli intolleranti e accaparrarsi più voti, poltrone e denaro“.
“Non è la quantità di persone omosessuali. I seminari hanno un altro enorme problema: l’incapacità di insegnare educazione sessuale e affettiva a giovani e giovanissimi, da cui deriva il disordine sessuale di molti, etero o gay“, ha scritto Diego Passoni. “Questo disordine nei peggiori casi sfocia in adulti abusanti, in predatori sessuali – quelli che poi la chiesa stessa protegge come fossero loro le vittime- mentre nei casi più fortunati può manifestarsi in uomini infelici, sessualmente frustrati e insoddisfatti. La rinuncia a una sessualità attiva è possibile solo se si è maturata una consapevolezza affettiva e sessuale sufficiente, solo se si è fatto pace con il proprio corpo e le sue spinte e con ciò che si muove nelle nostre fantasie e nei desideri.. La castità e il celibato sono possibili e sono anche forme di maturita completa, a patto che non diventino un paravento per non affrontare questioni profonde che altrimenti verranno fuori in modi infelici, o pericolosi. Tornando ai preti abusatori, se sono vittime lo sono solo di una chiesa incapace di riconoscere disturbi della personalità, attitudini manipolatorie e sessualità compulsiva abbastanza in tempo da indirizzarli verso il sostegno psicologico di cui hanno urgente necessità. Quando ero un giovanissimo frate e ho manifestato al mio padre spirituale di aver capito della mia omosessualità e di volerla accettare, ho trovato una persona accogliente, ma non preparata, che ha alzato le mani per inadeguatezza. Ho fatto le scelte giuste, o almeno più la giuste delle sbagliate, ma non grazie alle indicazioni dei miei superiori. Sono stato lasciato solo, ho smesso di pregare per anni, e questa è stata una dolorosa perdita di tempo. Piano piano ho trovato il modo per ricostruire una vita di fede felice, ma nessuno dovrebbe essere lasciato solo e senza guida. Un omosessuale risolto può essere un ottimo prete, un ottimo genitore, un perfetto consacrato, poiché saprà fare della sua vita un dono e, come ogni vero adulto,, esercitare la sua specifica paternità/ maternità spirituale in molti modi“.
“Non sappiamo se ridere o piangere“, hanno commentato i Papà per Scelta, mentre Priscilla di Drag Race Italia ha invitato Bergoglio a pensare alla pedofilia tra i prelati.
Vladimir Luxuria ha fatto un parallelismo tra Vannacci e le parole del Pontefice, con Alessia Crocini di Famiglie Arcobaleno che ha smontato l’immagine del “Papa buono” fino ad oggi veicolata da certa stampa e Aurelio Mancuso, “cattolico e omosessuale” nonché ex presidente di Arcigay, che ha parlato di “insulto ai milioni di gay omosessuali“. Simone Alliva, giornalista dell’Espresso, ha finto stupore dinanzi alle parole di Bergoglio, “perché pensavano fosse Harvey Milk e invece, guarda un po’, è un Papa. Segnale che questo paese ha grossi problemi con la coscienza, la responsabilità individuale ma anche che è formato da intellettuali fermi all’infanzia della specie“.
Hanno invece parlato di maschera finalmente caduta i Sentinelli di Milano, che hanno ricordato come la Chiesa cattolica sia “sempre stata una delle istituzioni più omobitransfobiche che siano mai esistite. Francesco “getta la maschera”, dopo che tante sue dichiarazioni sono state, in passato, estrapolate e manipolate per dimostrare un presunto progresso della Chiesa verso la comunità lgbt+. La massima istituzione cattolica continua ad umiliare e a dispensare sofferenza alle persone queer che hanno fede, perfino a coloro che per questa fede sono dispostə a rinunciare a tutto e ad entrare in una realtà che lə considera credenti di serie B (le parole del Papa contengono un’allusione esplicita ad una presunta incapacità degli omosessuali di rispettare l’obbligo del celibato). Siamo vicinə a tuttə coloro che sono costrettə a nascondere se stessə, i propri sentimenti, le proprie necessità più profonde, seminaristə compresə“.
“Sono scappati tutti i clown del circo, che imbarazzo“, la chiusa di Tommaso Zorzi.
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