Turchia
“LGBT, non esiste una cosa del genere“. Parole e pensieri del presidente turco Tayyip Erdogan, che ha tuonato contro le manifestazione andate in scena all’Università Bogazici di Istanbul, contro la nomina a rettore voluta da parte dello stesso premier. Sfidando il divieto del governo di manifestare, studenti e insegnanti sono scesi in piazza, gridando alla nomina politica. Proteste che hanno provocato un dibattito a livello nazionale sul governo, con l’immancabile e vergognosa repressione. Più di 250 persone sono state arrestate a Istanbul in pochi giorni, altre 69 ad Ankara.
Lo scorso febbraio quattro studenti turchi sono stati arrestati a causa di un’opera d’arte che raffigura i simboli dell’orgoglio LGBTQ + accanto ad un’immagine sacra dell’Islam. Ibrahim Kalin, consigliere principale di Erdoğan, ha tuonato, rimarcando come “né la libertà di espressione né il diritto di protesta” potessero in alcun modo difendere l’opera d’arte, annunciando infine che gli studenti ideatori dell’opera avrebbero ricevuto “la punizione che meritano davanti alla legge“. L’ufficio del governatore di Istanbul ha definito l’opera un “brutto attacco” che “deride le credenze religiose“, mentre il ministro degli interni turco, Suleyman Soylu, ha scritto sui social che “4 deviati LGBT che hanno mancato di rispetto alla Kaaba sono stati incarcerati“.
Negli ultimi anni la Turchia è precipitata in una spirale di omotransfobia di Stato, con arresti, LGBT free zone in stile polacco, censure. Secondo l’ultimo rapporto dell’ILGA sui diritti LGBT, la Turchia è al penultimo posto.