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24enne tenta il suicidio gettandosi da un palazzo perché vittima di omofobia, salvato dai Carabinieri

Ha scalato l’impalcatura di un palazzo alta 12 metri per gettarsi nel vuoto. Bullizzato, un giovane di Sesto San Giovanni è stato salvato dai Carabinieri.

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La destra italica, così come gli estremisti cattolici, continua a dipingere il profilo di un’Italia che non discrimina, in cui l’omotransfobia non esiste, tanto da definire il DDL Zan ‘inutile’ e ‘dannoso’. Peccato che la cronaca quotidiana, e da anni oramai, racconti tutt’altro. Incessantemente.

In una settimana abbiamo avuto una brutale aggressione ad un ragazzo che teneva la mano del compagno, un pestaggio ad una coppia gay per un bacio, abbiamo visto un primario insultare il paziente sedato nel corso di un intervento, una coppia di papà con figli a cui è stato rifiutato lo sconto famiglia ad un acquapark, un bravo insegnante rimbalzato perché ‘finocchio’. E ora ecco arrivare la notizia di un dramma sfiorato.

Un ragazzo di 24 anni, nella serata di ieri, ha provato a suicidarsi gettandosi dall’impalcatura di un cantiere in via Mazzini, a Sesto San Giovanni, come riportato da MonzaToday. Stanco di essere deriso perché additato come omosessuale, il giovane ha inviato un messaggio alla migliore amica prima di arrampicarsi sull’impalcatura del palazzo ancora in costruzione, alto 12 metri. La ragazza, fortunatamente, ha subito chiesto aiuto al 112. A salvare il 24enne i carabinieri, tempestivamente intervenuti, che hanno approfittato di una piccola distrazione del giovane, intenzionato a gettarsi nel vuoto.

D’altronde, come confermato da più studi, per le persone LGBT il rischio di suicidio è 3 volte superiore rispetto agli eterosessuali. E non perché siano infelici, bensì perché sono perseguitati. Soprattutto per i più giovani LGBT, spesso bullizzati e incapaci di reagire ai continui insulti e alle continue violenze, l’ipotesi suicidio si fa  spesso pericolosamente strada. Perché l’omotransfobia è drammaticamente pericolosa, anche solo attraverso l’utilizzo della parola, che non può e non deve trincerarsi dietro lo scudo della “libera opinione” quando diventa diffamante, violenta, portatrice sana di puro e semplice odio.

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