Per transizione di genere ci riferiamo a quel percorso psicologico e medico che accompagna una persona transgender a “transitare” nel genere che sente più suo.
E affermazione di genere? È un termine più adeguato e preciso per riformulare lo stesso concetto.
Perché una persona transgender non sta passando da una parte all’altra per essere valida, ma sta effettivamente affermando il genere in cui si riconosce.
Il concetto stesso di “transizione” è meno netto di quello che siamo abituati a pensare: com’è vero che molte persone scelgono di apportare modifiche precise al proprio corpo, includendo la somministrazione di testosterone o una cura ormonale e conseguenti trattamenti chirurgici, tante altre non avvertono la stessa urgenza (e soprattutto non è obbligatorio per “validare” la propria transessualità).
L’affermazione di genere offre uno spazio sicuro e protetto che sappia adattarsi alle esigenze di ogni persona, senza imporre uno specifico iter per chiunque: permette di muovere insieme i primi passi, valutare le difficoltà da superare e le risorse personali e sociali a cui fare affidamento.
Il sostegno psicologico, se necessario, rimane affianco al paziente anche dopo l’inizio della terapia: se la persona ha intenzione di modificare il proprio nome e genere sui documenti occorrerà una procedura legale, accompagnata dalle relazioni scritte dall* psicolog* di riferimento (e mantenendo uno contatto continuativo, sarà possibile inserire ancora più elementi nella procedura). Ma anche perché il percorso di affermazione comporta anche alcuni cambiamenti, che seppur positivi, possono anche destabilizzare chi li vive e richiedere un supporto esterno.
Come spiega la dottoressa Alessandra Fisher in una nostra intervista, non è così corretto continuare a parlare di FtM o MtF: l’affermazione di genere non è per forza un percorso da una parte all’altra, ma più un riallineamento che include molteplici sfumature.
Inoltre, i due termini sembrano intendere un’identificazione totale nel genere maschile o femminile, quando in realtà molte persone trans e non binarie non si ritrovano in due estremi così netti dello spectrum.
In questo caso, sarebbe più corretto dire persona assegnata femmina alla nascita (assigned female at birth) o persona assegnata maschio alla nascita (assigned male at birth).
L’affermazione di genere ha una durata variabile per ogni paziente: l’obiettivo dell’accompagnamento psicologico non è quello di giudicare o dilatare ulteriormente i tempi di un percorso già di per sé lungo, ma al contrario valutare ogni caso insieme al paziente e rispetto alla sua personale situazione, anticipando eventuali problematiche e trovare una strategia per affrontarle.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.