Sia chiaro, per l’Unione Europea la Polonia resta una democrazia sotto osservazione. La legge anti-LBTQ+ polacca nelle scuole è tuttora in vigore; la Polonia continua – nonostante le sanzioni – a non riconoscere la supremazia delle leggi dell’UE sulle proprie; solo alcune, ma non tutte, le LGBT+ free zone sono state cancellate dopo le pressione UE; le condizioni di pressione sociale, oppressione e tendenza al suicidio della comunità queer polacca sono ancora una realtà inaccettabile per un paese membro dell’Unione Europea.
Ma dopo il primo Pride polacco del 2022 a Duma lo scorso Maggio, quando in migliaia hanno sfilato davanti a manifestanti che agitavano rosari e cartelli omofobi, ieri si è tenuto il Varsavia Pride. Con il patrocinio del sindaco della capitale Rafal Trzaskowski, insieme ai polacchi hanno sfilato anche gli ucraini. Alla parata si sono infatti uniti gli attivisti del Kiev Pride (la nostra intervista alla portavoce Lenny Emson), oltre a centinaia di altri immigrati temporaneamente ospitati dalla Polonia a causa della guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina lo scorso 24 Febbraio.
“Per noi comunità significa difendere gli altri. Comunità significa fare spazio alle voci che non vengono ascoltate abbastanza”
Lo ha affermato Julia Maciocha, presidente del Varsavia Pride, che ha aggiunto “Comunità significa marciare fianco a fianco per la sicurezza e la libertà di chi se l’è portata via”.
Proprio Lenny Emson – portavoce del Kiev Pride – ha dichiarato che “senza l’Ucraina libera non saranno rispettati i diritti delle persone LGBTQ+”. Quindi ha rinsaldato lo spirito d’orgoglio ucraino, scrivendo su Twitter:
La Russia ci sta portando via le nostre case, le nostre famiglie, i nostri amici e i nostri cari, ma non toglierà mai la nostra libertà, la nostra visibilità e il nostro diritto di voto.
Emson ha anche invitato i presenti ad unirsi nell’organizzazione del Kiev Pride 2023.
Il Pride si è quindi svolto tra bandiere arcobaleno, slogan, carri colorati, musica e cori in difesa dei diritti della comunità LGBTQ+. La parata è durata tre ore, in una giornata di sole pieno, con i manifestanti queer partiti dal Palazzo della Scienza e della Cultura.
Il sindaco Trzaskowski, affiancato dalla commissaria dell’Unione Europea per l’uguaglianza Elena Dalli, giunta da Bruxelles, ha dato voce alla primavera polacca: “Varsavia è per tutti; la stragrande maggioranza di miei connazionali ha la mente aperta, è tollerante, europea.”
Soltanto un anno fa, nel 2021, i Pride polacchi di Danzica e Czestochowa erano stati presidiati dalle forze dell’ordine: su 3.500 manifestanti, erano stati necessari 1.000 agenti di polizia per proteggere le parate LGBTQ+ dagli attacchi omobitransfobici degli estremisti di destra.
L’anno scorso anche i Maneskin avevano contribuito a mandare un messaggio di libertà queer durante il loro concerto in Polonia, quando Damiano aveva baciato Thomas in diretta sulla tv nazionale polacca.
L’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina, e più in generale l’avanzata dei regimi illiberali, sembra dunque aver favorito lo svolgimento di un Varsavia Pride tranquillo e libero da contro-manifestazioni di estrema destra e conseguenti interventi della polizia. Ma se a Varsavia il clima multiculturale della capitale favorisce il progredire di una società aperta alle diversità e alle minoranze, il problema di una Polonia ultra-cattolica e profondamente omobitransfobica nei suoi territori di provincia resta in tutta la sua drammaticità. Un tema sul quale, insieme all’Ungheria di Orban, l’Unione Europea dovrà negli anni rispondere dal punto di vista politico. (gf)
Foto di copertina New York Post
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