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Polonia, altre regioni cancellano le “LGBT Free Zone” dopo le pressioni UE

Oggi anche l’ultima delle 5 regioni polacche “libere da LGBT” dovrebbe cedere.

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Pochi giorni dopo Swietokrzyskie, regione da oltre 1 milione di abitanti che ha votato per abolire la cosiddetta Zona libera da LGBT, altre tre regioni polacche hanno ieri deciso di fare altrettanto, ovvero Podkarpacki, Lublin, Małopolskie. Nella giornata di oggi anche Łódź, ultima regione polacca ancora “LGBT Free Zone”, deciderà il da farsi.

All’inizio di settembre l’UE aveva annunciato la sospensione di 126 milioni di euro del fondo REACT-EU per le 5 regioni polacche ancora “LGBT Free Zone”. La scorsa settimana il Financial Times ha annunciato che potrebbero essere bloccati anche i fondi di coesione Ue previsti per la Polonia. In tal caso il costo per il Paese guidato da Andrzej Duda potrebbe superare il miliardo di euro di fondi. Dal 2019 ad oggi, più di 100 enti locali in Polonia hanno adottato le cosiddette risoluzioni “Zone libere da LGBT”, in difesa “della famiglia tradizionale”. Oltre alle 5 regioni, molti comuni hanno ancora “LGBT Free Zone”, ma questa realtà parrebbe non essere una priorità per la Commissione Europea. UE che pochi mesi fa si è auto-proclamata “zona di libertà LGBTIQ“.

Due anni di lotta per fare pressione sul governo polacco affinché abroghi le sue risoluzioni anti-LGBTIQ+ stanno finalmente dando i loro frutti“, ha commentato Rémy Bonny, Direttore Esecutivo di Forbidden Colours, ONG che lavora sui diritti LGBTIQ in Europa e lotta da anni per un approccio europeo più duro contro paesi come la Polonia e l’Ungheria.

Ora è tempo per la Polonia non solo di abrogare le politiche anti-LGBTIQ+, ma di introdurre una vera uguaglianza per la loro comunità LGBTIQ+. Speriamo che anche per l’Ungheria la Commissione europea continui a esercitare forti pressioni. Quando si tratta della Polonia, sappiamo che possiamo portare un cambiamento solo se li colpiamo nel portafogli. Con l’Ungheria, gli stessi fondi erano già bloccati, ma non c’è stata ancora risposta“, ha continuato Bonny. “La Commissione europea deve ora aumentare ulteriormente la pressione verso la Polonia e le leggi anti-LGBTIQ in Ungheria. Non c’è posto per la discriminazione nell’Unione europea. I governi che facilitano la discriminazione dovrebbero essere colpiti finanziariamente“.

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