LA VITA GAY FINISCE A 40 ANNI?

Invecchiare è l'incubo di tanti omosessuali. Convinti che nessuno li troverà attraenti, fanno salti mortali per fermare il tempo. Ma cosa si nasconde dietro queste paure?

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Ho cominciato a preoccuparmi di invecchiare a 17 anni, quando ho visto la prima ruga sotto gli occhi. A 19 ho cominciato a perdere i capelli e mi sono convinto che sarei diventato calvo nel giro di un anno e che nessuno più mi avrebbe trovato attraente.
Il mio ragazzo, Jamie, che viene spesso scambiato per uno di una decina d’anni più giovane e che è molto più in forma di me, soffre di un’ansia notevole su cosa troverà quando, tra qualche mese, svolterà il fatidico angolo dei 40 anni. Ha persino avuto problemi ad avvicinarmi temendo di perdere le sue attrattive col passare degli anni e che lo avrei lasciato per qualcuno più giovane. Teme addirittura di essere talmente in declino che nessuno lo troverà più attraente.

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Cosa diavolo ci è preso a tutti e due? Perché soffriamo tanto in conseguenza di un modo di pensare alla “o tutto o niente” riguardante l’età e come essa influenza il nostro status nella comunità gay?
Il fatto è che la sola cosa che terrorizza un gay più del fatto di diventare vecchio è di apparire vecchio. Passiamo un eccessivo lasso di tempo chiedendoci come riuscire a rimanere attraenti e continuare a fare sesso con l’andare dell’età. Viviamo nella paura di, come dice Jamie, “essere depennati dalla lista dei favolosi”.
Se non affrontiamo questa paura il crollo può essere devastante.
Robert Kertzner, uno psichiatra di San Francisco, afferma che parte dei motivi per cui i gay impazziscono all’idea di compiere quarant’anni è che sfortunatamente esiste una separazione tra generazioni più giovani e più anziane. Gli uomini più giovani “non hanno accesso alle vite delle persone più adulte – dice – E penso che questo aiuti gli stereotipi a perpetrarsi”.

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Dal momento che abbiamo perso una buona parte di un’intera generazione a causa dell’Aids, sono rimasti pochi gay anziani a cui guardare. E i sopravvissuti di quell’era probabilmente non vanno in giro per locali frequentati da giovincelli, dando la falsa percezione che non esista una cosa strana come un gay vecchio e che faremmo meglio a crepare piuttosto.
“I gay più giovani – dice Kertzner – farebbero certamente bene a chiedersi: quali sono le basi della mia percezione di cosa è l’invecchiamento? Forse dovrei fare qualche compito a casa e cercare di capire quello che succede realmente”.
Spesso questa paura di invecchiare combinata con l’omofobia interiorizzata grava su di noi come una vergogna ingiustificata. Molti esperti sottolineano che i gay non sono più attratti dagli uomini più giovani di quanto non lo siano gli eterosessuali, anche se condanniamo molto più fermamente i gay anziani che sbavano dietro i modelli della Abercrombie di quanto non lo facciamo per gli etero agè che corrono dietro le loro segretarie. Bruce Webers è peggio di Hugh Heffner? E Michael Douglas è da considerare un vecchio porco per aver sposato Catherine Zeta-Jones?

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Ma nella cultura gay sembra che nessuno voglia toccare qualcuno che ha più di 40 anni, neanche chi li ha già passati da un pezzo. Ho condotto recentemente una ricerca informale via email su cosa vuol dire invecchiare. Molti hanno risposto lamentandosi del fatto che i ragazzi giovani non sono più interessati a loro da quando hanno passato una certa età e affermano che questo costituisce una crudeltà e una discriminazione.
Però è anche vero che i giovanetti che come me sono attratti dagli uomini più maturi possono essere respinti perché troppo giovani. Alcune persone non si sentono a proprio agio a dormire o a vedersi con qualcuno che è al di fuori di certi limiti d’età.
Mi ha fatto piacere scoprire che alcuni ultraquarantenni che hanno risposto al mio questionario hanno scoperto che l’appeal sessuale si estende molto oltre quello che credevano, fino ai 50, i 60 e persino fino a 102 anni per un tipo. Un’altra bella notizia è che gli intervistati più anziani sembrano più contenti con la loro età. Nel suo libro “Are You Ready? The Gay Man’s Guide to Thriving at Midlife” (Sei pronto? Guida gay per prosperare oltre la mezza età) l’operatore sociale Rik Isensee conferma tutto ciò scrivendo che i gay oltre i 45 anni hanno ciò che definisce “un’idea di sé più stabile”.

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Ma Isensee descrive anche quella che chiama una incresciosa tendenza dei gay di mezza età a “sparare gli ultimi fuochi”. “Per alcuni uomini – dice – l’idea che la festa stia finendo sembra intollerabile. Nella reazione alla crisi dell’età non ci si pone tanto come coraggiosamente aperti. Si tratta piuttosto di un rifiuto consapevole della moderazione, un divertirsi a essere estremamente autoindulgenti. Alcuni uomini preferirebbero morire che rinunciare al sogno dell’eterna giovinezza“.
Alcuni credono che queste paure possano alimentare la dipendenza da droghe ricreative. Spencer Cox, un attivista anti Aids di Manhattan, dice che anche se non abbiamo dati su chi diventa dipendente da anfetamine, la percezione generale tra gli operatori è che i gay intorno ai 40 anni siano a rischio. Un recente articolo realizzato dalla University del Delaware apparso su un quotidiano sull’uso di queste sostanze sembra confermare: “La solitudine, i timori sulla attrattiva fisica dovuti all’età e alla malattia e il desiderio di perdere le inibizioni sessuali sono tra le motivazioni più comuni per l’uso della droga”.

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“Finiamo a fare salti tra questi incredibili ostacoli cercando di conservarci come un 25enne – dice il 37enne Cox – Non ci sono posti dove i 45enni possono andare e essere considerati fichi”.
Prendo alcuni spunti da questa affermazione. Non esiste un punto nella vita in cui essere fichi dovrebbe cedere il passo ad aspetti più importanti? Quando giunge il momento di farlo sfidiamoci a lasciare Peter Pan nella sua Neverland di ieri e sgusciamo finalmente fuori dalla vita da discoteca.
Possiamo proteggerci dalla disperazione data dai cambiamenti del nostro aspetto – che dobbiamo accettare come inevitabili, nonostante la chirurgia plastica, le creme idratanti e un buon patrimonio genetico – se riusciamo a evitare che alcuni aspetti di noi siano la sola nostra caratteristica che ci contraddistingue. Kertzner dice: “Starai più in forma se hai più fonti di senso e di identità cui fare riferimento mentre ti avvicini alla mezza età. Per la maggior parte delle persone c’è un lavoro o una identità professionale, la famiglia, la comunità o la vita di relazione”.
Il punto è che se siamo abbastanza fortunati da vivere una vita lunga, invecchieremo (logica stupefacente, vero?). Ma potrebbe non essere male come ci aspettiamo. Isensee scrive che molti gay oltre i 65 anni hanno spesso una vita sociale e sessuale completamente soddisfacente. Se affrontiamo le nostre paure e cerchiamo di capire su cosa si basano in verità, possiamo sorprenderci piacevolmente.

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Benjamin Ryan è un giornalista freelance specializzato in salute. Nato a Seattle, si è laureato con lode alla Columbia University e vive a Manhattan. Lo si può contattare – in inglese – all’indirizzo benjaminryan@gay.com.
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