Sbarcato su MUBI, il nuovo film del regista americano ruota attorno ad un triangolo d’amore malato, portato avanti da Franz Rogowski, Ben Whishaw e Adèle Exarchopoulos.

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Il felice e ispirato ritorno di un grande regista, in Italia troppo spesso sottostimato dalla stessa comunità queer. Nel 2012 Teddy Bear a Berlino con Keep the Lights On, seguito due anni dopo dal bellissimo Love Is Strange con Alfred Molina e John Lithgow finalmente sposi dopo 40 anni d’amore, Ira Sachs, dal 2012 marito del pittore Boris Torres nonché padre di due gemelli, è sbarcato su MUBI con Passages, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival e successivamente acclamato alla 73ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino.

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Trainato da uno straordinario Franz Rogowski, da uno splendido Ben Whishaw e dalla conturbante Adèle Exarchopoulos, il film ruota attorno a tre amanti, che si muovono in un vortice di desiderio e risentimento. Rogowski è Tomas, apprezzato regista tedesco che vive a Parigi con suo marito Martin (Whishaw), tipografo inglese. I due sono in crisi, con la comunicazione ai minimi termini e un contatto fisico sempre più distante.

Una sera, nel corso di una festa, Thomas conosce Agathe, fascinosa insegnante. Improvvisamente, e inaspettatamente, il regista viene attratto dalla donna, calamita sessuale dalla quale fatica a staccarsi. Lasciato Martin va a vivere con Agathe, per poi rimettere tutto in discussione dinanzi alla nuova relazione vissuta dall’ex con un celebrato scrittore. Sia Martin che Agathe si trovano così travolti dagli umori tossici e autodistruttivi di Thomas, abbagliato unicamente dal proprio riflesso e incapace di cogliere le esigenze e i sentimenti altrui.

Un dramma relazionale dalla fluidità più manifesta, onesto, reale, intelligente, brillante e brutale nel suo navigare a vista all’interno di una doppia relazione segnata dalla velenosità di un protagonista che è puro narcisismo e instabilità emotiva. Sachs ha co-sceneggiato e diretto un’opera che trasuda erotismo, passione, desiderio e carnalità, esaminando con sapienza il potere all’interno di una coppia e il come lo esercita chi non riesce a farne a meno, accecato dal proprio egocentrismo, distruggendo tutto quello che gli ruota attorno.

Passages, tossicità relazionale e fluidità d’amore nella nuova meraviglia di Ira Sachs - PASSAGES STILLS SUNDANCE 1 - Gay.it

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PASSAGES, from left: Ben Whishaw, Franz Rogowski, 2023. © MUBI / Courtesy Everett Collection

Sachs e Rogowski, che giocano anche con i look straordinariamente sexy di Thomas, non hanno avuto alcun timore nel portare in scena un personaggio devastante, repulsivo, nella sua totale incapacità di relazionarsi umanamente con gli altri. Li seduce, li attrae, li imprigiona, li divora e poi li sputa, perché desideroso di nuovo cibo, nuove vittime, senza però mai staccarsi del tutto dalle vecchie, pronte ad essere nuovamente masticate. Inesorabile e schietto, Passages non giudica mai i suoi protagonisti, limitandosi ad osservarli, a mostrare relazioni complicate e libere da preconcetti. Film straordinariamente europeo seppur diretto da un regista statunitense, si affida ciecamente ai suoi splendidi attori, mettendoli a nudo, letteralmente, con corpi e orgasmi esplicitati mentre il caos divampa.

Whishaw, protagonista di una lunga e altamente erotica scena di sesso, non ne può più di quell’amore malato, di quel rapporto che forse non è più neanche amore bensì ossessione, dipendenza. Prova a scapparne per poi ricascarci, con la consapevolezza assoluta di dovergli fuggire per tornare a vivere una vita normale. Ugualmente Agathe finisce nella rete attrattiva di Thomas, con cui sognava di metter su famiglia, finendo inesorabilmente per venirne devastata. Perché lui, l’accentratore, il cono di luce, l’artista tutto genio e sregolatezza, non riesce ad andare oltre il proprio riflesso, i propri bisogni, le proprie menzogne.

Ferocemente ironico – basti pensare al surreale pranzo di Thomas con i genitori di Agathe – Passages è una spietata quanto lucida rappresentazione delle relazioni moderne, qui estremizzate nella loro tossicità ma al tempo stesso credibili nella loro sempre più esplicitata e normalizzata fluidità.

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Passages di Ira Sachs, il film

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