Sanremo 2022, cantanti e comunità LGBTQ+: come la pensano, cosa hanno detto

Chi è queer, chi ci difende a spada tratta, chi è dalla nostra parte e chi dalla parte opposta. Guida a cosa pensano e cosa hanno detto i concorrenti di Sanremo 2022.

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Sanremo 2022, cantanti e comunità LGBTQ+: come la pensano, cosa hanno detto sanremo2022 cantanti lgbtq+ gay.it
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Abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni di Sanremo 2022: ecco le pagelle di Gay.it >

Sabato sera Amadeus ha svelato i 22 big che parteciperanno al Festival di Sanremo, in attesa dei due ‘giovani’ che andranno ad unirsi ai magnifici 24. Nomi che hanno suscitato clamore per i 7 trionfatori passati di ritorno all’Ariston, raccongliendo più o meno unanimi consensi per la capacità espressa dal direttore artistico nell’unire vecchie glorie e giovanissimi, l’immancabile nazional-popolare e la generazione Spotify, navigando a vista tra i generi più disparati.

In ambito LGBTQ+ avremo due artisti dichiaramente queer. Michele Bravi torna all’Ariston 5 anni dopo il 4° posto strappato con Il diario degli errori. Da allora l’ex vincitore di X Factor ha fatto coming out, rivelando di essersi innamorato di un ragazzo. Nell’ultimo anno Bravi ha più volte ribadito l’urgenza di una legge contro l’omotransfobia, sottolineando come l’amore sia “un atto pubblico, chi ama deve avere il coraggio di esporsi”.

Di ritorno al Festival dopo l’exploit del 2020 con Amore La Rappresentante di Lista, “Queer Pop Band” composta da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. “Essere queer ha a che fare con l’essere gender fluid”, hanno rivelato a Le Iene lo scorso aprile. “Quindi essere fluidi, liquidi, scivolare da una parte all’altra. Insomma, una fluidità di genere”. Prima che il DDL Zan affondasse in Senato, LRDL avevano rimarcato l’importanza di una legge, per “allinearci all’Europa più virtuosa”.

Ma sono tanti i cantanti in gara a Sanremo 2022 che negli anni si sono esposti a sostegno della nostra comunità. Achille Lauro, coadiuvato ancora una volta da Nick Cerioni, ha travolto il Festival nei tre ultimi Sanremo con i suoi look privi di qualsivoglia etichetta. “Quando sento dire che il DDL Zan non è una priorità mi sento nella preistoria”, ha tuonato lo scorso aprile, dopo aver precedentemente ribadito come “maschilismo e omofobia, discriminazione e violenza andrebbero eliminate per sempre”.

Spazio poi alla coppia più omoerotica del Festival, ovvero Mahmood e Blanco, 18enne al suo debutto sul palco dell’Ariston al fianco di chi Sanremo l’ha già vinto, con Soldi. Negli ultimi mesi Mahmood ha preso posizione a favore del DDL Zan, sottolineando come il pride unisca, “mi rende felice. Se una battaglia la senti tua, è giusto metterci la faccia”. Parole che TvBoy ha tramutato in murale, dipingendo il cantante come l’icona gay San Sebastiano. Intervistato da TohMagazine nel 2020, anche Blanco si è esposto contro le discriminazioni LGBTQ: “La verità di queste discriminazioni è l’ignoranza di persone incivili, con una chiusura mentale che non fa ridere ma piangere. Penso che sfortunatamente in Italia fare parte della comunità LGBTQ non sia ancora vissuta come una cosa così normale. Esprimere la propria sessualità invece, in ogni modo, è una cosa bellissima. A me piace tantissimo e nessuno dovrebbe avere il timore a mostrarla, qualsiasi essa sia”.

Tra gli esordienti al Festival c’è poi Sangiovanni, esploso ad Amici di Maria e da subito diventato icona genderless. Nel corso del talent Mediaset il giovane ha cantato Felicità in chiave rainbow e Celentano contro l’omofobia. Insultato sui social perché vestitosi di fucsia, ha così replicato: “Non siamo liberi di essere chi vogliamo essere”.

Da sempre al nostro fianco è Noemi, che già nel 2009 rivelava di voler cantare al Pride. Fu proprio lei, nel 2015, a lanciare l’idea dei nastrini rainbow sul palco di Sanremo per sostenere le unioni civili, pochi mesi dopo approvate dal governo Renzi. “Tutti devono poter amare ed essere amati”, precisò all’epoca, per poi sostenere il DDL Zan a inizio 2021: “Non ci sono vite di serie B, è una legge che ci educa a considerarci tutti uguali”.

Oltre 20 anni fa in trionfo con Luce, torna al Festival Elisa, nel 2019 sul palco del Triste Pride.  “L’amore è amore, e qui vedo persone che si amano ed amano”, disse all’epoca la cantante dal palco della manifestazione. “Io vi considero un’ispirazione ed un modello di successo, di integrità etica e morale, di trasparenza e purezza”. Altra vincitrice di ritorno a Sanremo Emma Marrone, da sempre paladina dei diritti LGBT e un anno fa eletta personaggio dell’anno ai Diversity Media Awards 2020. “Dobbiamo uscire dal Medioevo dove siamo sprofondati”, attaccò nel 2020 ad X Factor, per poi dirsi sconcertata dall’affossamento del DDL Zan in Senato, insieme a Mika, poche settimane fa.

35 anni dopo aver vinto Sanremo torna al Festival anche Gianni Morandi, nel 2015 diventato virale grazie ad una replica Facebook ad un utente che gli chiedeva cosa ne pensasse di un bacio tra due uomini o due donne, mentre 34 anni dopo Perdere l’Amore anche Massimo Ranieri ricompare in gara, due anni dopo il duetto al fianco di Tiziano Ferro. Ranieri, va ricordato, che nel 1979 interpretò un ragazzo omosessuale in “La patata bollente” di Steno, al fianco di Renato Pozzetto. Dopo quasi 30 anni d’assenza torna a Sanremo anche Donatella Rettore, che nel 2011 rivendicava con orgoglio  “la più grande finocchia italiana sono io!”. Al suo fianco ci sarà Dito nella Piaga, Margherita Carducci all’anagrafe, artista romana dalla personalità fluida e dalle mille sfaccettature. Due anni dopo “Per fare l’Amore“, brano in cui hanno cantato l’amore LGBT, tornano in gara anche Le Vibrazioni, mentre tra le esordienti di questa edizione spicca Ana Mena, nel 2018 volto e voce del Madrid Pride.

Altra voce femminile molto amata dalla comunità LGBT nazionale è Giusy Ferreri, mentre tra i nomi in gara meno conosciuti dal pubblico meanstram spiccano D’Argen D’Amico, grande fan di Lucio Dalla, e Highsnob e Hu. Il primo, all’anagrafe Michele Matera, è un rapper, mentre Hu, all’anagrafe Federica Ferracuti, è una cantautrice marchigiana del 1994. 27enne di Milano Rkomi è un altro rapper che farà il suo esordio all’Ariston, così come Giovanni Truppi, 40enne napoletano, e AKA7even, 21enne ex concorrente di Amici nella medesima edizione di Sangiovanni.

Altro ex vincitore di ritorno al Festival è Fabrizio Moro, che nel 2017 rivelò di aver avuto molte avances da parte di uomoni, reagendo così: “Fa sempre piacere ricevere apprezzamenti, a prescindere dall’orientamento”. Donna ad aver vinto più Sanremo di sempre (ben 3), torna all’Ariston Iva Zanicchi, nel 2010 premiata dall’Arcigay “per la sensibilità verso le problematiche e le battaglie per i diritti gay” eppure negli anni più e più volta autrice di autentici sfondoni omofobi.

Nel 2011, da eurodeputata, firmò un documento del PDL contro il matrimonio egualitario. “Prego per i gay, che ritrovino la retta via”, disse nel 2011 (per poi rettificare). “Professoressa porta libro gay al liceo? Le vomiterei in bocca”, disse nel 2014. “Se un mezzo uomo avesse portato questi braccialetti sarebbe risultato un fr*cio”, tuonò a La Vita in Diretta nei confronti di Francesco Renga. Poi nel 2016, da noi intervistata, si definì “icona gay incompresa“. Chiusura con Irama, nel 2019 aspramente criticato per aver cantato in un proprio brano “Fare a pugni con quel trans”. Travolto dalle polemiche, il cantante così si difese: “Ci sono uomini, ci sono donne, ci sono transessuali e trovo davvero ridicolo chi pensa che io sia omofobo. Non ho nulla a che vedere con l’omofobia. Anzi, è una cosa schifosa. Semplicemente ho litigato con quella persona e l’ho raccontato in un testo”.

“Il trans” in questione, in realtà, era una donna e si chiama Manila Gorio.

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