Sanremo 2022, abbiamo ascoltato le canzoni: le pagelle di Gay.it

Si è conclusa da poco la presentazione dei brani in gara. Presente Amadeus.

sanremo 2022 teatro ariston
8 min. di lettura

Si è conclusa da poco negli studi Rai di Milano Mecenate e al Teatro delle Vittorie a Roma la presentazione alla stampa delle canzoni di Sanremo 2022. La Rai e Amadeus hanno invitato anche Gay.it.

Al termine degli ascolti Amadeus ha spiegato che il 72° Festival della Canzone Italiana, che andrà in scena da Sanremo su RAI 1 dal 1° Febbraio, renderà omaggio a Raffaella Carrà, Franco Battiato, Milva – scomparsi nel 2021 – e a Lucio Dalla – scomparso dieci anni fa.

Alla stampa di destra e ad alcuni politici che hanno protestato per la presenza di Drusilla Foer, Amadeus ha risposto “Io tiro dritto” aggiungendo che “Drusilla è una grande donna di teatro, colta, intelligente, stimata e io non devo spiegazioni di nessun tipo sul perché sia tra le co-conduttrici del Festival“. (leggi: 10 cose da sapere su Drusilla Foer >)

 

Dopo aver ascoltato le canzoni, molte delle quali hanno come tema l’amore, in conferenza stampa ho posto ad Amadeus due domande:

Abbiamo notato che soltanto le canzoni di Mahmood e Blanco e quella di Michele Bravi hanno testi d’amore ascrivibili ad amori di qualsiasi genere e orientamento. Invece in tutte le altre canzoni d’amore si fa riferimento alla coppia lui-lei. Posto che è un tema che riguarda la sensibilità degli artisti, per la comunità LGBTQ+ è importante sentirsi rappresentata e Sanremo è un prodotto della tv pubblica. Quando selezioni le canzoni, tu poni attenzione a questo tema linguistico?

Amadeus ha così risposto. “Devo dire la verità: no. Penso che l’amore sia universale a prescindere. Sono contento che Blanco e Mahmood e Michele Bravi abbiano scelto di scrivere canzoni con aggettivi neutri, ma credo che anche nelle canzoni d’amore in cui si parli di uomo e donna, chiunque possa riconoscersi e fare propria quell’emozione”.

La seconda domanda posta ad Amadeus è stata: Blanco e Mahmood hanno da subito proposto una canzone insieme, o è stata una tua intuizione quella di accoppiarli?

 

Risposta di Amadeus: “Io ho cercato entrambi, li volevo tutti e due. Poi non so se sia stata un’intuizione discografica (entrambi gli artisti sono Universal Islands ndr) o se  l’idea sia venuta da Mahmood e Blanco.

 

Di seguito le pagelle alle canzoni. Una precisazione: ho ascoltato una sola volta le versioni prodotte in studio, dunque quelle che saranno distribuite dalla discografia su radio, piattaforme di streaming, mediante supporti quali vinili, cd ecc. Sul palco dell’Ariston il momento “live” potrebbe senz’altro modificare la percezione di alcune canzoni. E mai come di questi tempi, anche nella musica popolare il live è importante.

 

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SANREMO 2022 – LE PAGELLE DI GAY.IT ALLE CANZONI

 

Elisa – O forse sei tu
Il tono malinconico di Elisa riesce sempre ad emozionare. La sua voce arriva anche questa volta ad accarezzare qualcosa dentro di noi. L’arrangiamento suona però un po’ Disney e la costruzione del brano è tradizionale, molto old style: strofa, ritornello e bridge. Si poteva fare di più, ma non è ben chiaro del resto perché Elisa abbia ormai da anni perso la verve che l’ha portata in passato a scrivere la storia della canzone italiana. Per questo ritorno a Sanremo 2022 mi sarei aspettato qualcosa in più. Confido di ricredermi quando riascolterò la canzone
VOTO: 6,5

 

Achille Lauro – Domenica
Siamo alle solite, una specie di copia di “Rolls Royce”. Per carità, funziona sempre, e funzionerà anche questa volta. L’arrangiamento è molto bello, come sempre in Lauro. E il ritornello è un tormentone domenicale che ci porteremo dietro. C’è un disimpegno musicale, come di un fischio elettronico dal giro melodico assai malinconico, su cui Achille non canta, che fa davvero “Domenica” e questo mi è molto piaciuto e sono curioso di sentirlo suonato dall’orchestra. Su Achille resto sempre perplesso: ho dei raptus d’amore, che vengono puntualmente smorzati da una coazione a ripetere di un artista che va in mille direzioni. E forse questo è anche il suo bello.
VOTO: 6,5

 

Mahmood e Blanco – Brividi
Sono rimasto sorpreso: una ballata d’amore. Blanco lascia il suo graffio sui vocalizzi di Mahmood, e il clash funziona. L’incipit musicale è ruvido, ma subito Mahmood ci ammalia con la sua voce suadente, che nel live lo impegnerà non poco. L’ingresso di Blanco arriva in sovrapposizione, ed è efficace. Tra i due c’è una chimica insolita, tutta da verificare sul palco dell’Ariston. È una canzone sorprendentemente romantica e sanremese, e forse questa è la cosa più stupefacente. Il testo è molto bello, è molto Mahmood, c’è qualche tirata di Blanco, e l’amore è neutro. Nel senso che Mahmood e Blanco si rimpallano strofe d’amore con aggettivi che lasciano universalmente pensare a qualsiasi amore. Staremo a vedere se si guarderanno negli occhi. Ballata da brividi.
VOTO: 8

 

Emma – Ogni volta è così
La voce di Emma è magnifica e all’inizio – con un timbro basso e un sotto-voce intimista penetrante dal gusto nostalgico ’70 – il brano lascia immaginare una sofisticazione quasi alla Patty Pravo, che poi si perde in un arrangiamento così complesso e cacofonico da canzone commercialissima del 2007 da farmi dire: ma perché?  C’è tutta l’energia di Emma, tutta la sua passione e il ritornello è super-Sanremo. Il giro melodico è perfetto e funzionerà per i fan di Emma. Peccato il caos arrangiamento.
VOTO: 6

 

Sangiovanni – Farfalle
La favoletta ripetitiva di Sangiovanni vola leggera e gradevole, ma piatta come lo sportello di un frigorifero: fino a quando parte un giro di reggaeton che dà un certo brio. La produzione è magistrale, il testo banale.
VOTO: 4

 

Noemi – Ti amo non lo so dire
Com’è una canzone di Mahmood (qui autore) cantata da Noemi? Davvero niente male. Noemi riesce a fare sue le strofe mahmoodiane con eleganza e personalità e nel ritornello fa esplodere il proprio timbro e quella sua capacità di avvolgerti con il calore di una voce inconfondibile. Qua e là spuntano alcuni arrangiamenti dance insoliti per Noemi, che forse questa volta finalmente si spinge un po’ più in là di una certa comfort zone spacciata finora per stile. Evviva.
VOTO: 7,5

 

Irama – Ovunque sarai
Morbido e intimista, Irama può essere la sorpresa che nessuno aspetta. Brano romantico, carico di emozione, vocalizzi impegnativi – vedremo al live, certi giri di archi mi hanno un po’ infastidito e mi hanno fatto perdere adesione emotiva: il brano poteva mantenersi più moderno e contemporaneo. Invece si è deciso di darlo in pasto al codice-Sanremo. Vabbè.
VOTO: 7

Michele Bravi – Inverno dei fiori
Peccato non tirare fuori una voce di così rara bellezza. Il brano resta timido, imbevuto di una delicatezza che Bravi amministra bene. Tuttavia a Sanremo avrei tifato per un brano più travolgente e avrei fatto salire le ottave. La canzone procede in crescendo e infine il giro melodico acchiappa, anche se non è convinto e sembra restare a un passo dal farci davvero sciogliere.
VOTO: 6,5

 

Fabrizio Moro – Sei tu
L’intensità tipica di Moro scorre in una canzone già sentita. Il ritornello plana in un perfetto giro melodico sanremese, e quel “Sei tu” facilmente risuonerà in testa. Non manca neanche la solita sensualità, ma tutto è stancamente ripetitivo, dal testo, al pianoforte agli arrangiamenti consolidati.
VOTO: 5

 

La rappresentante di lista – Ciao Ciao
Elettronica e tormentone, ironia e graffi di attualità, una certa sofisticata nostalgia ’80, mai stanca e anzi piena di beffarda amarezza: uno dei più interessanti brani ascoltati, ci farà ballare chiusi nelle nostre prigioni di pandemie, allegri perché non ci resta molto altro da fare, come un “Ballo del qua qua” rivisitato con cinismo glamour e disincantato.
VOTO: 8

 

D’Argan D’Amico – Dove si balla
Il boomer DJ sbarca a Sanremo e sfodera un pa-pa-pa-pa-pa-ra-pa-pa vagamente da stadio e villaggi turistici, su giri di dance dal sapore italiano, omaggio alla generazione Amadeus-Fiorello e a quel mito che fu una certa dance italiana anni ’90. Naturalmente tutto è nuovamente arrangiato in chiave contemporanea. Un’ondata di buonumore non particolarmente riuscito che finisce per essere un po’ patetico, ma anche questo è Sanremo.
VOTO: 5

 

Highsnob e Hu – Abbi cura di te
Bellissimo inno alla fragilità delle relazioni di oggi. Un incalzare trap-pop dal sapore indie, testo intenso. Da vedere come riusciranno a innescare la complicità dello studio sul palco più complicato d’Italia. La produzione del brano che ascolteremo nelle radio e sulle piattaforme è impeccabile. Uno dei migliori brani ascoltati.
VOTO: 7

 

Le Vibrazioni – Tantissimo
In conferenza stampa Amadeus li ha indicati come la band rock della situa: qualche mugugno tra i giornalisti, il brano è infatti un rock iper-prodotto con tappeti synth che dici BOH! Un non richiesto stile primi 2000 (quando Le Vibrazioni però spopolavano andando contro tendenza e proponendo un sound più strumentale) che non riesce a farci saltare, né arrabbiare. Manca la pulizia cruda di certi antichi lavori e anche la melodia non ha la forza emozionale di una volta.
VOTO: 5


Rkomi – Insuperabile

Attacco di batteria bella tosta e giù di chitarra electro, e poi tono di voce alla Rkomi, quel tono dimesso indie – però a modo suo – che sta seducendo le classifiche e che in questo brano gira a meraviglia con un basso potentissimo. Meno pop del solito, meno incline a vezzeggiare la platea di Sanremo di tanti altri, bravo bravo bravo chapeau.
VOTO: 8

 

Giusy Ferreri – Miele
Il timbro di Giusy riempie da solo un brano, e in questo caso per fortuna, vien da dire. Una produzione fotocopia dei recenti successi vagamente reggeaton, un giro a vuoto dimenticabile. Speravo che a Sanremo Ferreri proponesse qualcosa in più di un brano fotocopia.
VOTO 5


Giovanni Truppi – Tuo padre, tua madre, Lucia

Una chitarra narrativa ci fa cadere nel piccolo cosmo poetico di Truppi e restiamo subito ammaliati dalla sua storia: una canzone nuda da grande autore, tra Bersani e De Andrè. Non vedo l’ora di ascoltarlo nella performance dal vivo.
VOTO: 9

 

Giovanni Morandi – Apri tutte le porte
Il brano di Jovanotti è un casino e Morandi non riesce a padroneggiarlo. È possibile che sul palco dell’Ariston e con l’orchestra tutto risuoni più pulito, ma qualcosa non funziona. L’ottimismo di Jonvanotti non riesce ad amalgamarsi a quello di Morandi e la canzone mi è parsa non funzionare. Il giro melodico è abbastanza sanremese, ma questa operazione per le nonne è quasi quasi un insulto alle nonne.
VOTO: 4§

 

Ditonellapiaga e Rettore – Chimica
Si danza da godere, si salta come le pazze e si ha voglia di aprire tutte le discoteche dell’universo, è una specie di droga, di chimica dal sound ‘80 e quindi malinconica, ma anche un po’ elettronica, e c’è così tanto ritmo da farmi dire non vedo l’ora di ballarla in qualche festa privata dove si possa fare di tutto (tipo ballare senza mascherine e inzuppare tamponi nei drink).
VOTO 8

 

Iva Zanicchi – Voglio amarti
E insomma, una canzone classica che la signora Zanicchi canta da dio, saltando di toni e ottave con una destrezza disarmante. A metà brano spunta una chitarra wanna be moderna e un po’ ridicola, che disturba un brano dignitoso ed elegante.
VOTO: 6


Massimo Ranieri – Lettera al di là del mare

L’istrionico mattatore invecchia e dispensa lezioni di canto come pochi. Si parte con due strofe basse, che salgono lentamente, per esplodere in un ritornello acchiappa-core, in effetti coinvolgente e magnificamente condotto. Avevo immaginato un testo più importante e politico. Non siamo neanche vicini a “Perdere l’amore” (una delle cinque canzoni più belle della storia di Sanremo), ma Ranieri vola comunque alto.
VOTO: 7

 

Ana Mena – Duecentomila ore
E ci mancava il sound tango dancing da classifica internazionale, brava! Il brano funziona, muove i culi, scalda i cuori: è il latin-pop bellezza ed è giusto che Sanremo accolga quest’onda e la faccia sua. Sicuro tormentone.
VOTO: 6

 

Aka Se7en – Perfetta così
Si può copiare Justin Bieber, ma sarebbe meglio copiare quello di Peaches (2021) che di What do you mean (2016). Brano già scaduto, testo che allude alla body positivity con lo stesso tono di “Brutta” di Alessandro Canino (qualcuno la ricorderà a Sanremo nel 1992) e insomma: che occasione mancata Aka!
VOTO: 5

 

Yuman – Ora e qui
Una canzone soul che abbraccia e avvolge, pianoforte e voce magnificamente condotti, anche qui un vago sapore da soundtrack Diseny e, visto il giro melodico decisamente sanremese, potrebbe essere una sorpresa.
VOTO: 7

 

Matteo Romano – Virale
Il cantante sbucato da TikTok balza fuori con una filastrocca divertente che gioca a essere moderna e finisce per essere poco o niente, certo appunto saltellante: forse contiene qualche giro melodico per andare in loop sul scoal network cinese, chissà, ma non riesce a far pensare a un tormentone.
VOTO 5

 

Tananai – Sesso occasionale
Un bell’attacco indie dal soft sound elettronico accattivante si perde poi in una svolta dance francamente banalotta e ruffiana, anche se nessun giro melodico è mai troppo ruffiano per Sanremo. Potrebbe scattare il tormentone.
VOTO 5

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