Gay pride a Pisa: PdF contro la parata

Il Popolo della Famiglia apre al 2019 con nuovi attacchi alla comunità.

comunità lgbt pisa
2 min. di lettura

Il Popolo della Famiglia ha iniziato il 2019 con duri attacchi alla comunità LGBT. Prima c’è stata la richiesta a Foa di eliminare la scena di un film in cui due uomini si scambiano un bacio, poi è andato contro il sindaco di Parma Pizzarotti per aver riconosciuto i figli di quattro coppie omogenitoriali. Oggi, invece, se la prende con Pisa, dove sono già iniziati i preparativi per il gay pride. 

Anche la giunta comunale di Pisa è intenzionata a uscire dalla rete Ready. Si tratta di una rete nazionale della Pubblica Amministrazione contro le discriminazioni legate all’identità di genere e all’orientamento sessuale. Molti comuni e regioni hanno iniziato a lasciare la loro partecipazione, in particolare quelli gestiti dalle giunte di destra. Pisa è tra queste, e negli ultimi mesi del 2018 è stata teatro di un’aggressione omofoba, la prima della città.

Il PdF di Pisa:”guai a chi tocca il gay pride”

E’ facile per gli organizzatori del gay pride dire di essere un movimento che lotta per i diritti, per l’inclusione, per l’apertura verso la diversità, contro le discriminazioni, fino ad arrivare a proclamare la rivoluzione dell’amore. Ma chiunque partecipa ai gay pride, rimane colpito dagli atti blasfemi come a Pompei, dalle bestemmie ripetute come a Imola, dalla derisione del sentimento religioso, da abbigliamento e scritte volgari, e nondimeno dal coinvolgimento dei bambini su temi che superano la loro capacità di comprensione. Nonostante tanti giudichino i vari pride provocatori e offensivi, volgari e blasfemi, ad oggi nessuno ha mai avuto il coraggio di vietarli. Abbiamo assistito alla eliminazione in tempi record dei manifesti a favore della vita. Della revoca delle autorizzazioni delle marce pro-life e dei pullman anti-gender. Ai processi contro chi dava nozioni medico-scientifiche sui rapporti omosessuali, ma guai a chi tocca i gay-pride“.  Questo il duro attacco del partito conservatore di Mario Adinolfi. Si cita anche la recente sentenza di Silvana De Mari, colpevole di diffamazione dopo la denuncia di Rete Lenford e Torino Pride, parlando addirittura di nozioni medico-scientifiche, mai dimostrate.

Loro cavallo di battaglia sempre valido sono i bambini. “Chiediamo che si abbia la forza e il coraggio di non consegnare la città in mano a chi porta avanti una rivoluzione antropologica e culturale. Pericolosa prima di tutto per i bambini“. Hanno spiegato. Ignorando per l’ennesima volta il fatto che che i più piccoli sono solitamente più aperti degli adulti, di fronte al concetto du uguaglianza.

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