Galasso: «il diritto penale non è cosa per gay»

L'avvocato Galasso davanti a 200 allievi: "Avvocati penalisti gay non ce ne stanno. Guai al giorno in cui scoprissi che esistono penalisti gay". Presa di distanza dei colleghi.

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Durante il corso per avvocati penalisti che si è concluso a Roma lo scorso 23 giugno, l’avvocato Mercurio Galasso, uno degli organizzatori, ha concluso i lavori con questa sortita: «Avvocati penalisti gay non ce ne stanno. Guai al giorno in cui scoprissi che esistono penalisti gay. E poi, lo dice la parola stessa, il diritto PENALE non è cosa per gay».
L’espisodio è venuto alla luce grazie a Ezio Menzione, noto avvocato penalista e difensore da molti anni in casi che vedono coinvolti omosessuali, e che in quel momento era fra la platea: «Quella che voleva essere una battuta ha scatenato l’imbarazzo del pubblico e del Presidente stesso -dice Menzione in una discussione che ha aperto sul forum del sito ufficiale delle camere penali, arrivando anche a proporre una soluzione- il capitombolo non può non essere rimarcato perché non accada di nuovo: quando si vuole formare quasi 200 giovani avvocati, si chiederebbe maggiore attenzione ai diritti e alla dignità di ognuno.
Che fare? Escluso, per ragioni di età, di “punire” il collega Galasso facendogli scrivere trecento volte alla lavagna:”Meno male che esistono i penalisti gay!”, si potrebbe invece pensare (e la proposta è seria) ad inserire nel prossimo corso una lezione sui diritti dei gay (diritti civili e diritti in sede penale, per penalisti e per gay qualunque). Io mi candido a coordinare la lezione, visto che sulla materia ho scritto un intero libro.»
Il dibattito sul sito è aperto e le risposte dei colleghi di Menzione sono di solidarietà con lui e la sua proposta. Fra queste quella di Rosanna Mura, avvocato, la quale afferma: «È il segno di una arretratezza culturale drammatica. Chi oggi si ostina a fare battute sui gay, chi cerca la risata grassa è fuori dalla storia.
Sono d’accordo con chi ha parlato di insulti. Non sono gay ma li vivo ugualmente come tali e mi fa piacere che qualcuno trovi la forza di reagire, in modo civile ma fermo, a questo fatto poco edificante.
A chi ancora ritiene tollerabili questi insulti vorrei chiedere: vi siete accorti che il mondo è cambiato? Vi siete accorti che questa professione è sempre più rosa e meno maschile, anche nel penale? pensate davvero che sia possibile e auspicabile che alle donne (ed ai gay, naturalmente) sia imposto di subire e trovare divertenti battute di questo tipo? Quasi fosse un prezzo da pagare al momento della iscrizione all’albo: se vuoi fare la penalista devi avere uno spirito di autentico cameratismo il che vuole dire, ridere di battute come quella riferita. Altrimenti? Bè non sei del gruppo.»
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