IL CLICK CHE METTE A NUDO

Gay.it vi presenta uno dei fotografi italiani più quotati di nudo maschile: GiovanBattista Brambilla, che si confessa in una intervista esclusiva, e ci concede alcuni dei suoi sensazionali scatti.

IL CLICK CHE METTE A NUDO - Lele - Gay.it
7 min. di lettura

GiovanBattista Brambilla non ha bisogno di presentazioni. Le sue fotografie di ragazzi compaiono sovente sulla copertina del mensile gay “Pride” e la sua rubrica ormai decennale, “Peccati e Peccatori“, è tra le più lette del mensile gay “Babilonia“.

IL CLICK CHE METTE A NUDO - Unaltra estate - Gay.it

Fotografo e giornalista eclettico si è creato un nome, nell’ambiente gay e non, pubblicando il suo primo libro fotografico, Un’Altra Estate (foto), nel 1996.I suoi nudi rigorosamente maschili catturano, con sensibilità omosessuale, tutta la sensualità esplosiva di modelli non professionisti che in pose naturali, sotto il suo obiettivo, diventano un’ode alla bellezza.GiovanBattista Brambilla, in occasione dell’inizio di un progetto fotografico, ci rilascia questa “bizzarra” intervista nella quale oltre a raccontare la sua esperienza dispensa consigli a coloro che vorrebbero cimentarsi nella fotografia di nudo. Oltre a questo, in esclusiva e anteprima assoluta per Gay.it, ci permette di godere di alcuni suoi scatti da “leggere” fino alla fine. C’è da rimanere senza parole.Quando hai incominciato a fotografare?Nel 1984, mi sembra. Avevo 21 anni, mi piacevano i ritratti di Cecil Beaton ed Herbert List…cominciai a torturare tutti i miei amici per poterli fotografare.

IL CLICK CHE METTE A NUDO - Adi - Gay.it

Da completo autodidatta ho inventato tutto lì per lì. Ancora oggi l’aspetto tecnico della fotografia non mi fa impazzire. Non ho esigenze particolari… uso sempre le stesse macchine, stessi obiettivi e marca di diapositive, odio l’uso di filtri e le elaborazioni al computer. Niente deve distrarre l’osservatore delle mie foto, non si deve avvertire immediatamente il mio “occhio” dietro le immagini. Semplicità assoluta…ma ottenuta con altri trucchi del mestiere! Perchè hai scelto di fotografare il nudo maschile?Boh! E’ venuto da se. Mi piacevano i ragazzi, quando ho trovato qualcuno che si faceva fotografare senza nessun problema “anche” nudo la cosa è accaduta… Il mio idolo era Bruce Weber che non pubblicava mai i nudi frontali… e anche a me interessavano poco. Trovo emozionanti, tenere e scioccanti tutte le sue foto… che erano pubblicate solo nei servizi di moda per le riviste “Per Lui” o in “Interview” americano. La prima foto d’un nudo di Weber fu pubblicata in un suo libro del 1990. Prima c’era stato Mapplethorpe che aveva aperto la strada con un enorme scandalo, ma non mi è mai piaciuto molto, a parte le sue nature morte con i fiori che mi fanno impazzire. Sono tra gli scatti più erotici che abbia mai visto. Hanno un livello ultraterreno! Sono emozionanti alle lacrime. Davvero! Non ci credi? Io sono fatto così. A volte piango pure nei musei. Sarò un poco esaurito… Cosa cerchi di esprimere quando immortali un modello che posa?

IL CLICK CHE METTE A NUDO - Ciro e Roberto - Gay.it

Primo: la personalità. Secondo: la bellezza. Terzo: la vulnerabilità. Anche il più bullo dopo un rullino si rivela per quello che è… cioè un essere umano che cerca di farsi accettare dagli altri. La componente sexy (oddio che termine anni ’70!) viene da sé, a volte è inconscia. Molte persone insignificanti davanti all’obiettivo si trasformano, l’effetto è scioccante pure per me. Mi è successo proprio ieri con un nuovo modello. Io preferisco ragazzi che non sappiano d’essere belli. Di solito solo gli etero non sanno d’esserlo… o comunque non si rendono conto fino a che punto lo siano veramente. Quando, alla fine del servizio, guardano le foto che ho scattato restano strabiliati; e la cosa mi diverte molto. Quali sono le sensazioni che si provano dietro all’obbiettivo con di fronte a modelli dai corpi “eccezionali”?Lo stesso che si prova di fronte a corpi “normali”… dal mio punto di vista il “corpo” è solo una delle componenti. Corpi “eccezionali” come li chiami tu non è che ne abbia visti molti. Ognuno ha dei difetti che io sono riuscito a nascondere. Le sensazioni vere le provo solo quando capisco che sto per scattare una foto “perfetta”… cioè che renda al 100% la persona che ho davanti. E’ una specie di frenesia. Forse sono un po’ matto. Non intendevi chiedermi cosa si prova ad avere davanti dei bei ragazzi nudi? All’inizio era un po’ imbarazzante, oggi non più, cerco d’istaurare un rapporto d’amicizia e sincerità. Si scherza un po’ e si fanno battute comiche. Cerco d’ispirare fiducia, non c’è niente di peggio di un modello che non si fida. Comunque è ormai routine. Magari poi ho un crollo “postumo” o quando vedo le foto allo sviluppo. Sono umano pure io, che ti credi?! Non bisogna mai mischiare il sesso col lavoro. Non vado mai a letto con i miei modelli. Ma di due me ne sono innamorato… non ricambiato. Embè? Fa lo stesso. I ragazzi più belli che ho avuto in vita mia non li ho mai fotografati… sarà una cosa freudiana? Pensa che quando ho iniziato non avevo mai fatto sesso con nessuno, mi dicevo “Finchè non m’innamoro non lo fò. Tiè!”.

IL CLICK CHE METTE A NUDO - Lele e Mario - Gay.it

Ho sublimato per anni con le foto, poi è accaduto… un amore folle e lui non l’ho mai fotografato. Boh! Che differenza c’è tra nudo artistico e fotografia di nudo maschile?In che senso scusa? Anche le foto porno di Tillmans o Araki sono arte. E’ Arte quando c’è intenzione da parte dell’Artista di fare un “oggetto” d’Arte. Ma se uno poi si definisce Artista e non ne ha il talento, cola a picco nel ridicolo. La maggior parte delle foto di nudo maschile che vedo in giro non sono “nudo artistico” sono solo furbate, Herb Ritts di seconda categoria o “pin-up” d’alta classe. Foto vuote che non trasmettono emozioni, realizzate a catena di montaggio. Che noia. Non basta la tecnica, non bastano l’uso di ombre… fotografare in bianco e nero aiuta a barare: tutto diventa subito astratto, volume, prospettiva e linea grafica. E poi? Per quanto mi riguarda non sono un artista (per carità del cielo!), faccio solo belle foto, o almeno spero di farle. Soprattutto per me stesso. Punto e basta. Figurati che qualche anno fa il photo-editor di Uomo Vogue mi disse che le mie foto erano troppo spinte… ed erano tutti ragazzi in costume da bagno o in jeans. Le riviste gay mi dicevano invece che erano troppo caste… da educande! Ho deciso di tirare dritto per la mia strada e d’infischiarmene. Conta di più il parere dei lettori o di quelli che comprano i miei libri. Non si può piacere a tutti e guai se lo fosse. Considero una mia foto riuscita quando l’osservatore si fa delle domande sul modello, chi sia, cosa faccia, dove e come viva, o cosa diavolo pensasse mentre era “in posa”. Questo è per me un grande successo. La foto deve essere un gioco sottile d’illusioni. L’essere gay dichiarato è un limite nell’ambiente in cui lavori?Assolutamente no… è un pregio. Ma mica lo urlo alle finestre, evito solo d’essere ipocrita. Le difficoltà e fregature le ho avute solo con gay “velati”, stilisti e agenti di fotomodelli a Milano… da vomitare! Ma io non svolgo un lavoro “normale”. Faccio il fotografo per la più importante agenzia fotografica italiana (Grazia Neri, N.d.R.), scrivo da dieci anni, ho una rubrica fissa su “Babilonia” e mi occupo di ricerche storiche nel campo artistico.

IL CLICK CHE METTE A NUDO - Orazio - Gay.it

Vita e lavoro si confondono. Sono fortunato. Faccio solo quello che voglio, fotografo solo cose che m’interessano. C’è interesse, in Italia, per la fotografia di nudo maschile?Interesse per vedere degli uomini nudi c’è sempre… Ma poi? Quanto pagano gli editori? Quante commissioni all’anno? Io non sopravvivo con le foto di ragazzi. Morirei di fame in pochi giorni. Non credere a quello che dichiarano altri fotografi in Italia, dicono solo scemenze. Probabilmente sarebbe così pure all’estero. Solo i fotografi strafamosi riescono a vivere col “nudo” se vendono anche attraverso gallerie d’arte… ma vedo che lavorano tutti per prestigiose riviste di moda o in celebri campagne pubblicitarie. Fare foto hard per riviste porno gay sarebbe, per me, ridursi a livello impiegatizio ed è lo stesso che campare facendo foto a cavolfiori e rapanelli. Bruce Weber, fotografo omosessuale, è diventato in America un guru della fotografia. Quale pensi sia il limite che impedisce ai fotografi italiani capaci di acquisire notorietà?Mi sembra che non esistano impedimenti dal punto di vista artistico o morale. Semplicemente non esistono geni di tale misura. Bruce Weber è stato consacrato come fotografo di moda in Italia. Deve alla Condé-Nast italiana il suo successo planetario. Ma lui è un Grande. Quando l’ho incontrato ero pietrificato, probabilmente ho fatto la figura dell’idiota. Volevo urlare genuflesso: “Signor Weber non son degno neppure di pulirle i pavimenti nel suo studio a New York!”. Sfortunatamente non riuscii a spiaccicar verbo… E’ vero che stai lavorando ad una grossa pubblicazione per una casa editrice tedesca?Si. Sarà il mio secondo libro (dopo Un’altra estate, Babilonia editore, N.d.R.). Spero di scattare parecchie foto quest’estate e che tutto sia pronto per l’inizio dell’anno prossimo. E’ facile trovare modelli che posano in Italia? Come li cerchi?Sono amici di amici. O raramente ragazzi che si rivolgono a me per foto professionali… Non fermo mai ragazzi nei locali, non mi va di fare la figura del solito maniaco. Sono molti i mitomani che cercano di rimorchiare così… rovinando la nomea della categoria. Se ci fosse qualcuno interessato a proporsi mi può contattami direttamente al mio indirizzo email: gbbita@tin.it. Che consigli ti sentiresti da dare ad un giovane gay che incomincia a fotografare professionalmente?Gli stessi che darei a uno etero. Cioè: va bene anche una macchina scassata per cominciare (pure le “polaroids” sono favolose); fotografare solo ciò che piace, non essere mai contenti dei risultati; individuare gli errori per correggersi; quando piacciono le foto pubblicate dai giornali, tagliarle, appenderle al muro e meditare a lungo sul modo in cui sono state realizzate (obiettivo, inquadratura, art-direction); non dare mai retta a chi tenta d’inculcarvi rigide regole tecniche o estetiche… voi siete meglio!

di Stefano Bolognini

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