Il Papa è nudo

La visita alla Sapienza è annullata ma, nonostante l'ipocrisia di politici e mass media, la protesta ha fatto emergere la scarsa popolarità di questo papa e della sua politica reazionaria e omofoba.

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Da omosessuale mi sento di azzardare che la protesta contro la visita del papa alla Sapienza e la sua conseguente rinuncia non spaventeranno nessuno, nonostante i toni apocalittici usati da certi mezzi di comunicazione e prescindendo dalle stucchevoli divisioni tra laici e cattolici, guelfi e ghibellini. Il motivo va individuato in un dato di fatto, tanto evidente quanto goffamente celato: questo papa non piace agli Italiani. Nessun sondaggio osa testarne la popolarità, al contrario di quello che si fa coi politici, ma ormai non serve più: è sufficiente parlare con la gente.

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Non piacciono la sua severità (con gli altri, mai con se stesso), le mossette, il vestiario esagerato e i suoi occhi "cattivi". Guardando le fotografie ufficiali di Benedetto XVI, viene quasi da chiedersi: "Se queste sono quelle venute bene, chissà che faccia avrà in quelle scartate?". Si dirà allora che l’aspetto non è tutto, contano altre cose. Ma quali?

Inizialmente lo attendevamo al varco come "professore" – come in questi giorni viene prontamente chiamato da Giuliano Ferrara e da tutti gli opportunisti ansiosi di un posto buono a corte – ma a tre anni dall’elezione il suo pensiero appare povero di profondità e ricco solo di acrimonia – il contrario esatto del papa che sarebbe stato Carlo Maria Martini. Quando Ratzinger si è allontanato poi dai soliti luoghi comuni e dalla consueta intolleranza ha finito per incappare in gaffe colossali, costringendo agli straordinari la diplomazia vaticana.

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Agli Italiani non piace la rotta ostinatamente antiConciliare di questo papa, che riesce a sostenersi solo sull’onda emotiva dei consensi del suo predecessore. Di Wojtyla (le cui insegne ancora campeggiano fuori dalle chiese) Ratzinger può dirsi davvero degno Vicario in terra, assai più che di quel Cristo che sfidava i grandi per difendere le minoranze e condannava i peccati dello spirito più che del corpo.

A chi piace dunque questo papa? A nessuno, è evidente. Eppure come nella favola dei vestiti nuovi dell’imperatore, le nostre istituzioni debbono chinare la testa e ossequiarlo, in nome di una necessaria Ragion di Stato, insieme politica e religiosa. Compito ingrato che però non riguarda i comuni cittadini (compresi studenti e insegnanti della "Sapienza"), quanti riconoscono in lui al massimo un capo di Stato estero fastidiosamente invadente, capace di criticare l’amministrazione comunale proprio mentre bussa a denari per scuole e ospedali Vaticani. Non occorre essere buddisti per ritenere il Dalai Lama un ‘Messaggero di pace’ più credibile. Ma ricordiamo come lo hanno accolto le nostre istituzioni, quei politici che adesso fingono di scandalizzarsi per la mancata occasione.

Per concludere, mi piace citare Luciana Littizzetto (che Dio ce la conservi!), che domenica scorsa ha lanciato qualcosa di più che una battuta, invitando, attraverso ‘Eminenz’, proprio il pontefice a "parlare del preservativo invece di mettersi a dire messa di spalle", ed Eugenio Scalfari, che su Repubblica ha accusato esplicitamente la Chiesa di Benedetto XVI di mercanteggiare con lo Stato, sottolineando inoltre "la palese inconsistenza politica e culturale di Ratzinger".

Parole che non credo necessitino ulteriori spiegazioni, proprio come il lapidario "Il re è nudo" gridato da quel fanciullo innocente che non si lasciava ingannare dai presunti abiti meravigliosi che altri fingevano di vedere.

di Flavio Mazzini

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