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CHI HA INVENTATO IL TELEFONO

Finora il dubbio era tra Bell e Meucci. Ora gli eredi del valdostano Innocenzo Manzetti assicurano che il loro avo fu il primo. E mostreranno le prove al Cyberscope 2003 in programma a Saint Vincent.

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MILANO – «Dimostreremo al mondo intero, grazie a documenti inediti, che sull’invenzione del telefono si é costruito un falso e una colossale truffa ai danni di Innocenzo Manzetti». L’ annuncio é degli eredi dell’inventore valdostano e di alcuni studiosi che da anni si battono per far riconoscere a Manzetti il merito di aver inventato il telefono. I documenti inediti saranno presentati a Saint Vincent in occasione di ‘CYBERSCOPE 2003′, un convegno sulle nuove tecnologie applicate alla comunicazione, che si terrà al Centro Congressi di Saint Vincent e che é coordinato da Carlo Massarini, ideatore di Mediamente, trasmissione di RaiEducational. Il Congresso degli Stati Uniti ha ammesso la primogenitura italiana dell’ invenzione del telefono con una risoluzione che, però, «afferma un colossale falso storico» dicono oggi gli eredi.
Fino ad allora il mondo scientifico, infatti, si era diviso nel sostenere le figure di Alexander Graham Bell e di Antonio Meucci quali primi inventori del telefono. Dopo il riconoscimento americano, quindi, ha prevalso l’ opera dell’ italo-americano Meucci, «ma del vero inventore del telefono, Innocenzo Manzetti di Aosta – aggiungono gli organizzatori di Cyberscope 2003 – non sembra essersi occupato alcuno». I sostenitori di Manzetti affermano che il valdostano inventò il telefono nel 1850, 21 anni prima del caveat di Meucci e 26 prima del brevetto di Bell. «Ma il “torto” di questo scienziato – aggiungono – é stato quello di essere povero e di vivere in una città come Aosta, allora isolata dal resto del mondo». I documenti inediti non solo testimonierebbero che Antonio Meucci scrisse ad un giornale newyorchese riconoscendo la priorità di Manzetti, «ma dimostrano anche inequivocabilmente che Bell inviò un suo emissario ad Aosta per acquistare i disegni e i manoscritti dagli eredi dell’inventore e che questi progetti Bell li fece brevettare a nome del presidente della sua compagnia, facendoli passare come “migliorie all’apparecchio telefonico”». Manzetti realizzò, tra l’ altro, il primo robot e la prima auto a vapore.
Più in generale, Cyberscope 2003, patrocinato dalla Regione autonoma Valle d’ Aosta, sarà, come spiega Massarini «un evento innovativo che non vuole solo illustrare le sperimentazioni tecnologiche, ma mira soprattutto a renderne comprensibili le applicazioni più friendly, coinvolgendo tutti i presenti, soprattutto giovani e studenti, che potranno dire la loro sul weblog ufficiale dell’evento, all’indirizzo www.regione.vda.it/cyberscope. Nel corso di Cyberscope 2003, la Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali presenterà al pubblico per la prima volta l’automa di Manzetti (1840) restaurato, uno straordinario robot dalle fattezze naturali che ancora oggi non smette di strabiliare per le sue caratteristiche di modernità. Il Suonatore di Flauto é stato in parte restaurato e si ‘esibirà’ grazie alle nuove tecnologie. Infatti l’automa di Manzetti potrà, in video, ricominciare a muoversi e suonare il flauto, come nei progetti del suo inventore. Il robot, infatti attraverso un sistema pneumatico suona lo strumento a fiato facendo uscire l’aria dalla bocca che nella forma ripete fedelmente l’anatomia umana.

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