“Lungi dall’essere l’unico ‘naturale’, l’atto procreativo, in natura, fra la più sconcertante profusione, il più delle volte non è che un caso fortuito. [… ] la voluttà che l’atto di fecondazione porta seco, nell’un sesso e nell’altro, non è necessariamente ed esclusivamente legata a quest’atto. [… ] Non è la fecondazione che l’animale cerca, è semplicemente la voluttà. Cerca la voluttà – e trova la fecondazione per caso fortuito.”
In centocinquant’anni possono succedere un sacco di cose, e se sei Olivia de Havilland o Kirk Douglas nella maggior parte di quelle ci sei, anche se forse non al massimo della lucidità (non andate però a chiedere a Ryan Murphy della causa che gli è stata intentata dopo Feud dalla “dolce Melania” di Via col vento…): un secolo e mezzo fa nasceva André Gide, intellettuale finissimo, aforista caustico (“Bisogna lasciare la ragione agli altri perché questo li consola del non avere altro”, diceva), scrittore francese premio Nobel per la letteratura nel 1947 per “la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica”.
Gide è in assoluto il cantore della libertà, anche sessuale: messo al bando il moralismo e il puritanesimo, accetta di essere gay ma non viene meno ai suoi valori. Figlio della buonissima borghesia parigina, sin da ragazzo si dedica a due attività che lo accompagneranno per tutta la vita: il pianoforte e la masturbazione. È infatti per le sue cosiddette “cattive abitudini” che viene sospeso giovanissimo da scuola, ma anche i numerosi lutti e la salute spesso minata da vari malanni non lo aiuteranno ad avere una formazione regolare.
Viaggia molto, conosce Oscar Wilde, che lo attrae e repelle, idealizza una sua cugina, con cui intrattiene un lungo e ambiguo rapporto che lo porta anche al matrimonio, si lascia andare per un certo periodo a una forte e convinta esaltazione religiosa, critica il colonialismo e l’antisemitismo, scopre il piacere tra le braccia di Ali, un ragazzo nordafricano: la sua opera più celebre è senza dubbio L’immoralista, che gli dà grande successo ma fa anche molto scandalo, anche perché si tende a sovrapporre Gide in maniera esagerata al suo protagonista, Michel. Che del resto, però, è un letterato in viaggio verso Tunisi con la nuova moglie e che, malato di tubercolosi, mentre guarisce decide di cambiare radicalmente la sua vita… D’altro canto, come lui stesso ha scritto, “Ognuno di noi assume il dramma che gli si addice, e sopporta la sua parte di tragedia”.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.