Stuart Hatton Jr. è il vincitore del concorso che, per la prima volta a Roma e in Italia, ha visto 32 ragazzi, provenienti da altrettanti paesi, sfidarsi per il titolo di Mr Gay World. Ballerino, modello, allenatore e insegnante, Stuart aveva vinto la fascia di Mr Gay UK 2013 lo scorso settembre.
Durante la finalissima condotta da Vladimir Luxuria e Christian Nastasi, il delegato del Regno Unito ha battuto i ragazzi di Hong Kong, Cipro, Venezuela e Irlanda dopo essere arrivato fra i migliori 5 in una gara a colpi di sfilate casual, eleganti e in intimo e dopo un’inedita uscita con costumi che richiamavano le tradizioni dei luoghi d’origine dei concorrenti. Scenario romano del concorso è stato il Gay Village insieme alle numerose location esterne che hanno ospitato le prove giornaliere di scrittura, cucina, fotografia, arte e sport. Durante la serata conclusiva non son mancate interviste e domande a sorpresa per testare le capacità dei candidati di reagire a situazioni inaspettate in vista di future interviste e partecipazioni televisive.
Sì perché, come tengono a precisare gli ideatori e gli organizzatori, Mr Gay World non vuole essere un semplice concorso di bellezza ma una vera e propria caccia alla persona che per un anno deve dimostrarsi all’altezza di rappresentare la comunità LGBT nel mondo. E se la bellezza da sola non basta, a scegliere il vincitore non poteva che essere una variegata giuria composta di artisti e attivisti, con in testa Adam Bouska e Jeff Parshley, ideatori della campagna NOH8, Fioretta Mari, Fabio Canino, Vanni Piccolo, Imma Battagliae il rapper Cazwell.
Proprio alla consigliera, che lo scorso lunedì aveva accompagnato i ragazzi all’incontro col vicesindaco della Capitale Luigi Nieri e a visitare l’aula Giulio Cesare, è andato il Philanthropy Award che ogni anno l’organizzazione assegna a un personaggio del paese ospitante che si è distinto nella lotta per i diritti della comunità LGBT.
Torna invece a casa a bocca asciutta, ma con la soddisfazione di aver veicolato un importante messaggio, Nicola La Triglia, il delegato italiano subentrato dopo la rinuncia di Giovanni Licchiello, Mr Gay Italia 2013. Nicola aveva incentrato la sua partecipazione sul superamento degli stereotipi di bellezza e sulla liberazione sessuale con il suo motto “Beauty is autenticità”. Un’autenticità e una schiettezza che forse non sono andate giù a tutti: poco prima dell’inizio della serata conclusiva lo stesso concorrente ha infatti denunciato sul suo profilo Facebook di esser stato apostrofato da un membro della giuria per aver indossato dei tacchi durante la competizione. “È estremamente grave che il membro di una giuria che dovrebbe eleggere chi potenzialmente andrà a rappresentare i giovani gay nel mondo non abbia memoria e rispetto dell’insegnamento che ci è stato tramandato da Stonewall” ha commentato La Triglia.
Ma l’incidente del concorrente italiano non è stato l’unico ad aver macchiato questa edizione della manifestazione: impossibile non ricordare come 7 dei 32 concorrenti originariamente ammessi al concorso non abbiano potuto partecipare perché è stato negato loro il visto per entrare nel nostro paese. Un rifiuto ancora più amaro se si considera che i concorrenti esclusi dalla competizione provenivano, nella maggior parte dei casi, da paesi dove l’omosessualità è ancora considerata un reato. Una nota stonata sui titoli di coda di questa kermesse che, mentre già si da appuntamento all’edizione 2015 a Cape Town in Sud Africa, non può che far riflettere sui normali limiti di un concorso che, nonostante i nobili intenti politici e gli ambasciatori di tutto rispetto, sembra avere ancora molta strada da fare per riuscire a “cambiare il mondo”.
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di Andrea Contieri
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