39 anni, padre e pasticciere di Roma ma di origini pugliesi, Antonio Veneziani è stato eletto “Il gay più bello d’Italia 2020” il 22 agosto scorso. Apriti cielo. Da allora si è detto e letto di tutto, sul web, a causa di alcune esternazioni del fresco vincitore, non solo politicamente vicino al centrodestra italico ma dichiaratamente distante dall’istituzione del Pride e amante del sesso bareback, con tanto di ‘sfondatour’ in giro per l’Italia da pubblicizzare sui social. Può un simile personaggio indossare simile fascia, al di là delle legittime opinioni personali su politica, comunità LGBT e sesso?
A questa domanda, che per giorni ha preso forma on line, hanno provato a replicare gli organizzatori del concorso. 5 giorni fa l’annuncio che “il comitato organizzativo” si sarebbe riunito per “valutare la propria posizione nei confronti del vincitore del titolo 2020”. Due giorni fa l’annuncio che “l’organizzazione del concorso, non avendo esaurito gli argomenti trattati e con la volontà di confrontarsi anche con alcuni esponenti della comunità Lgbt – al fine di prendere la decisione più giusta in merito – comunicherà nei prossimi giorni l’esito delle valutazioni“. Poche ore fa, al termine di un conclave papale, l’ultima discussa e discutibile parola su questa vicenda.
Dopo un’ampia e articolata discussione il comitato organizzativo ha confermato, all’unanimità, la scelta della giuria di nominare Antonio Veneziani quale vincitore dell’edizione 2020. Siamo certi che la bufera mediatica che si è scatenata sia stata occasione di crescita e confronto per l’intera comunità lgbt. Il comitato organizzatore sta contattando in queste ore diversi esponenti del mondo lgbt quali: Imma Battaglia, che ha già dato la sua disponibilità, Monica Cirinnà, Alessandro Zan. Questi avranno il compito di rappresentare punti di vista forse diversi da quelli che si estrapolano dai post e articoli del vincitore. In sintesi abbiamo condiviso in pieno il motto: tutti gay, tutti diversi.
Chi faccia parte di questo fantomatico “comitato organizzativo”, non è ancora chiaro. Quanto siano, chi siano. Come si sia articolata questa ‘ampia’ discussione e come si sia arrivati all’unanimità dopo 10 giorni di contrasti, altrettanto. Per quale motivo dover interpellare parlamentari come Zan e Cirinnà, al momento decisamente impegnati in altre faccende, appare ancor più oscuro. Ciò che rimane sul tavolo, per quanto dispiaccia doverlo sottolineare, è una gestione dell’intera vicenda ai limiti del dilettantistico. Antonio Veneziani è liberissimo di votare persino Mario Adinolfi, di deridere i Pride a causa di qualche partecipante in perizoma e di “ingravidare” chiunque voglia essere “ingravidato”, ma qualche perplessità nei confronti di chi lo ha prima selezionato per partecipare a Il Gay più bello d’Italia, poi votato e infine strenuamente difeso dinanzi a ciò che appariva apparentemente indifendibile, rimane pesantemente in superficie.
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ANTONIO VENEZIANI VAFFANCULO DI CUORE COGLIONE!!!!!!!!