Che sia ospite o meno, Sanremo umilia Conchita Wurst: è proprio vero, il Festival è il simbolo dell’Italia provinciale e sempre uguale.
Dopo l’episodio del 2015, quando Carlo Conti con ignobile ruvidezza la chiamò sul palco usando il nome di battesimo “Tom”, Sanremo anche a distanza continua ad umiliare Conchita Wurst: un po’ come il bulletto che per noia prende di mira il più debole anche quando non c’entra nulla.
Così stavolta tocca a Pierfrancesco Favino, la cui bravura e sensibilità come attore rende ancora più doloroso questo scivolone, ad esibire un po’ di grossolana transfobia in uno degli sketch meno riusciti del Festival.
“Vi lamentate per il Festival ma io sono stato all’Eurovision, non state messi poi così male, non lamentatevi”. [Appare la foto di Conchita] E giù a ridere.
La battuta, fortunatamente, ha attirato diverse critiche sui social, a cui per ora l’attore non ha risposto.
#Favino chiedi scusa perché nessuna persona #LGBT ha riso del tuo squallido siparietto #omofobo!!! @ConchitaWurst pic.twitter.com/L8cq8tdwk9
— Aurelio Mancuso (@aureliomancuso) February 8, 2018
Ma la battuta su Conchita Wurst chi l’ha scritta a Favino? Adinolfi o Gasparri? #Sanremo2018
— Lorenzo Farina (@Lorenzo_Farina) February 8, 2018
Ci state dicendo che l’#Eurovision è talmente entrato nella cultura italiana da inserire @ConchitaWurst senza contesto in scenette random a #Sanremo2018??? Noi sotto SHOCK! pic.twitter.com/k7ONE1FeIu
— Eurofestival News (@escitalia) February 8, 2018
Diversamente invece sui giornali e dalla Rai in pochi evidenziano questa caduta di stile gratuita. Allora forse ha ragione Favino, non lamentiamoci del Festival (per gli artisti agée e le canzoni un po’ scontate) lamentiamoci invece di questa fotografia di un’Italietta sempre uguale e provinciale.
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Che tristezza! In un paese che mi fa sempre più pena ogni giorno che passa...