Ecco perché il porno gay italiano è già tramontato

Nonostante molti porn performer italiani siano diventati famosi lavorando all'estero, le produzioni italiane sembrano avere intrapreso un inarrestabile declino. Le cause? Eccole qui di seguito.

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Recentemente in Canada ha debuttato un nuovo canale a pagamento, Hard TV, dedicato esclusivamente al porno gay di qualità, con un palinsesto che propone – a rotazione – titoli che vanno dai cult classici alle ultime produzioni, ma anche rotocalchi informativi e altro ancora. Mentre il porno gay internazionale taglia sempre nuovi traguardi, però, bisogna prendere atto che quello italiano sembra ormai defunto. La All Male Studio di Bologna non produce nuovi titoli da anni, mentre sul sito Lucas Kazan – a discapito del motto «Italians do is better» che campeggia ancora sulla sua homepage – la percentuale di volti italiani è diventata sempre più esigua. Viene da chiedersi perchè la parabola del porno gay prodotto in Italia sia stata così breve, soprattutto se si considera che tanti gay porn performers italiani sono diventati nomi di riferimento lavorando all’estero.

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Come spiegare, poi, l’assenza di siti italiani sul modello di Seancody e Randyblue, che partendo davvero dal nulla hanno rivoluzionato il porno gay? Il discorso è molto complesso. Il porno gay italiano nasce alla fine degli anni ’90, ma gli imprenditori che hanno voluto lanciarsi in questo settore non hanno considerato due problemi tutti italiani: l’assenza di un circuito distributivo adeguato e la difficoltà di reperire gay porn performers. Infatti le VHS (e poi i DVD) arrivavano a singhiozzo nelle edicole e in un esiguo numero di sexy shop del centro nord, mentre i gay porn performers venivano reclutati quasi esclusivamente fra i frequentatori di club privati, fra gli escort o tramite annunci: tutti contesti che, in Italia, è alimentato soprattutto da persone che non vogliono esporsi. Così bisognava accontentarsi e scegliere il meglio, o il meno peggio, fra i pochi ragazzi che – in quei contesti –  non si facevano troppi problemi. Però anche in quel caso si creavano situazioni che rendevano questa carriera poco invitante, visto che un porn performer – per quanto disinibito – poteva essere piazzato sulla copertina di un DVD che arrivava nell’edicola sotto casa, con tutte le ripercussioni del caso.

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Questa distribuzione scriteriata spiega perchè Lukas Kazan era costretto a girare i suoi primi video in una doppia versione, per l’Italia e per l’estero, visto che alcuni ragazzi italiani non volevano correre rischi in patria. Con la diffusione di internet, poi, la situazione si è complicata ulteriormente, visto che a una maggiore diffusione del porno gay – e conseguente aumento del rischio di outing – non si è accompagnata una maggiore emancipazione dei gay porn performers italiani. I siti stranieri semi amatoriali come Seancody, infatti, si reggono in buona parte su giovani che escono di casa e sono indipendenti già intorno ai vent’anni, o che magari diventano autonomi e si pagano gli studi anche grazie ai guadagni da porn performers, mentre in Italia tantissimi ragazzi devono rendere conto di quello che fanno alla propria famiglia fino a 30 o 40 anni. Inoltre bisogna considerare che diventare gay porn performers all’estero consente guadagni supplementari facendo spettacoli in locali gay gestiti con competenza, che scelgono con criterio chi invitare alle loro serate.

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In Italia, invece, i locali che «osano» in questo senso sono molto pochi e in molti casi tendono ad invitare performers a caso, e magari puntando al risparmio, impedendo così che si crei un circuito professionale di questo tipo, ma anche un business e un pubblico specifico. Questa situazione ha impedito anche che in Italia i compensi dei porn performers diventassero davvero invitanti e giustificassero eventuali rischi di outing, allontanando dal mondo del porno italiano i ragazzi gay e tantissimi potenziali gay for pay. In più fra i pochi ragazzi disponibili a lavorare in Italia in queste condizioni è stato sempre più difficile trovare quelli che potevano rendere le produzioni italiane competitive, e così in poco tempo il settore è imploso. Il porno gay italiano, quindi, è tramontato prima di sorgere del tutto? Sembrerebbe di sì, anche se – paradossalmente – i gay performers italiani di qualità esistono, e sono sempre più quotati all’estero.

di Valeriano Elfodiluce

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