IL MIO COMMILITONE È GAY

Un'affermazione che non ha destato scalpore nelle truppe multinazionali in Iraq, dove la convivenza tra soldati omosessuali e eterosessuali ha dato una spallata al "don't ask, don't tell".

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L’operazione militare statunitense in Iraq ha avuto un altro effetto, oltre a quello di mandar via Saddam Hussein: ha anche provato che soldati dichiaratamente gay possono lavorare benissimo accanto ai loro commilitoni etero. Lo dimostra uno studio pubblicato alcune settimane fa che verrà ora utilizzato negli Stati Uniti per fare pressione affinché la politica del “don’t ask, don’t tell” venga finalmente messa da parte.
Secondo il Centro per lo Studio delle Minoranze Sessuali nelle forze Militari (CSSMM), lo studio smentisce la logica che sta alla base della politica del governo definita “don’t ask, don’t tell”, secondo la quale permettere a personale apertamente gay di servire possa minare la coesione nelle forze armate. E’ per questo che le forze americano devono lavorare con le truppe di coalizione da paesi in cui sono ammessi a servire uomini e donne dichiaratamente omosessuali, come il Regno Unito. Lo studio rivela che gli ottimi legami che si sono creati tra le truppe americane etero e gli ufficiali britannici gay smentiscono l’idea che il morale venga rovinato dalla presenza omosessuale tra i militari.
I ricercatori nella “Multinational Military Units and Homosexual Personnel”, dicono che le loro scoperte hanno dimostrato che i soldati dichiaratamente gay che hanno servito nelle unità multinazionali con militari americani sono stati accettati anche dai soldati statunitensi e hanno contribuito alla perfetta riuscita delle missioni della loro unità.
Per Aaron Belkin, direttore del CSSMM, «le conclusioni cui giunge questo studio sollevano seri dubbi sulla correttezza della logica del “don’t ask, don’t tell”, specie quando la maggior parte dei nostri principali alleati militari nel mondo, in particolare la Gran Bretagna e l’Australia, hanno integrato personale dichiaratamente gay in ogni ramo delle loro forze armate».
Belkin ha chiesto a due ufficiali dichiaratamente gay della Royal Navy britannica che hanno servito con forze americane, di incontrarsi con i partecipanti al congresso. Uno di questi soldati, il tenente Rolf Kurth della British Royal Navy, è stato inserito nel rapporto del CSSMM e ha servito come “un legame diretto” tra la squadra dei marinai americani e marinai inglesi a bordo di una nave della Royal Navy. Secondo una email di Kurth, la maggio rparte dell’equipaggio era a conoscenza della sua sessualità: «Il mio orientamento sessuale era risaputo, e venivano fatti all’interno della conversazione alcuni commenti, molto sottili, che rendevano chiaro che le persone erano a conoscenza. Per esempio, quando gli uomini erano seduti in cerchio per guardare una bella ragazza sul giornale o alla tv, a volte alcuni facevano comenti come “beh, non sei la persona più adatta per giudicare”».
Il tenente Kurth ha detto che i militari americani lo hanno trattato come ogni altro soldato inglese. «La relazione lavorativa con loro è stata perfetta, e mi sono trovato benissimo con loro».

di Gay.com UK

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