LIBERALI CONTRO LA LIBERTA’

Dopo il pronunciamento di Strasburgo, l'ex-premier Giuliano Amato critica il comune di Grosseto che non ha appoggiato la proposta di legge toscana contro le discriminazioni: "Spero che ci ripensino".

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La Toscana e l’Europa. Chi pensava che la polemica d’inizio anno tra l’Arcigay della Toscana e l’amministrazione comunale di Grosseto (sulla mancata approvazione del disegno di legge regionale contro le discriminazioni per orientamento sessuale) fosse solo una marginale disputa di provincia, non aveva fatto i conti con Strasburgo. Nella seduta di mercoledì, infatti – come ampiamente riportato – il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione della socialista olandese Joke Swiebel, “Sulla situazione dei diritti fondamentali dell’UE”, che chiedeva esplicitamente agli Stati membri di “lottare contro le discriminazioni nei confronti degli uomini e delle donne omosessuali, per la loro piena emancipazione e integrazione sociale” e raccomandava “di riconoscere le relazioni non matrimoniali, sia tra persone di sesso diverso che tra persone dello stesso sesso, e a connettervi gli stessi diritti che al matrimonio”. La relazione chiedeva infine alla Commissione europea di far elaborare “uno studio comparativo e aggiornato della situazione degli uomini omosessuali e delle donne lesbiche negli Stati membri, in modo da constatare l’aumento o la diminuzione dei fenomeni di discriminazione” (l’ultimo rapporto ufficiale in proposito, elaborato dall’ILGA, risale al 1998).
Il principio ispiratore del documento viene considerato il diritto alla libera circolazione delle persone, uno dei pilastri delle libertà dell’Europa unita. Date infatti – si legge nel documento Swiebel – “le diverse normative nazionali in materia di coppie di fatto e la possibilità di contrarre matrimonio tra omosessuali nei Paesi Bassi, il loro riconoscimento in altri Stati membri non è sicuro o non è disciplinato. Visto il crescente legame economico e culturale all’interno dell’UE, ciò va considerato come un ostacolo” al diritto della libera circolazione dei cittadini europei.
Con l’occhio rivolto a questo doppio lato della discussione politica – uno municipale e regionale, l’altro internazionale – Giuliano Amato interviene nella querelle tra sinistra, Arcigay toscana e centrodestra, in attesa della replica al mondo gay da parte del sindaco di Grosseto, Alessandro Antichi.
L’ex premier, rivolto ai membri del Consiglio comunale del capoluogo maremmano, dice: “Spero sinceramente che ci ripensino.”
Il caso di Grosseto – afferma Amato – «dimostra bene come due contrapposte visioni della società si affrontano in Italia e in Europa. Anche in Inghilterra, ad esempio, di tanto in tanto riaffiorano tendenze di radicalismo omofobo; ma proprio sulla capacità di risposta a queste – come ad altre – posizioni antistoriche, si misura la capacità di governo della classe dirigente.»
Partiamo dalle ragioni del “no”. La prima è la convinzione che la tutela giuridica di alcune minoranze come quella omosessuale sia contenuta già nell’articolo 3 della costituzione. L’altra è che la politica non può pretendere di risolvere tutte le discriminazioni. Lei è d’accordo?
No. Come spiegava Augusto Barbera in un eccellente commentario alla Costituzione, le garanzie sono garanzie effettive solo se diventano istituzioni concrete. Le garanzie lasciate nella forma di principi generali servono solo per essere sbandierate nei comizi. In quanto alla seconda, questa, più che una motivazione mi sembra una baggianata, per cui eviterei di commentarla.
Entrando nel merito della legge regionale, lei ritiene che si tratti di un pacchetto di norme che in qualche modo “forzano” la società civile?
La proposta regionale è, in termini neutri, un disegno di legge liberale, perché riguarda in primo luogo le scelte individuali dei cittadini. Non averla accettata risulta difficilissimo da spiegare per chi, almeno in teoria, si rifà alla tradizione dei valori liberali. Inoltre, dire di “no” ad alcune norme che riguardano problemi delicati come quello degli affetti (a chi, ad esempio, affidare la propria vita, in caso di incoscienza dovuta a traumi o malattie invalidanti) significa opporsi all’accettazione di principi universali.
La proposta di legge ha creato imbarazzo anche nel mondo cattolico, che, pur con diverse sfumature, l’ha rifiutata. Secondo lei, perché?
Non ne capisco il motivo, dato che altro è sostenere – è la posizione del Papa – il primato della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, che guarda con scetticismo le unioni di fatto, sia omo che eterosessuali; altro è ammettere discriminazioni verso le persone, per via delle loro preferenze sessuali. La cultura cattolica, insomma, su questi argomenti sembra molto più avanti dei politici che si richiamano ad essa.
Quando la divisione delle forze politiche tocca aspetti che dovrebbero essere patrimonio comune, non c’è il rischio che sia la politica tutta a fare brutta figura e non solo questo o quel partito?
Esattamente. Di solito si pensa che la politica non riguardi i problemi delle persone. Quando poi si vede che la politica se ne interessa, ma sbaglia le soluzioni (come in questo caso), succede – come lei dice – che fa proprio una magra figura.

di Dario Remigi

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