Robert Mapplethorpe, uno dei fotografi gay più famosi della storia, oggi avrebbe compiuto 73 anni.
Nato nel 1946 nel Queens (New York) e cresciuto in un ambiente cattolico molto rigoroso, a sedici anni si iscrisse al Pratt Institute di Brooklyn, dove studiò disegno, pittura e scultura, che influenzò fortemente la sua attività fotografica.
All’inizio della sua carriera, Robert Mapplethorpe fu influenzato da una serie di artisti come Joseph Cornell, esperto di montaggio, e il dadaista Marcel Duchamp e sperimentò collage misti, usando immagini tratte da libri e riviste.
Dall’amore per le Polaroid delle prime mostre alla fama mondiale
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Nel 1970 Mapplethorpe acquistò una Polaroid in modo da poter scattare foto da utilizzare per i suoi collage.
L’amore per questa macchina fotografica – e la qualità dei suoi scatti – lo convinsero ad intitolare “Polaroid” anche la sua prima mostra ufficiale, che si tenne alla Light Gallery di New York City nel 1973.
Dal 1975, con una fotocamera più sofisticata, l’artista iniziò a fotografare le persone che conosceva.
Artisti, musicisti, stelle del cinema pornografico e altri membri della particolare e “spigolosa” scena underground di New York furono tutti catturati dalla fotocamera di Mapplethorpe.
Patti Smith: una delle muse di Mapplethorpe
La carriera di Mapplethorpe arrivò, però, al suo picco massimo negli anni ’80, dove continuò ad esplorare e perfezionare le sue tecniche ed i suoi formati.
Lavorò anche a progetti commerciali, creando copertine di album per Patti Smith e per la band Television, oltre ad una serie di ritratti e immagini per Interview Magazine.
Nonostante (o forse a causa della) diagnosi di AIDS nel 1986, egli accelerò ulteriormente i suoi sforzi creativi ed intraprese progetti sempre più ambiziosi.
Nel 1988, un anno prima della sua morte, tenne la sua prima grande mostra al Whitney Museum of American Art di New York.
L’arte di Mapplethorpe: autoritratti, erotismo, BDSM e nature morte
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Robert Mapplethorpe è noto soprattutto per i suoi splendidi e potenti ritratti ed autoritratti in bianco e nero, ma altrettanto per le sue immagini maschili erotiche e sadomaso e le nature morte floreali.
Il lavoro del fotografo americano presenta un connubio – all’epoca inedito – di eleganza unita a trasgressione, rappresenta l’omosessualità, la bellezza classica e la sua visione del corpo maschile, che viveva anche “sessualmente” in prima persona, ha fatto sicuramente scandalo (e ha fatto scuola a molti artisti successivi a lui).
Le fotografie di Robert Mapplethorpe mostrano una prospettiva avvincente sulla cultura queer underground Newyorkese degli anni ’70 e ’80, di cui egli stesso faceva parte.
Da non perdere, potendo fare un viaggio a New York, la splendida retrospettiva Implicit Tensions, al Guggenheim , aperta fino al 5 Gennaio 2020.
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