Prima di entrare in Salle Lumière, durante l’ultimo Festival di Cannes, il pensiero è stato: sarà il solito Woody Allen. All’uscita è stato: sì, è il solito Allen. Però, che grazia e che leggerezza (giudizi certo non originali!) nel mescolare gli stessi ingredienti che hanno fatto la fortuna del grande Woody, ossia quel cinismo di fondo alla fine quasi rassicurante, l’amore per la giovinezza un po’ svampita, la sua grande passione, New York, i congegni narrativi a incastro quasi perfetto. Questa volta ecco un tema tanto di moda che s’affianca ai soliti affanni sentimentali da società altoborghese annoiata: la credulità popolare – in realtà già apparsa nella "Maledizione dello Scorpione di Giada" – e la mania per maghe e cartomanti, pane per i denti di vari personaggi queer o filoqueer italiani quali Solange e il mago Otelma.
La frollata Helena (Gemma Jones, quasi un clone di Emma Thompson più anziana), disperatella per l’abbandono del marito Alife (Anthony Hopkins, affaticato), si abbandona ai discutibili consigli di una cartomante da strapazzo ma adorabilmente disposta a confidarsi con lei riguardo ai suoi tracolli sentimentali. Non è messa meglio la figlia Sally (Naomi Watts, caparbiamente addolorata e meno bella del solito), sposata infelicemente a Roy (Josh Brolin, perfetto), scrittore divenuto celebre grazie a un romanzo di successo ma ora in frustrante stallo creativo, sconvolto dall’improvvisa infatuazione per una musicista osservata dalla finestra, Dia (la folgorante attrice indiana Freida Pinto).
Così, la stressata Sally si prende una sbandata per il proprietario della galleria d’arte per cui lavora, Greg (Antonio Banderas, fascinosissimo) ma costui nasconde un segreto che la renderà ancora più disillusa riguardo alla possibilità di trovare l’uomo della propria vita.
La consueta ronde sentimentale alleniana cita se stessa con l’oca giuliva della "Dea dell’Amore", qui diventata una call girl di nome Charmaine (Lucy Punch, meno incisiva di Mira Sorvino, attrice di La fatata passera!), e fa sorridere quando Anthony Hopkins si trova in difficoltà nonostante le tonnellate di Viagra.
Niente di nuovo sotto il sole, certo, e dal punto di vista queer Banderas e il suo segreto potrebbero non significare abbastanza per gli omosessuali più intransigenti, ma Allen sembra suggerirci che l’amicizia al femminile, anche se non sessuale, a volte più sopperire all’amore fisico eterosex in maniera più che soddisfacente.
Bizzarria: il manifesto italiano riproduce quella di un celebre amaro digestivo, ma ribaltato, quasi a simboleggiare provocatoriamente il retrogusto fastidioso dell’ingannevole amore di cui è capace un certo maschio eterosessuale.
Ideale per un pubblico femminile e gay. Si astengano i machi(sti).
