Sulla terribile vicenda romana, che ha portato alla morte del ventitreenne Luca Varani, oggi è la giornata dell’interrogatorio più atteso, quello del pr romano, figlio di una certa annoiata borghesia capitolina, Marco Prato (o Marc Prato, come era conosciuto e come si faceva chiamare su Facebook). Marc era pressochè un gay dichiarato: nonostante il propagandato flirt con la showgirl Flavia Vento, che a molti non risulta reale e puzza più come tentativo riuscito di finire sulle cronache di un rotocalco molto letto come “Oggi”, Marc era infatti molto conosciuto nell’ambiente gay romano, dal momento che insieme ad altri soci organizzava un aperitivo domenicale abbastanza frequentato, quell'”Ah Però” che – con una coda di polemiche che per scelta non abbiamo voluto sottolineare – si è tenuto anche lo scorso weekend, con i partecipanti che non parlavano d’altro che del terribile omicidio scoperto da poche ore ma già sulle pagine web dei siti di informazione locale.
In attesa dei risultati dell’interrogatorio, il quadro della vicenda si fa via via più chiaro e, tutto sommato, conferma quanto da noi già riportato nell’intervista esclusiva che lunedì mattina facemmo a Giulio (nome di fantasia), un ragazzo gay romano che insieme ad un amico conobbe Marc Prato qualche mese fa in circostanze non molto diverse da quelle della notte di giovedì scorso: anche in quell’occasione, infatti, Marc era in compagnia di un suo amico “eterosessuale”, così etero da proporre agli altri di unirsi ad un festino a base di cocaina, alcool e sesso. Ma Giulio ed il suo amico non accettò la proposta, perché – come ci ha dichiarato – la situazione gli piacque davvero poco ed aveva capito che lì si sarebbe “fatto tutto fuorché scopare”, da tanta droga ci sarebbe stata.
Le principale notizie della giornata, in attesa quindi dei verbali dell’interrogatorio di Marc Prato, sono quelle che Marc Prato un mese fa si era ritrovato in una situazione simile a quella di giovedì scorso. Il quotidiano La Stampa di oggi, infatti, racconta che un altro ragazzo trentenne – anche lui cocainomane – fu “rinchiuso” nel suo appartamento a piazza Bologna e fu riempito di botte. In quella circostanza la vittima di calci e pugni fu salvata grazie alla madre che, preoccupata per la sua sparizione, si rivolse al 112: una mossa disperata, dettata dal fatto che tutti gli amici del figlio contattati al telefono avevano spiegato di non essere insieme a lui. Tutti tranne uno: Marco Prato, appunto.La scoperta nella “casa dello sballo” fu devastante: Marco Prato e l’amico trentenne completamente strafatti e quest’ultimo gonfio di botte. Fu presentata una denuncia per lesioni personali, poi sorprendentemente ritirata. Sull’episodio, indaga ora Francesco Scavo, lo stesso pubblico ministero titolare del fascicolo sull’omicidio di Varani.
Marc Prato, 30 anni, famiglia borghese, laurea in Scienze politiche alla Luiss e un master di marketing a Parigi, soffriva terribilmente per la sua condizione omosessuale, tanto da – presumibilmente – inscenare la relazione con Flavia Vento: figlio non solo dell’annoiata borghesia capitolina ma anche della peggiore repressione omofoba, quindi, verrebbe da pensare, al punto da assumere sostanze psicotrope in grande quantità, darsi all’amore mercenario circondandosi di “marchette” presunte “eterosessuali” – come il povero Luca Varani -, coinvolgere altre persone in questo suo delirio di onnipotenza fino ad architettare insieme ad una di queste – Manuel Foffo, per l’appunto – l’agghiacciante percorso che ha portato alla morte, dopo una notte di torture, del giovane ventitreenne che – pare – fu coinvolto con la promessa del pagamento di 100 euro (o 120, come dicono alcuni quotidiani). Furono una ventina i giovani contattati nella notte dai due, Marc Prato e Manuel Foffo: venti-venticinque ragazzi da coinvolgere in quello che secondo gli inquirenti era un piano diabolico, deciso a tavolino, di far soffrire un loro coetaneo torturandolo ed uccidendolo per “vedere l’effetto che fa”.
La ricostruzione della vicenda che fino ad oggi emerge andrebbe però anche depurata dei palesi tentativi dell’altra persona coinvolta nell’omicidio, Manuel Fotto, e del suo potente e ricco padre, proprietario di una nota agenzia di pratiche automobilistiche romana, di scaricare su Marc Prato gran parte delle responsabilità. I legali di Manuel, infatti, stanno già insistendo anche con i giornalisti sulla strada dell'”incapacità di intendere e di volere“, mentre incredibilmente suo padre si è fatto intervistare dall’immancabile Bruno Vespa che, senza l’ausilio di nessun plastico – almeno per ora -, ha dedicato parte della puntata di Porta a Porta alla vicenda romana. “Manuel è sempre stato un ragazzo modello, contro la violenza. Un ragazzo molto buono, forse anche eccessivamente buono e riservato. Un ragazzo con un quoziente intellettivo superiore alla norma”, ha dichiarato Valter Foffo al noto presentatore, sollecitando la presa di posizione del padre della vera prima vittima di tutta questa agghiacciante vicenda, il povero Luca Varani: “State a vedere che adesso alla fine di questa storia il delinquente è mio figlio”, ha comprensibilmente dichiarato ieri sera ai giornalisti.
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