Da un paio d’anni due protagonisti dell’industria pornografica sono al centro di un procedimento giudiziario che sta volgendo alla fine e che, dopo i recenti sviluppi, ha scatenato una nuova polemica online. I due protagonisti sono Mickey Taylor, pornostar gay, e Dominic Ford, ex produttore pornografico e creatore di “JustFor. Fans”.
Taylor, nome d’arte Marcus Stones, aveva fatto parlare di sé nel giugno 2020 quando con una serie di tweet aveva accusato Ford, nome d’arte di Jack Aaronson, di essere uno stupratore e di aver approfittato del suo lavoro come produttore per abusare dei modelli gay che lavoravano con lui. Le accuse di Taylor non sono state pubblicamente supportate da altri modelli e pornostar che negli anni hanno lavorato con Ford, che si definisce come un “uomo giamaicano britannico di razza mista e pansessuale”.
“JustFor.Fans” è una piattaforma relativamente recente e che, in poco tempo, ha raccolto già oltre 85 milioni di utenti. Si tratta di una piattaforma per adulti molto simile a “OnlyFans” ma, anziché capitalizzare su tuttə lə utentə, Aaronson ha creato la sua “JustFor.Fans” per dare principalmente agli uomini gay uno spazio dove poter vendere i loro contenuti pornografici senza l’intromissione di terze parti.
Nel corso delle indagini non sono stati rivelati molti dettagli che confermassero o meno le accuse e tanto è bastato perché Aaronson, che si è sempre dichiarato innocente, decidesse di portatore Mickey Taylor di fronte all’Alta Corte di Londra, citandolo per diffamazione. La cosa più assurda di tutta la storia è che, stando alle dichiarazioni di entrambi i team legali, Taylor rischia davvero di essere condannato. Se dovesse succedere, dovrà risarcire Aaronson per ben 60mila sterline.
Il processo, guidato dal giudice Julian Knowles, dovrebbe concludersi questa settimana con una decisione definitiva da parte del tribunale. Nel frattempo Jonathan Price, il legale di Mickey Taylor, ha affermato in udienza che l’attore aveva sperimentato episodio di “omofobia e razzismo” nell’ambiente di lavoro di cui Aaronson era proprietario, e che sentiva il dovere di parlare pubblicamente «per gli altri che subiscono ingiustizie e non vengono ascoltati».
Online, poi, la vicenda di Mickey Taylor ha sollevato un altro tema, altamente importante. Alcuni utenti hanno sottolineato, intanto, la tendenza a non credere a un uomo che accusa di essere stato vittima di una violenza sessuale, specie se si tratta di un uomo gay. A questo, oltretutto, si va ad aggiungere il peso e lo stigma sociale dell’essere una pornostar. Non conoscendo i dettagli dell’indagine, non è dato sapere se ci siano effettivamente delle basi per mettere in discussione l’innocenza di Aaronson. Certo, non stupirebbe se la professione di Taylor abbia contribuito a un po’ di discriminazione nel mettere in dubbio le sue accuse.
I legali di Aaronson hanno affermato che Taylor avrebbe mosso le accuse come gesto di vendetta, visto che nel periodo precedente alla pubblicazione dei tweet ci sarebbero state delle incomprensioni tra i due. Hanno anche annunciato che, oltre ai danni, verrà chiesta un’ingiunzione per assicurarsi che l’attore non possa intentare altre rivendicazioni.
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