Il dipartimento di polizia di Miami Beach, in Florida, ha trasformato una delle sue auto di pattuglia con i colori della bandiera LGBTQ Progress, facendola partecipare al Miami Beach Pride. Sui social, neanche a dirlo, sono piovute critiche.
Sul post Instagram dell’account ufficiale della polizia di Miami è arrivato di tutto. C’è chi ha parlato di “spreco di denaro dei contribuenti“, chi ha preteso un “etero pride” con le auto “normali”. Ma in tanti hanno sottolineato come una simile auto possa andare a scontrarsi con l’ormai tristemente nota legge Don’t Say Gay, firmata e difesa dal governatore della Florida Ron DeSantis.
“Sorpreso che tutto questo possa essere consentito in Florida”, ha scritto un utente. Altri hanno chiesto spiegazioni, perché a loro dire un’auto simile farebbe ancor più ‘propaganda’ di qualunque libro per bambini. C’è chi ha chiesto una nuova legge ad hoc per ‘frenare’ la polizia dal prendere posizioni ‘gender’, mentre alcune critiche sono arrivate anche dalla comunità LGBTQ, perché “la rivolta di Stonewall avvenne contro i poliziotti”. “La polizia non è mai stata dalla nostra parte. Questa è una gestualità performativa vuota di contenuto“, ha scritto un altro utente. “I poliziotti non sono nostri amici. Realizzano auto di pattuglia arcobaleno mentre arrestano genitori per abusi sui minori che lottano per il genere dei propri figli”.
Un utente di Reddit ha citato le “statistiche” relative alla “violenza della polizia statunitense e agli abusi sessuali contro le persone trans“, mentre altri hanno ipotizzato che il dipartimento potrebbe utilizzare l’auto come “uno scherzo, strumento di nonnismo, di tipo disciplinare informale“.
Un’autentica bufera esplosa all’improvviso, per una semplice auto arcobaleno e la presenza della polizia di Miami ad un Pride, che si allaccia a San Francisco, dove la sindaca ha annunciato che non parteciperà al Pride cittadino perché gli organizzatori hanno vietato la presenza della polizia in divisa. Chi vorrà partecipare al Pride, tra le forze dell’ordine, dovrà farlo in abiti “normali”.
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