UN ABUSO MI HA SVEGLIATO

I gay? Alcuni pieni di bellezza, altri inviperiti, altri illusi. Parla a tutto campo Diego Dalla Palma mentre si racconta a Gay.it, fino a rivelare gli abusi subiti in collegio.

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Non si parla di rossetti, mascara o cipria. Anzi. Nel mirino ci sono proprio i concorsi di bellezza, la chirurgia plastica, la “società sempre più superficiale e consumista”, “la mercificazione dell’identità”. Il suo ultimo libro, La bellezza interiore (Sperling & Kupfer), è una raccolta delle riflessioni e delle esperienze di una vita. A tratti sembra quasi un manuale di resistenza alle storture della moda e dei media. Diego Dalla Palma non è nuovo a queste prese di posizione. Da diversi anni, si è scisso dall’etichetta di guru della bellezza esteriore, per abbracciare il campo dell’interiorità. Dal contenitore al contenuto. “Una scelta non facile: – dice – potrei avere palazzi, se avessi voluto. Ma non ho venduto, assieme ai cosmetici, anche la mia coscienza”.
La bellezza interiore. Se ne parla spesso. Ma che cos’è?
È l’onesta, con la sua forza dirompente. Una persona onesta ha una grande personalità. Non è facile essere onesti in questo mondo, ci vuole una grande forza d’animo.
Come convivono bellezza interiore ed esteriore?

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Solo se la bellezza interiore è prioritaria. Se una persona potenzia solo l’esteriorità, perde di vista l’interiorità. Con il tempo, poi, arrivano le rughe, il corpo cede, lo sguardo non è più lo stesso e si perde anche quella esteriore. A quel punto molti si incattiviscono con se stessi e con il mondo intero.
Il tuo modello di bellezza interiore?
Amalia Rodrigues, la regina del fado. Una folgorazione che mi ha cambiato la vita. La persona più magnetica che abbia incontrato.
Cosa ti colpì di lei?
Il senso di precarietà della vita. Era allegra, vivace e ironica, dava alla morte un senso leggero, gioioso, esattamente come alla vita. Diceva: “Invito la morte a casa tutti i giorni. Ci facciamo delle risate matte e ci beviamo sopra qualche buon bicchiere di vino”.
E un uomo bello interiormente?
Sono più belle le donne. Perché soffrono di più e sono più soggette alle sconfitte e alle cadute. Credo che si trovi più bellezza interiore nelle donne e nei gay. Ma non è sempre detto. Le donne devono confrontarsi con la stupidità o la superficialità di buona parte dei maschi eterosessuali e i gay hanno un percorso interiore più difficile.
Un gay bello?
Leo Gullotta. Non cerca gli scandali, parla con chiarezza
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Un gay bello?
Leo Gullotta. Non cerca gli scandali, parla con chiarezza, si espone, a livello politico e privato. Piacevole, onesto, intelligente. La bellezza interiore è parente dell’onestà ma anche dell’intelligenza.
Qui ne parli bene, ma hai anche sostenuto di non essere amato dai gay.
Una parte imponente, generalmente nella moda, non mi può vedere. Non ho antipatia nei loro confronti. E mi chiedo perché loro debbano averla nei miei. Forse perché vado controcorrente, sincero fino a farmi male. O perché critico pesantemente un certo mondo della moda con la sua vacuità.
Cosa non sopporti?
Il senso di eternità e di irraggiungibilità di alcuni gay. Io sono per la gente, non per le élites. Posso capitare alle serate mondane per fare un favore a qualcuno. Ma quando avviene, non vedo l’ora di tornare a casa, perché ci sono falsità, baci inutili e “amore”, “tesoro”, “adorato”, “ma che meraviglia”. Tutto finto. E poi c’è un’altra cosa che non mi va.
Spara!
Spesso giudicano in relazione solo a certi episodi. Bisogna conoscere per giudicare. Prendi Renato Zero. Carino, umano, pieno di bellezza interiore. Lo hanno condannato quando ha detto: “I gay sono come i down”. Sono sicuro non volesse dire che sono malati, ma che hanno bisogno di affetto, di qualche accortezza in più. È inutile che lo neghiamo. È la verità. I più incattiviti e rissosi sono quelli che non hanno sufficienti carezze. Forse con un po’ più di coccole, sarebbero meno inviperiti.
Altri incompresi?
Aldo Busi, Zeffirelli, Vattimo. Vanno apprezzati in quanto scomodi. È già piena la vita di leccapiedi! Oppure Cecchi Paone: a modo, colto. Lo stimo all’inverosimile. Gli hanno dato contro perché si è dichiarato sotto elezioni. Ma è stato un uomo coraggioso, leale. I gay dovrebbero farne un’icona perché si batte per una giusta causa, con consapevolezza.
Nel libro non scrivi “gay”, ma “scelte di vita”, “innamorato di una persona”. Nulla di esplicito.
La parte sull’omosessualità rientra in quelle 42 pagine non pubblicate. Nessun tabù dell’editore, in ogni caso. La dico qui: non va condannato come codardo chi non manifesta al Gay Pride. È un altro tipo di omosessualità, che viene vissuta senza clamori. Chi si dichiara orgoglioso di qualcosa, espone la sua fragilità e un fondo di incertezza.
Fai dietrofront?
No, ho sempre sostenuto chi conduce cause importanti, come Paola Dall’Orto dell’Agedo o il compianto Stefano Marcoaldi nelle sue iniziative a favore dei malati di Aids e della ricerca. Che mi sono innamorato di uomini e che ho una componente gay prioritaria è risaputo. Ma non voglio ghetti. Non mi interessa essere definito, se non pansessuale. Fra poco sarò un vecchietto, goffo anche nel fare sesso, e non si porrà neanche più il problema. Non illudiamoci. Molti miei amici tornano dal Brasile, da Cuba, dai Paesi arabi, convinti di aver trovato un ragazzo che li ama. Balle! Dopo i 50 anni ti amano soltanto: un gerontofilo; una persona che intravede in te un punto di riferimento per la vita, perché non ha avuto sufficientemente forte la presenza paterna; oppure chi si attacca al tuo conto corrente.
Sesso dopo i 50. Parliamo anche del tuo esordio.
Con un giovane pastore. E poi fra compagni di scuola. Ma non era ancora omosessualità, era risveglio sessuale. La prima esperienza significativa l’ho avuta da adolescente, in collegio a Venezia. Parecchi preti ci toccavano, prima di dormire. Da me veniva don… ma che senso ha nominarlo adesso che è morto? Avrei dovuto dirlo quando era in vita. Così sembra solo una vendetta. Non capivo quanto fosse grave, perché per i miei genitori tutto ciò che facevano i preti era bene. Furono piccole cose, non particolarmente spinte. Purtroppo però un ragazzo ci rimise la vita.
In che modo?
Subì una violenza con drammatici risvolti fisici e psichici che lo portarono al suicidio. I preti lo fecero passare come un attacco di epilessia. Rimasi sconvolto. Con questi fatti capii quanto certa Chiesa sia distante dalle parole di Cristo.

di Matteo Bandini

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