Come l’aromanticismo può aiutarci a decostruire la nostra concezione imposta dell’amore

Dal 19 al 24 febbraio si celebra la Settimana della Consapevolezza Aromantica. Cosa possiamo imparare sull'amore da chi non prova attrazione romantica?

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Con San Valentino fortunatamente alle spalle, insieme alla frenesia delle prenotazioni all’ultimo minuto e delle dediche estemporanee, è giunto il momento di riflettere anche sull‘impatto ideologico di questa celebrazione squisitamente capitalistica.

In particolare, su come essa tenda a semplificare la complessità dell’amore, proponendolo come esperienza standardizzata che non rispecchia la diversità dell’affettività umana, ed escludendo quelle persone che lo interpretano in modi che potremmo ritenere “non canonici”.

Quale occasione migliore della Settimana della Consapevolezza Aromantica – strategicamente posizionata sul calendario subito dopo San Valentino –, un’opportunità per le persone che si identificano in tale orientamento affettivo di rappresentare la propria identità e celebrare le proprie esperienze. Ma anche di aiutarci a decostruire la nostra concezione tradizionale dell’amore.

Cos’è l’aromanticismo?

L’aromanticismo rappresenta una gamma diversificata di identità, tutte unite da un tratto distintivo: la percezione e l’esperienza dell’attrazione romantica si discostano significativamente dalle narrazioni convenzionali diffuse nella cultura dominante e nei media tradizionali.

Una varietà che invita a una riflessione più profonda sul concetto di amore, e che stimola una critica verso l’assunzione diffusa che vede il romanticismo come l’unico modello di riferimento affettivo da perseguire e a cui dare priorità.

L’esplorazione dello spettro aromantico ci porta in un viaggio attraverso un’ampia varietà di esperienze, ciascuna con le proprie caratteristiche distintive che sfidano le convenzioni tradizionali e ci invitano uscire dal sentiero battuto.

Al centro l’aromantico, individui che raramente, se non mai, sperimentano attrazione romantica. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, l’esperienza aromantica non preclude la formazione di legami profondi, spesso basati su forme di connessione intensa come l’amicizia o altri tipi di affetto non romantico.

Avanzando nella complessità dello spettro, incontriamo poi la figura del greyromantico, che vive in una sorta di zona grigia. Qui l’attrazione romantica si manifesta solo sotto circostanze particolari, sfuggendo a una classificazione netta e suggerendo una certa fluidità nei vissuti affettivi.

I demiromantici, d’altra parte, sperimentano l’attrazione romantica in maniera graduale, che cresce in intensità solo dopo aver sviluppato un legame emotivo significativo.

Gli aroflux portano questa idea di fluidità ancora più avanti, con un’esperienza di attrazione romantica che varia nel tempo, oscillando tra periodi di intensa attrazione e momenti di completa assenza.

Nel caso dei bellusromantici, troviamo individui che, pur apprezzando il romanticismo e desiderandolo in teoria, non aspirano a viverlo nella pratica.

I recipromantici, invece, sentono l’attrazione romantica emergere solo quando percepiscono segnali di interesse da parte dell’altra persona. Infine, i quoiromantici rappresentano coloro per cui la distinzione tra attrazione romantica e non romantica appare irrilevante o incomprensibile, sfumando i confini tra amicizia e amore in modi che sfidano le categorizzazioni tradizionali.

Attraverso queste diverse identità, lo spettro aromantico ci invita ad arricchire il nostro panorama emotivo, offrendo nuove prospettive su come le persone possono connettersi e relazionarsi l’una con l’altra al di fuori dei modelli convenzionali.

Pregiudizi da sfatare sull’aromanticismo

L’aromanticismo, come parte dello spettro delle identità sessuali e romantiche, è soggetto a vari pregiudizi e interpretazioni errate. Sfatarli fondamentale per promuovere una maggiore comprensione e accettazione delle esperienze aromantiche, ma anche per decostruire i modelli in cui noi stessi ci costringiamo a inscatolarci. 

  • L’aromanticismo è solo una “fase” o qualcosa che cambierà nel tempo. Questa credenza minimizza l’aromanticismo a una semplice esplorazione temporanea, ignorando il fatto che per molti è un’identità stabile e profonda.
  • Gli aromantici sono freddi o incapaci di amare. Questo pregiudizio nasce dalla confusione tra amore romantico e altre forme di amore, come l’affetto platonico, l’amore familiare o l’amicizia. Gli aromantici possono e spesso provano un profondo affetto, solo che non lo esprimono attraverso il romanticismo.
  • L’aromanticismo è sinonimo di asessualità. Sebbene alcune persone possano identificarsi sia come asessuali che come aromantiche, le due identità riguardano aspetti diversi dell’orientamento di una persona. L’asessualità si riferisce all’attrazione sessuale, mentre l’aromanticismo all’attrazione romantica. Le due non sono necessariamente collegate.
  • Gli aromantici non vogliono o non possono avere relazioni significative. Questo pregiudizio trascura la vasta gamma di relazioni interpersonali che gli aromantici possono desiderare e mantenere, comprese le amicizie profonde, le partnership basate su affetto non romantico, e altro ancora.
  • L’aromanticismo è il risultato di traumi passati o di problemi psicologici. Questa falsa credenza patologizza l’aromanticismo, suggerendo che sia qualcosa da “curare” piuttosto che un’identità valida. L’aromanticismo, come ogni orientamento romantico o sessuale, fa parte dello spettro della diversità umana.
  • Tutti gli aromantici sono uguali. Proporre un’unica narrativa per l’esperienza aromantica ignora la diversità all’interno della comunità aromantica stessa. Gli aromantici possono avere esperienze, desideri e bisogni molto diversi l’uno dall’altro.
  • L’aromanticismo non necessita di visibilità o supporto. Questo pregiudizio nega le sfide uniche che gli aromantici possono affrontare in una società che valorizza il romanticismo come norma. La visibilità e il supporto sono cruciali per garantire che le persone aromantiche si sentano comprese, accettate e in grado di navigare le loro relazioni in modi che siano autentici per loro.

La difficoltà della società odierna nell’accettare pienamente le identità aromantiche si radica profondamente nelle nostre strutture culturali e sociali, che da secoli celebrano l’amore romantico come un’esperienza universale, aspirazionale e fondamentale per la realizzazione personale.

È un cambiamento culturale che richiede tempo, pazienza e la volontà collettiva di ascoltare e imparare dalle esperienze, senza necessariamente comprenderle appieno, ma comunque riconoscendole come parti legittime e preziose del mosaico umano.

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