Napoli, scontro interno tra associazioni LGBTIAQ+, Arcigay accusa il collettivo I’m Queer Any Problem?

La miccia scoppia alla recente assemblea Pride, ma le antipatie si trascinano da quasi un anno.

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Se talvolta il conflitto può aiutare a crescere, sembra che alcune divergenze di opinioni all’interno del movimento LGBTQIA+ napoletano siano diventate insormontabili. Almeno, stando al comunicato diffuso nelle scorse ore da Arcigay Antinoo, una vera e propria “tirata d’orecchie” a un collettivo giovane, ma molto attivo sul territorio, I’m Queer Any Problem? (IQAP successivamente per brevità).

Dopo mesi di maretta e incomprensioni, Arcigay dichiara di essere stanca del continuo fuoco amico indecifrabile, incomprensibile e pericoloso” da parte di un’associazione che – in fin dei conti – dovrebbe avere il suo stesso obiettivo: elevare la comunità LGBTQIA+, lottare per un maggior riconoscimento e per il raggiungimento della parità. Ma cos’è successo?

Se la miccia è stato l’ultimo litigio durante l’assemblea Pride per organizzare il corteo di quest’anno, dove alcuni attivisti di IQAP avrebbero – stando  al comunicato – ancora una volta messo zizzania accusando l* attivist* di Arcigay di essere “troppo vecch* per comprendere le nuove istanze della comunità LGBTQIA+, sembra che le antipatie nascano ben prima.

L’anno scorso vi abbiamo raccontato della controversia che ha travolto il comitato organizzativo dello Scafati Pride e il sindaco, Pasquale Aliberti, accusato di voler osteggiare in ogni modo lo svolgimento dell’evento, salvo poi intervenire egli stesso durante gli interventi istituzionali.

Un cambio di vedute sospetto, almeno secondo l* attivist* di IQAP, che avrebbero organizzato una pesante contestazione nei confronti di Aliberti, servita – a detta di Arcigay – solo a far guadagnare consensi a quest’ultimo, che agli occhi della cittadinanza sarebbe passato come la vittima della faccenda, rischiando di mandare in fumo i tentativi di mediazione con l’amministrazione comunale. 

“Anche noi contestiamo il sindaco – commenta Antonello Sannino, presidente di Arcigay Antinoo – ma nel momento in cui interviene, la parola gliela diamo, perché è un diritto che diamo a tutti. Contestarlo là sopra, contestare noi, dicendo che noi eravamo da incolpare per averlo invitato, senza capire tutto ciò che era successo in un anno e mezzo di lavoro su quel Pride, sapendo che anche noi eravamo critici sulle posizioni del sindaco, non ha fatto altro che creare tutta una serie di consensi al sindaco che è passato per la vittima, contestata da un gruppetto di ragazzini”.

La seconda controversia coinvolge questa volta lo sportello dedicato alle persone transgender del Policlinico di Napoli. Qui, IQAP avrebbe organizzato un’altra contestazione, per lamentare delle condizioni inadeguate del servizio e della mancanza di personale.

A detta di Arcigay, il collettivo avrebbe però semplicemente trovato l’ennesimo pretesto per mettersi di traverso, criticando e osteggiando senza proporre soluzioni, e rischiando di ostacolare il diritto all’affermazione di genere di centinaia di persone trans napoletane per un capriccio ideologico.

“La sanità pubblica, pur necessitando di miglioramenti, offre una gamma di servizi essenziali alle persone transgender – continua Sannino –  È chiaro che ci sono margini di perfezionamento. Ogni individuo ha la libertà di scegliere il proprio percorso di transizione, tuttavia, coloro che optano per il percorso offerto dal sistema sanitario pubblico, si affidano a un iter ben definito e consolidato, che non dovrebbe essere messo in dubbio da chi non ne comprende appieno le dinamiche e le difficoltà.

Se qualcuno ritiene che un medico non agisca professionalmente, invitiamo a fornire prove concrete affinché possiamo agire di conseguenza. Non è giusto, però, mettere in discussione l’intera struttura dei servizi sanitari pubblici, come quelli forniti attualmente dal Policlinico. Questi servizi sono fondamentali, soprattutto in un momento storico delicato come quello attuale, come dimostrato dai recenti dibattiti, ad esempio a Firenze, riguardo l’accesso alle cure sanitarie.

Riconosciamo che ci sono aspetti da migliorare e li sosteniamo attivamente. Tuttavia, un approccio troppo aggressivo e privo di una comprensione del contesto storico e delle esigenze reali delle persone, che rischia di privarle di servizi essenziali, è inaccettabile e dannoso.”

Nel comunicato si parla poi del’atteggiamento di IQAP davanti alla recente vicenda delle due ragazze transgender vittime di violenza sessuale nei Quartieri Spagnoli – centro nevralgico della movida napoletana. E qui Arcigay muove un’accusa gravissima al collettivo: quella di voler strumentalizzare una tragedia simile per organizzare l’ennesima protesta di facciata con l’obiettivo di guadagnare notorietà e ottenere qualche like in più sui social.

“Siamo consapevoli e condividiamo le preoccupazioni riguardo la mancanza di copertura da parte dei principali telegiornali nazionali sulle aggressioni subite da ragazze trangender. Tuttavia, l’asserzione che le istituzioni locali, come il comune e la questura, abbiano cercato di insabbiare il caso non corrisponde alla realtà. La sera stessa dell’incidente, la questura è stata in contatto con noi e ha fornito un supporto diretto, accompagnando le vittime alla nostra struttura di accoglienza.

Il giorno seguente, il sindaco ha personalmente incontrato le ragazze nel suo ufficio, in un gesto che non è affatto scontato e che dimostra una significativa attenzione istituzionale. Inoltre, il comune ha attivato la propria avvocatura per valutare la possibilità di costituirsi parte civile nel processo, un’azione che evidenzia ulteriormente il loro impegno.

Le indagini hanno portato all’arresto di un sospetto e all’identificazione di altri individui. È fondamentale sottolineare che, durante un’indagine in corso, non è possibile divulgare certe informazioni, come la posizione dei sospettati, per non compromettere il procedimento.

E loro invece volevano sapere tutti i dettagli per organizzare una protesta, quando non ce n’era bisogno: in questo caso, le istituzioni hanno agito con diligenza e impegno. Il sindaco ha ricevuto le ragazze e ha preso misure concrete, dimostrando un’azione responsabile e attenta. È importante riconoscere che il fatto che l’amministrazione si sia dichiarata pronta a costituirsi parte civile non è un gesto da dare per scontato, specialmente in un contesto delicato come quello delle aggressioni a persone transessuali”.

E si arriva all’assemblea Pride, organizzata la scorsa settimana, dov’erano presenti tutte le realtà del territorio per organizzare il corteo 2024.

“L’arroganza con cui si sono posti durante l’assemblea! Sono entrati dicendo voi, le vostre associazioni rappresentano un’età media di quarant’anni in su e non potete capirci.

A parte che nelle nostre associazioni ci sono ragazzini, cioè noi andiamo lì in rappresentanza, ma poi, al di là di questo. Diamine, non è una forma di discriminazione anche questa?

Loredana Rossi, presidente di Associazione Trans Napoli si è infervorata, dicendo: ‘Mi sono prostituita per quarant’anni, mi hanno messo dei camion della monnezza, mi hanno sputato in faccia, mi hanno fatto un taglio sotto il collo. Io la monnezza l’ho vista con gli occhi miei sulla mia pelle. Tu stai, vieni qui a dirmi che sono troppo vecchia per poterti capire’

Lei ha dato di matto, perché lei è attivista storica. Perché non era neanche il modo, in un momento delicato come questo.

Questi di I’m Queer Any Problema cercano in continuazione di creare problemi, prima con il policlinico, poi per il Pride di Scafati, poi con le istituzioni sulle indagini in corso delle ragazze violentate, alla quarta volta vengono in Assemblea, e ci dice avete più di quarant’anni, non ci potete capire. È mo basta però” – conclude Sannino.

Nel nostro impegno per bilanciare le prospettive all’interno del nostro approfondimento, abbiamo cercato il contributo del collettivo ‘I’m Queer Any Problem’, riconoscendo l’importanza di includere la loro voce nel dialogo. Tuttavia, dopo un’iniziale collaborazione, il collettivo ha optato per la revoca della propria dichiarazione precedentemente fornita. Abbiamo scelto di rispettare la loro decisione.

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