Oscar: tra i vincitori della nottata anche Chiamami Col Tuo Nome

Assegnati nella notte le celebri statuette: come previsto la parte del leone la fa The Shape of Water di Del Toro.

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3 min. di lettura

Guardate l’Oscar: ha le mani a posto e non ha neanche un pene” così il presentatore Jimmy Kimmel ha ironizzato sulla valanga #metoo contro la violenza sulle donne alla 90esima cerimonia degli Oscar presso il Dolby Theater di Los Angeles, terminata alle sei di questa mattina in Italia. Una serata all’insegna delle donne e dei gay, con la vittoria prevista della fantasmagorica fiaba gender La Forma dell’Acqua di Guillermo Del Toro che si aggiudica quattro Oscar su tredici nominations: film, regia, scenografia e colonna sonora. “Gli uomini hanno fallito a tutti i livelli – chiosa Kimmel – le donne sono uscite con un pesce!”.

Ma la statuetta più commovente è andata all’89enne James Ivory per la sceneggiatura di Chiamami col tuo nome: “Siamo tutti usciti indenni, etero o gay, dal primo amore – ha detto sul palco il sublime regista di MauriceGrazie all’Academy e a Luca Guadagnino per questo film bellissimo”.

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Ivory si è presentato sul palco con una camicia bianca su cui era stilizzato il volto di Timothée Chalamet, il protagonista di Chiamami col tuo nome che è stato battuto, come si immaginava, dal fenomenale Gary Oldman di The Darkest Hour per la sua straordinaria interpretazione di Winston Churchill. Così il regista/sceneggiatore californiano risulta il più anziano premiato con un Oscar.

oscarAltro momento memorabile, la vittoria come miglior film straniero di Una donna fantastica diretto da Sebastian Leilo, la cui protagonista trans Daniela Vega è stata la prima donna non biologica a presentare un premio agli Oscar. Il regista del film d’animazione Adrian Molina ha ringraziato il marito Ryan Dooley, suo sposo dal 2011, per la statuetta vinta per Coco insieme a Lee Unkrich.

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Il resto del palmarès è stato piuttosto prevedibile, con premi sparpagliati e l’unica sorpresa a Get Out – Scappa che ha vinto inaspettatamente l’Oscar come migliore sceneggiatura originale.

Magnifica l’arringa di Frances McDormand a tutte le colleghe donne dopo aver ricevuto l’annunciata seconda statuetta per la sua madre coraggio oltre ogni limite nella black comedy Tre Manifesti di cui è stato premiato anche l’attore non protagonista Sam Rockwell.

Bellissima l’esibizione di Sufjan Stevens che è emerso da una botola col suo gruppo e ha cantato l’idilliaca Mystery of Love con scenografie proiettate di architetture italiane.

Per il resto la cerimonia è stata un po’ fiacca, con scenette non molto riuscite (Del Toro e altri che distribuiscono vivande nel cinema a fianco) e il terrore, nel finale, che Warren Beatty e Faye Dunaway sbagliassero di nuovo busta: Del Toro ha controllato, rassicurando il pubblico!

Ci ha fatto piacere rivedere Jodie Foster nel ruolo di premiante, peccato che sia infortunata per uno scivolone e sia apparsa con ingombranti stampelle.

Nella cupa era Trumpiana antidemocratica, gli Oscar restano un’oasi felice per i dreamers, i gay, le donne e chi usa ancora la creatività per opporsi alla limitazione delle libertà altrui. Certo, hanno novant’anni ma non li dimostrano, e un certo ‘svecchiamento’ dell’Academy è in corso da anni. Eppure il più giovane di tutti sembrava proprio James Ivory che a giugno sarà uno splendido novantenne.

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