Tornano gli angeli, e sono 13 coppie

È in uscita il nuovo libro di Sciltian Gastaldi, autore dell’acclamato "Angeli da un'ala soltanto". Gay.it lo ha incontrato in anteprima: ecco come vede l'amore gay, la letteratura e il sesso.

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Il suo primo romanzo è stato un vero caso editoriale e ha conquistato tantissimi lettori soprattutto tra i giovanissimi. Oggi, dopo poco più di quattro anni da quell’Angeli da un’ala soltanto, Sciltian Gastaldi torna con una raccolta di racconti intitolata significativamente Coppie (Leaf River Publishing, 160 pagine, 14 euro) che sarà presentata a Roma, domenica 15 febbraio alle ore 18,00, presso la Libreria Gabi (via Gabi 30/a) alla presenza dell’autore giunto appositamente dal Canada. È a Toronto, infatti, che Sciltian ora vive e dove ha ottenuto un dottorato in “Italian studies”, dopo aver pubblicato, oltre ad Angeli e a un racconto incluso nella raccolta Men on men 3 curata da Daniele Scalise per Mondadori nel 2004, anche i saggi Fuori i rossi da Hollywood(Lindau, 2004), Assalto all’informazione (Effepi, 2006) e Gay: diritti e pregiudizi (Nutrimenti, 2005). “Ho provato a vincere un dottorato in Italia almeno una dozzina di volte – racconta – ma ho lasciato perdere quando ho capito che l’importante non erano i titoli o i libri pubblicati, bensì le raccomandazioni”. 

Come mai hai scelto la forma del racconto dopo un romanzo di successo come Angeli da un’ala soltanto?
Coppie è una raccolta che nasce, come idea, nel 1995 ed è il risultato di un’attenta selezione di 13 racconti più uno scherzo scritti lungo più di un decennio. Dopo Angeli, che è stato un successo di grandi proporzioni per essere un libro d’esordio, avevo voglia di passare a un genere un po’ diverso. Il metro del racconto (breve o lungo) è quello che mi stimolava di più. Se non sbaglio fu Mark Twain a dire: “Scusami se ti ho scritto una lettera lunga, ma non avevo tempo di scrivertene una corta”. Lo stesso vale per i racconti: essendo molto più brevi di un romanzo, il lettore capisce subito se funzionano o no, anche il lettore disattento. Ecco, io spero che Coppie sancisca, da parte dei lettori, la conferma di un loro giudizio positivo sul modo in cui racconto loro delle storie.

Se Angeli poteva essere il racconto di un ragazzo che scopre l’amore omosessuale, come sintetizzeresti i contenuti di Coppie?
Il tentativo di illustrare come il rapporto tra due persone possa essere declinato in tante chiavi diverse: amore di lunghissimo corso, amore criminale, amore virtuale, amore ingannato, amore lesbico, amore-amicizia, amore gay, amore tra fratelli, amore professionale, amore teenager e così via.

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Credi che l’amore, la relazione tra persone dello stesso sesso abbia qualcosa di diverso dalle relazioni amorose eterosessuali?
No, ma ogni singola storia d’amore fa storia a sé, sia sincronicamente che diacronicamente, ossia, sia rispetto a quelle dello stesso tipo (tra due etero, per l’amore etero; tra due gay per l’amore gay) sia a quelle della stessa persona nel tempo precedente.

Da tempo ormai vivi in Canada: come è cambiato il tuo punto di vista sulla situazione italiana?
Da quando vivo in Canada (o in Occidente, come amo dire provocatoriamente) mi sono reso conto che la situazione italiana non è troppo diversa da quella iraniana. Certo: in Iran sono messi peggio, non c’è alcun dubbio. Ma l’Italia non ha nulla a che vedere con lo stile di vita occidentale, sia sotto il profilo politico, che sociale, che culturale. Solo in Italia – e non nel resto dell’Occidente – esiste una religione che si afferma ogni giorno di più come religione di Stato, imponendo un regime teocratico che non coinvolge solo i diritti individuali cosiddetti “etici”, ma deborda anche in quelli strettamente morali o più propriamente politici. I canadesi, quando vengono a sapere di cosa accade in Italia con Eluana Englaro, con le classi separate, con l’obbligo dei medici di denunciare i pazienti clandestini, con le ronde padane o i linciaggi romani, con l’inefficienza totale della Giustizia, con la sostanziale impunibilità di chi commette reati, con il Lodo Alfano, con il presidente del Consiglio che ha eletto i suoi avvocati a parlamentari e ha fatto loro cambiare le leggi in modo da difendersi dai processi e non nei processi, con la concentrazione di mezzi di comunicazione di massa nelle mani del capo del governo, con l’inseminazione artificiale eterologa proibita, con l’inesistenza di qualunque forma di diritto civile per gli omosessuali e le coppie dello stesso sesso (e potrei dolorosamente continuare con l’elenco) inorridiscono al pari di quando leggono che in Iran hanno inventato la pena di morte a metà: impiccano delle vittime per pochi secondi, al fine di lasciarli vivere paralizzati, come contrappasso dei loro crimini. Sono tutti insulti alla civiltà, certo di grado differente, ma sono tutti ugualmente insulti alla civiltà, contrari tra l’altro con una dozzina di carte internazionali tra cui quella fondamentale dei Diritti dell’Uomo.

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Quali credi che siano i problemi più gravi relativi all’omosessualità nel nostro paese?
I problemi più gravi relativi all’omosessualità in Italia sono da un lato quelli di doversi confrontare con due imperi agguerriti: la Chiesa cattolica e il regime berlusconiano. Dall’altro, sono gli omosessuali italiani stessi, i quali, da bravi italiani, sono in maggioranza ombelicali, individualisti, incapaci di fare comunità, inadatti alla politica (tanto quella riformista che – per carità! – quella rivoluzionaria). Avrete tutti visto di recente il film Milk, che racconta una storia californiana del 1978. L’Italia è molto più indietro della California del 1978, perché se domani venisse un signor Alvaro Latte italiano e si mettesse a capo di uno dei mille rivoli dell’ambiente LGBT (e dico apposta “ambiente” e non “comunità”), intanto sarebbe preso in giro per il suo nome e poi troverebbe i suoi primi avversari non tanto nella Chiesa cattolica ma in gran parte delle altre associazioni LGBT italiane, tutte preoccupate di finire nell’ombra per causa sua. Tanto per non fare il Solone che punta l’indice sugli altri e basta, mi ci metto dentro anche io: quando mi sono reso conto del livello della situazione socio-politica italiana, ho deciso che se non era possibile fare la rivoluzione nel mio Paese, potevo farla nella mia vita, e sono emigrato in un Paese più civile. Puoi ben vederla come una scelta individualista ed egoista, se vuoi. Da perfetto italiano anche io, insomma. L’unica cosa che posso dire a mia discolpa è che io, dal Canada, ho la possibilità di realizzarmi, di continuare a lavorare, a produrre libri e documenti che cercano di pungolare, di stimolare un’autocritica e un dibattito all’interno dell’ambiente GLBT e della società italica. Tutte cose che, se fossi rimasto in Italia, mi sarebbe stato più complicato se non impossibile compiere.

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Hai voglia di raccontarci qualcosa del “tuo” modo di vivere la coppia? Credi nell’amore? Che importanza ha nella tua vita la relazione di coppia?
Io sono un bisessuale romantico e realista, tendente a diventare solo realista. Uno che ha avuto l’immensa fortuna di conoscere l’amore vero, quello che ti devasta dentro, ben 4 volte nel corso dei miei primi 34 anni, e d’averlo saputo raccontare. Mi sono innamorato una volta di una ragazza e tre di un ragazzo. Oggi che sono nel mezzo del cammin, penso che il valore più importante per un uomo o una donna sia quello di crescere figli. Può sembrare un’affermazione figlia della cultura cattolica, ma t’assicuro che non è così: sono vaccinato nei loro riguardi e il vaccino funziona bene al punto che mi sento libero di fare un’affermazione del genere. È un’affermazione umanista: crescere un altro essere umano, amarlo, dargli tutto il rispetto e l’educazione di cui si è capaci, difenderlo, dargli una chance e la possibilità di essere felice, e dargli anche la possibilità di “rovinare” tutto, di fare quello che lui o lei meglio ritiene per sé. Questo è, secondo me oggi, il senso della vita. In subordine: la creazione artistico-culturale, i libri sono come “figli di carta”, per me. 

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Sei fidanzato?
Sono fidanzato da due anni, con un caraibico-canadese mio coetaneo con il quale, se la storia reggerà, penso di adottare almeno due o tre figli. Questo desiderio è forte in tutti e due, come puoi immaginare.

Cosa pensi del sesso gay?
Semmai cosa penso del sesso: il sesso è ciò che noi ne facciamo. Per me è la forma più intima di comunicazione tra due persone. Ma può essere anche solo una mera ginnastica, un’esigenza fisiologica di espellere un certo quantitativo di ormoni, proprio come pisciare è un’esigenza fisiologica di espellere un certo quantitativo di liquidi e tossine. Ciascuno è libero di declinare il sesso nel modo in cui meglio ritiene. Il punto è che nessuno ti dovrebbe venire a dire come e quando e perché devi fare sesso. Nessuno: né Stato, né religione, né genitore, né scrittore. Devi essere tu l’unico responsabile di ciò che ne fai.

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