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Per poter assistere la mia compagna in ospedale devo per forza unirmi civilmente?

Un tema importante, la risposta dei nostri avvocati.

Per poter assistere la mia compagna in ospedale devo per forza unirmi civilmente? - avvocato - Gay.it
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Gentile avvocati di Gay.it, ho 45 anni e convivo da tre anni con la donna che amo. Non siamo particolarmente interessate alle unione civili: il motivo principale per cui eventualmente potremmo pensare di unirci è il diritto di assisterci in ospedale in caso di malattia. Ma c’è davvero differenza su questa cosa? Mi spiego: senza unione civile l’ospedale può davvero impedirmi di starle vicino se facesse un incidente o se si ammalasse?

Grazie davvero, Silvia

 

Cara Silvia,

secondo quanto da te esposto, l’istituto che risponde alle tue esigenze è la convivenza di fatto. L’unica formalità che dovrai rispettare, ricorrendone i presupposti di legge, è quella di effettuare una dichiarazione all’anagrafe civile presso il Comune di residenza. Infatti, in caso di malattia o di ricovero, i conviventi di fatto hanno il diritto reciproco di visita, di assistenza e di accesso alle informazioni personali, secondo le regole di organizzazione delle strutture ospedaliere o di assistenza pubbliche, private o convenzionate, previste per i coniugi e i familiari.

Un caro saluto

A cura dell’ Avv. Giuseppe Enrico Berti, dello studio legale Berti/Ginosa

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