Nella giornata di ieri il parlamento della Lettonia ha votato a favore delle unioni civili, garantendo il riconoscimento legale alle coppie dello stesso sesso ma minori diritti rispetto alle coppie sposate. Una prima attesa svolta nei confronti dei diritti LGBTQIA+ per la Lettonia, 18 anni dopo la modifica della costituzione per definire il matrimonio “tra un uomo e una donna”, in modo da cancellare qualsiasi ipotesi di nozze same-sex.
La nuova legge, che entrerà in vigore a metà del prossimo anno, consentirà alle coppie dello stesso sesso di registrare la propria unione presso un notaio. Permetterà inoltre il diritto di farsi visita in ospedale, nonché benefici fiscali e di previdenza sociale.
Kaspars Zalitis, attivista LGBTQIA+, ha fatto comunque notare come le coppie dello stesso sesso non potranno ancora adottare bambini, oltre al dover ancora affrontare problemi eventuali di eredità. “Questo è un ottimo inizio… La Lettonia non è più uno dei sei Paesi dell’Unione Europea che non riconosce le coppie dello stesso sesso“, ha sottolineato a Reuters.
Lo scorso maggio Edgars Rinkevics, gay dichiarato, è stato eletto presidente, diventando così il 2° Capo di Stato dichiaratamente omosessuale al mondo dopo Paolo Rondelli, di San Marino. Tutto questo nonostante il 45% dei lettoni abbia dichiarato in un sondaggio Eurobarometro del 2019 che si sentirebbe a disagio con un alto funzionario omosessuale o bisessuale. Lo stesso sondaggio del 2019 aveva rilevato come il 54% dei lettoni si sentisse a disagio nell’avere un collega omosessuale o bisessuale, mentre secondo un sondaggio Globsec del 2023 solo il 40% del paese sostiene la legalizzazione dei diritti delle persone dello stesso sesso come il matrimonio.
La ministra della Giustizia Inese Libina-Egnere ha precisato come il parlamento lettone non abbia in alcun modo fornito ai partner delle unioni civili diritti simili a quelli delle coppie sposate. “Stiamo riconoscendo che abbiamo famiglie che non sono sposate, e questo è il modo in cui possono registrare la loro relazione”, ha detto a Reuters. “La volontà politica è quella di avere un tipo di unione registrata davvero specifica.”
L’alta corte lettone aveva stabilito nel 2020 che il Paese dovesse riconoscere le famiglie non sposate. 3 anni dopo il Parlamento ha finalmente agito.
Nel 1992, poco dopo l’indipendenza della Lettonia dall’Unione Sovietica, l’omosessualità è stata decriminalizzata. L’approvazione delle unioni civili si può anche leggere come un secondo schiaffo all’omotransfobia di Vladimir Putin, dopo il voto parlamentare di inizio 2023 in cui la Lettonia aveva condannato ufficialmente i crimini russi perpetrati in Ucraina. Un testo, quello votato all’unanimità, in cui il parlamento lettone esplicitava la “più ferma condanna della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, il fermo sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale“, chiedendo inoltre alla Russia di cessare immediatamente tutte le operazioni militari e di ritirare “tutte le forze dall’intero territorio riconosciuto dell’Ucraina“, senza alcuna condizione.
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