RICORDARE È UN’ARTE

Conoscere la storia della persecuzione degli omosessuali durante il nazifascismo attraverso un percorso tra arte e informazione. È “Il triangolo rosa” a Roma fino al 15 febbraio.

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La celebrazione della Giornata della Memoria ha cominciato a prendere piede da pochi anni all’interno della comunità omosessuale. È cioè da poco che sappiamo ricostruire le storie e quindi ricordare il destino delle decine di migliaia di gay e di lesbiche che sono stati confinati, maltrattati e barbaramente massacrati durante la seconda guerra mondiale. Di loro poco si sapeva anche perché molte delle leggi – scritte o tacite – che li avevano condotti verso la persecuzione sono state rimosse molti anni dopo la fine del conflitto e alcune sono ancora ben valide. Insomma mentre altre categorie hanno giustamente potuto godere di una subitanea riabilitazione già a partire dagli anni ’50, per gli omosessuali è il nuovo millennio l’era in cui si può finalmente sapere cosa è accaduto, analizzarlo, farlo conoscere e ricordare le persone scomparse.
Se si fa una ricerca su Gay.it con le parole “giornata della memoria” si scoprono così numerosi eventi organizzati per lo scorso 27 gennaio, come quelli programmati a Roma dai circoli locali. Tra questi, accanto alle ottime iniziative di Arcigay e del Circolo Mario Mieli, è aperta al pubblico fino al 15 febbraio Il triangolo rosa, una mostra molto speciale organizzata al centro culturale Cappella Orsini di via Grottapinta, alle spalle di Campo de’ Fiori. In questa ex-chiesetta, sotto la supervisione di Roberto Lucifero, è stato allestito un percorso informativo ed espositivo che racconta alcuni episodi significativi nella storia della persecuzione degli omosessuali da parte del nazifascismo intrecciandoli con opere d’arte di autori di fama internazionale che permettono di vivere gli stessi argomenti in un’ottica più emotiva.

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Così accanto a pannelli che riferiscono il racconto del trattamento disumano cui venivano sottoposti i triangoli rosa nei campi di concentramento nazisti, si trova il trittico di Herman Nitsch, artista viennese promotore di un “Teatro delle orge e dei misteri” in cui coinvolgere tutti e cinque i sensi dello spettatore utilizzando materiali e tecniche di diversa provenienza. Nelle sue “Composizioni gustativo-olfattive” esposte a Roma, tre pannelli con colorazioni rosse e nere sovrastano un tavolino su cui sono disposti strumenti chirurgici e da laboratorio che rimandano agli esperimenti disumani con cui alcuni medici nazisti cercavano di “curare” l’omosessualità ottenendo solo la morte delle persone sottoposte ai trattamenti. Accanto all’opera, un altro pannello racconta di questi esperimenti, mentre una colonnina poco distante regge il “Gioiello Laiback” di Fabio Mauri, intellettuale collaboratore di Pasolini e artista da sempre dedito ad esplorare il binomio arte-guerra.
Altre due opere molto affascinanti occupano lo spazio superiore…
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Altre due opere molto affascinanti occupano lo spazio superiore dell’allestimento: quella senza titolo del greco naturalizzato romano Jannis Kounellis è una trave di acciaio a “V” su uno sfondo bianco e nero e nella sua semplicità e austerità ripropone l’atmosfera di prigionia e la costrizione dell’essere. Alla parete opposta, Piero Pizzi Cannella espone il dipinto “Dedicato…” in cui una moltitudine di occhi si dispone come ad oscurare il cielo.

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La preziosità della mostra non sta solo nelle eccellenti opere esposte (da non sottovalutare anche quelle presenti al piano inferiore, come il bel montaggio fotografico di Maurizio Ruggiano che ritrae un poderoso San Sebastiano) ma anche nella efficacia dei pannelli che raccontano parti della storia recente, redatti in collaborazione con Lorenzo Benadusi che ha recentemente dedicato al tema del confino degli omosessuali durante il ventennio il libro Il nemico dell’uomo nuovo. L’omosessualità nell’esperimento totalitario fascista (Feltrinelli 2005). Nelle iscrizioni sono riportati passi dei codici o dei documenti ufficiali sulla condotta omosessuale oppure testimonianze raccolte da sopravvissuti al confino o ai campi di concentramento. Agghiacciante il racconto del giovane che vede al centro del campo il proprio amico, completamente nudo e con un secchio in testa, mentre viene sbranato vivo dai cani aizzati dalle guardie naziste.
Alla realizzazione del progetto hanno aderito alcune associazioni romane (Agedo, Arcigay, Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Di Gay project, Gruppo Pesce, Leather club Roma, Gay & Geo, Epicentro ursino romano, Gruppo alternativo motociclisti) mentre sono numerosi gli enti che hanno sostenuto l’evento con un patrocinio o un contributo (Senato, Camera, Comune, Provincia, Regione, Associazione Partigiani e altri ancora).
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