Gli appassionati di fumetti ricorderanno che qualche anno fa c’era stato un certo fermento intorno al fenomeno degli shonen-ai (manga a tema omoerotico per ragazze, detti yaoi quando sono più espliciti) made in Italy. Autrici come Dany & Dany, Le Peruggine, Laura Carboni e altre ancora erano state segnalate più volte anche su questo sito. Numerose autoproduzioni e persino un editore (la Echo Commmunication) che aveva investito in una collana dedicata a loro. Dopodichè il silenzio. Cos’era accaduto?
Forse, molto semplicemente, questo genere non era riuscito a trovare i giusti spazi e un’adeguata distribuzione, i rientri non giustificavano gli investimenti e, complice l’arrivo degli shonen-ai giapponesi originali, il fenomeno si era ridimensionato fin quasi a scomparire. In America, invece, gli shonen-ai realizzati da autrici
non giapponesi sono stati gestiti in maniera più oculata, con un successo crescente. Editore leader del settore è la Yaoi Press, che oltre a pubblicare gli shonen-ai realizzati negli Usa ha iniziato a raccogliere quelli prodotti in Europa. La cosa ironica è che oggi i titoli prodotti dalla Yaoi Press iniziano a essere pubblicati anche in Italia dalla romana Free-Books, con buoni riscontri, tanto che probabilmente l’editore continuerà su questa strada dopo aver dato alle stampe titoli come Stallion e Saihoshi, realizzati dalla brava Kosen. La cosa davvero ironica, però, è che adesso la Yaoi Press sta scoprendo le sopracitate autrici italiane con riscontri lusinghieri.
Dany & Dany, Le Peruggine e Laura Carboni sono già nel catalogo
dell’editore, che sta traducendo in inglese i loro lavori già visti in Italia anni fa. Se questo trend verrà confermato è possibile che le autrici italiane riprendano la loro carriera e producano nuove cose per gli Usa, per poi essere re-importate in Italia. Come è possibile questo paradosso? Analiziamo i fatti. In primo luogo negli USA i temi omosessuali non sono un tabù editoriale, e i fumetti della Yaoi Press vengono affidati senza problemi ai maggiori circuiti distributivi, sia fumettistici che librari (sono venduti persino da Amazon). In secondo luogo la comunità gay americana ha un’identità culturale molto forte, e sa che gli shonen-ai non sono una cosa che la riguarda direttamente. Se un gay si interessa a uno shonen-ai lo fa perchè gli piace il genere, ma non perchè questo genere si rivolge a lui. Pertanto gli editori che si rivolgono ai gay americani non puntano sugli shonen-ai, evitando così clamorosi flop editoriali. In Italia queste due premesse non ci sono state: i temi gay sono ancora boicottati, soprattutto se implicano sesso esplicito (per quanto soft) e soprattutto se si presentano sotto forma di fumetti
(ritenuti ancora un medium legato soprattutto ai minorenni), mentre il pubblico gay è ancora considerato un target abbastanza indefinito a cui è possibile rifilare qualsiasi cosa abbia temi omosessuali.
Quel che è peggio è che questa filosofia è spesso stata applicata dagli stessi circuiti gay, che all’epoca presentarono in pompa magna gli shonen-ai made in Italy come una sorta di balzo in avanti per la comunità gay italiana. Il risultato fu che le autrici italiane misero a rischio la loro carriera, mentre tutti i progetti di produrre dei fumetti omoerotici per i gay italiani – visti anche i pessimi risultati degli shonen-ai presso di loro – vennero sospesi a tempo
indeterminato…E tutto questo mentre in altre nazioni europee (e negli USA) si creava un mercato per i fumetti omoerotici gay e un altro, ben distinto, per gli shonen-ai. In Italia questo accadrà mai?
di Valeriano Elfodiluce
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