La colomba pasquale ha portato come regalo nuove conferme sull’inversione di tendenza economica dopo la recessione, e solamente qualche dubbio in merito ai bilanci di grandi aziende può turbare, peraltro debolmente, il clima di fiducia che si sta instaurando tra gli investitori (attuale è la difficoltà del gruppo tedesco Kirch per il forte indebitamento).
Mentre negli States continuano a sorprendere favorevolmente i dati sulla produzione ed i consumi, anche in Europa si registrano i primi decisi segnali di ripartenza, ed a confortare è soprattutto la Germania, paese leader della comunità, la quale dopo aver rappresentato una palla al piede per l’economia di eurolandia, si incammina a passi da gigante verso il ruolo che le compete.
Unico neo è il solito spauracchio dell’inflazione che appare superiore a quanto sbandierato dai governanti, e per la quale il livello attuale dei tassi sembra decisamente inadeguato.
Forse saranno necessarie manovre per contenerne le spinte al rialzo.
Comunque nemmeno un ritocco all’insù nel livello dei saggi dovrebbe provocare interruzioni in questa probabile nuova fase espansiva.
LA LENTE DI INGRANDIMENTO
Somiglianti ad una pasticceria, i mercati finanziari sfornano a ritmo continuo numerosi e nuovi prodotti per rendere assolutamente completa (forse vanamente vista la continua evoluzione del settore) la gamma di strumenti atti a soddisfare le esigenze dei risparmiatori.
E proprio in quest’ottica si collocano gli ETF.
Alla lettera Exchange Traded Funds, non sono altro che fondi di investimento legati ad un indice, ma che a differenza dei "fondi indice" stessi che sono fondi comuni di investimento veri e propri, sono trattati al pari delle azioni, permettendo il trading anche nell’arco di poche ore essendo quotati continuamente come queste.
Ne deriva che le loro caratteristiche principali sono appunto la capacità di replicare un indice e nella liquidità molto elevata comparabile giusto ai titoli azionari.
In particolare essi sono legati ad un indice di mercato e la loro finalità non si traduce in una gestione attiva dello stesso, bensì in una sua replicazione passiva, adatta a chi vuole agganciarsi al carro delle borse senza pretendere salti mortali per batterne le performance.
Consentono quindi con investimenti minimi di diversificare il portafoglio fotocopiando la composizione dell’indice scelto, cosa enormemente dispendiosa se la si volesse fare acquistando direttamente le azioni.
Vantaggi li presentano pure nell’aspetto fiscale visto che ogni movimento influisce solo su chi ha effettuato l’operazione.
Per quanto concerne i costi, gli ETF hanno commissioni di gestione più ridotte rispetto ai similari fondi, anche se le commissioni di negoziazione restano ancora abbastanza alte e possono influire su eventuali risultati positivi.
Probabilmente le cose miglioreranno quando ci avvicineremo alla quotazione di questi strumenti sul mercato italiano (forse entro l’estate); certo è che si prevedono da subito in fortissima espansione visto pure la loro facile accessibilità a tutte le tasche (l’investimento minimo è solo una quota).
Negli Stati Uniti il valore attuale di mercato degli ETF si attesta sugli 80 miliardi di dollari.
di Sirio Belli
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