Nell’Italia della fuga dei cervelli, una storia come quella che stiamo per raccontare non è un caso isolato: ore di lavoro non pagate, licenziamento in tronco senza alcuna spiegazione, e una lunghissima causa.
Che, però, in questo caso, diventa un caso mediatico. Perché il protagonista è Ruggero Freddi – ex pornoattore gay ed ex professore alla Sapienza di Roma, che lo aveva assunto per tenere un corso di alla facoltà di Ingegneria, per poi licenziarlo e non riconoscergli il dovuto compenso. Ma partiamo dall’inizio.
Il caso
Ruggero Freddi è un nome molto conosciuto nell’ambiente del porno in Italia e all’estero. O meglio, il suo alter ego, Carlo Masi. Eppure, dopo anni di onorata carriera Freddi aveva deciso di cambiare rotta e dedicarsi agli studi universitari.
In questa nuova avventura accademica, consegue prima una laurea in matematica con 110 e lode, poi una laurea magistrale in scienze matematiche sempre con 110 e lode e un dottorato di ricerca. Un ottimo curriculum che gli permette, ben presto, di entrare come docente alla Sapienza di Roma.
Ma qui il suo passato lo segue, e ben presto Freddi comincia a sentire il peso dei pregiudizi da parte di colleghi e superiori.
“È solo una mia opinione. Ma mi sono sentito come se intorno a me ci fossero dei pregiudizi, che andavano oltre le mie capacità di insegnante e di data analyst, il ruolo che occupo oggi. Anche perché su quelle nessuno ha mai potuto dire nulla”.
Le attività extracurriculari proposte da Freddi vengono misteriosamente annullate all’ultimo minuto, perde ingiustamente un bando e comincia a notare un atteggiamento sempre più ostile da parte del corpo docenti e dal personale amministrativo.
Tuttavia, la sua carriera come docente prosegue senza intoppi clamorosi. Almeno fino al 2019, quando gli viene proposta una cattedra come docente di Analisi 1. La paga risulta ottima, ma non viene formalizzato un contratto perché “non c’è tempo”.
Delle 100 ore previste, Freddi ne farà solo 60 per poi venire licenziato in tronco senza alcuna spiegazione. E, quando il docente prova a ottenere almeno il compenso spettante per il lavoro svolto, viene ignorato.
Ma Freddi non si arrende, e intenta una causa legale presso il tribunale civile, che solo nelle scorse settimane gli riconosce il diritto ad ottenere il compenso per le ore lavorate, più un risarcimento a titolo di responsabilità aggravata.
“Sono stato costretto a fare causa. E ho vinto. Spero che il mio caso dia coraggio a tutti i dottorandi che vengono sfruttati, dopo anni di studi e specializzazioni“
Perché, ancora oggi, Freddi non conosce il motivo del suo improvviso licenziamento.
Inutile in tentativo della controparte di difendere la propria scelta, sostenendo che l’accordo era che il docente avrebbe dovuto lavorare gratis. Il giudice ha infatti evidenziato come il dottorando possa svolgere “esclusivamente attività integrativa gratuita consistente in esercitazioni, seminari, tutorato per gli studenti”.
Caso che, nella vicenda, non si pone: Freddi insegnava, in pianta stabile, a oltre 300 studenti.
“Nel frattempo, ho vinto anche altri bandi, ho insegnato ad Architettura. Ma poi ho deciso di dire basta. Ero pagato peggio di uno sguattero e un lavapiatti. Ora ho un lavoro normale, con uno stipendio. Spero che anche altri trovino il coraggio di denunciare”, ha raccontato l’ex docente.
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