Malika Ayane: “Dire che le famiglie gay non esistono è come dire: non sono stato io!”

Stracciabudella, il nuovo disco, il tour di prossima partenza, l'esperienza a teatro, il tempo che passa e un gradito ritorno, sulle scene, dopo tre anni.

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«Oggi ho come l’impressione che sia un lunedì qualsiasi. Sarà che questa breve vacanza a Londra per l’All Points East Festival mi ha scombussolato tutto.» Sono le undici di mattina e Malika Ayane ha già fatto una marea di cose. La sua vita, da quando è uscito il nuovo singolo Stracciabudella, è tutta ad incastri e combinazioni perfette e forse non sarà del tutto casuale la scelta di chiamare il suo quinto disco “Domino”. «Non sono abituata a spendere aggettivi superlativi nei confronti di un mio progetto, ma questo nuovo lavoro è davvero bellissimo» mi racconta dall’altro lato della cornetta, separati solamente da 600km, l’Ayane della musica italiana, e aggiunge: «subito dopo l’uscita del disco partirà il mio nuovo tour che avrà una doppia anima: due date e due location diverse per ogni città.»

Tre anni dal tuo ultimo lavoro. In un momento dove tutto è terribilmente veloce, non hai paura di disorientare il tuo pubblico con queste lunghe attese?

Beh, in parte sì. Le aspettative che hanno gli altri su di noi sono sempre altissime ed imprevedibili, anche se personalmente preferisco aspettare un po’ di più, anziché rischiare di fare qualcosa che non mi somiglia. Ho imparato a fare tutto con i miei tempi, senza ansie e senza pressioni perché tanto non ci sono regole per stabilire il successo.

Stracciabudella. Un titolo che sulla carta farebbe pensare a qualcosa di poco ‘elegante’ per una come te che ha fatto dell’eleganza la sua cifra, non trovi?

È una mia tipica espressione e confesso di non essere molto brava con i titoli. Nella scrittura cerco sempre di trovare delle parole che diano un’idea precisa del concetto che vado a raccontare e penso che Stracciabudella rappresenti a pieno quel tipo di sentimento che infiamma le viscere fino a strappartele da dentro. È un po’ arcaico come termine, lo so, ma credo renda l’idea. 

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È un brano che parla di passione. Tu, in amore, sei più passionale o razionale?

In amore non si può essere razionali. Il mondo dei sentimenti è ingestibile e in certi momenti non si può far altro che lasciarsi andare.

Stringimi più forte, forte da far male, fino quasi a fondere’. Ma la passione ha una data di scadenza in amore?

Non parlerei di scadenze, ma di un lavoro vero e proprio per non farla affievolire, anche se sono certa che esistano al mondo delle persone che hanno una chimica indissolubile. È la forza dell’abitudine che spesso, se non sempre, distrugge un po’ tutto.

E com’è vivere delle relazioni sotto gli occhi di tutti per una, come te, che non ha mai cercato di esserci sempre a tutti i costi?

Non è esattamente il massimo, ecco. Oggi ho imparato a conviverci, ma quando ero più giovane e stavo con Cesare (Cremonini, ndr) era davvero difficile. Non avevo mai visto un paparazzo in vita mia e in quella fase di crescita, personale ed artistica, tutta quell’attenzione la pativo davvero tanto. Facevo persino fatica a vivermi il quotidiano. Capisco la curiosità, ma io sono una estremamente normale e anche piuttosto noiosa nel privato, e credo che il lato umano vada un minimo tutelato.

Il nuovo disco uscirà in autunno e si chiamerà ‘Domino’. Cosa dovremmo aspettarci questa volta?

(ride, ndr) Un disco meraviglioso! Non ho mai detto, in tutta la mia vita artistica, di aver fatto un qualcosa di bello, ma stavolta ne sono davvero convinta. Ho fatto esattamente quello che volevo, con chi volevo e come volevo. Ci saranno tanti pezzi differenti, con una coerenza però in sede di arrangiamenti che li lega tutti assieme. Ho scelto Stracciabudella come primo singolo perché rappresenta un ponte tra quella che è stata la mia discografia sino ad oggi e questo nuovo album. Non posso anticipare molto e spero di non deludere le aspettative di chi mi segue.

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Ma perché proprio Domino come titolo?

La verità? Perché mi è sempre piaciuta la simbologia delle tessere che possono essere messe assieme in modi diversi dando vita, ogni volta, a combinazioni sempre differenti.

L’esperienza a teatro con il musical “Evita” ha contaminato, in qualche modo, il tuo nuovo lavoro?

Sì, in parte sì. Mi ha insegnato che allontanarsi dal pop, inteso come massima divulgazione, può farti scoprire un mondo infinito e pieno zeppo di possibilità. Mi ha aiutato a conoscere la costanza, a perdere l’ansia dell’approvazione e del dover corrispondere a tutti i costi a dei canoni ben precisi. 

Quali saranno le firme che ti hanno accompagnata in questo nuovo progetto?

Squadra che vince non si cambia! Ci sarà qualche new entry, ma gli ingredienti saranno sempre gli stessi, seppur mescolati in maniera diversa.

Subito dopo partirà un tour che ti vedrà impegnata con due date per ogni città. 

Esattamente. Invece di mettere in strada prima l’uno e poi l’altro, abbiamo pensato di unire due tournée con due anime differenti. Il disco avrà più ‘facce’ e necessita di essere raccontato in tutte le sue sfaccettature.

E tu, in questo preciso momento, sei più da teatro o da club?

Sono versatile. Uno non preclude l’altro. Non possiamo pretendere di essere sempre la stessa cosa.

In molti si chiedono se tornerai mai sul palco dell’Ariston..

Se mi chiamassero per presentarlo andrei super volentieri (ride, ndr)! Quando hai un progetto che è perfetto per quel palco lì, è giusto andare, ma questo lavoro non si sposa a pieno con la kermesse. Io sono e sarò sempre grata al Festival, ma un artista può esistere anche senza Sanremo.

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Di palco in palco l’altra sera, invece, sei stata su quello di San Siro super ospite di J-Ax e Fedez. 

È stato fichissimo. Il palco era posizionato al centro dello Stadio e per arrivarci sembrava di essere in una puntata di ‘Giochi senza frontiere’. Loro sono stati molto generosi e sul lavoro sono davvero dei numeri uno. La cosa che però mi ha emozionata di più è che tra il pubblico c’era anche mia figlia, per la prima volta nel prato e in un concerto da sola, seppur controllata a vista da altre persone. Come passa il tempo..

Nel pubblico e non nel backstage con te?

Lei ha voluto quei biglietti per Natale e non sapevamo né lei, né io che poi sarei andata come ospite. È voluta andare con i suoi amici in metro e nonostante la mia presenza lì, non mi ha chiesto davvero nulla.

E cosa ti ha detto dopo la vostra esibizione?

“Mamma, hai quasi spaccato!”

Non troppo generosa, a dire il vero..

Per i parametri di un’adolescente è il massimo della benevolenza, credimi.

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Stanno facendo molto discutere le dichiarazioni del Ministro della Famiglia secondo cui le famiglie arcobaleno ‘per la legge non esistono’. Tu che da sempre sei molto vicina al mondo gay, come giudichi certe posizioni?

Dire che le famiglie arcobaleno non esistono, è come dire: “non sono stato io!”. È assurdo, dichiarazioni a parte, che siamo ancora così indietro in materia di diritti civili. La cosa che mi fa più paura di questo periodo storico è che si fa finta di prendere posizioni, e che quando si prendono lo si fa nella maniera più comoda. Le famiglie esistono, ci sono e sono sotto gli occhi di tutti, che poi la legge non le riconosca come tali non vuol dire che non esistano. 

Spesso viene criticato il Gay Pride perché troppo ‘colorato’. Tu parteciperesti mai ad una manifestazione come quella?

In realtà l’ho già fatto e in tempi non sospetti. Abitavo a Milano, in via Padova, e andai con mia figlia che era ancora nel passeggino assieme ad altre amiche. Ricordo che finii in una situazione assurda: da una parte alcune ragazze trans che conoscevo, perché tate di alcuni bambini della zona, e dall’altra dei sostenitori di Öcalan che ne proclamavano la liberazione. Era surreale come situazione, ma molto divertente. Se non fossi un disastro con gli aggettivi la descriverei come una situazione ‘felliniana’. Del Pride, festa a parte, ho un ricordo molto positivo e penso che sia davvero utile partecipare ad una manifestazione come questa, visto che non c’è ancora lo stesso trattamento per tutti gli esseri umani. Spesso, quando mia figlia ed io andiamo in giro per il mondo, ci piace vedere come viene vissuta, bonariamente parlando, l’omosessualità in quel Paese. 

E vista la tua passione per le città nord europee, per il progresso e per la libertà cosa ti ha spinto a non lasciare mai l’Italia?

Non l’avrei mai detto, ma la risposta si nasconde tra gli affetti. Speravo di essere una meno legata al concetto di famiglia, ma del resto anch’io sono italiana. Poi mia figlia ha i nonni anziani e non mi sembrava giusto privarla dagli affetti più importanti.

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A proposito di progresso, come mai sui social non sei molto attiva?

Io i social li uso più come utente, che come promotrice del mio lavoro. Mi piace ‘smanettare’ su Twitter perché lì approfondisco alcune notizie che rischierei di non trovare altrove, scoprendo anche le diverse opinioni. E poi amo seguire gli account di viaggio.

Ma perché fai così fatica a promuovere il tuo lavoro?

È che sono nata analogica. Accidenti. La verità è che lo faccio, nei limiti, ma ho sempre paura di esagerare.

A guardarti da fuori sembreresti piuttosto felice..

Sono felicissima. Faccio fatica a tenere tutto sotto controllo, ma sto benissimo.

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