“Odio i narcisisti e le persone piene di sé, ma finisco sempre per essere il passivo della comunicazione” – la Posta di Casto

Immanuel Casto ha così risposto alla lettera di Luigi, che non riesce a spiegarsi come mai finisca sempre tra le braccia di persone che lo sovrastano, parlandogli sopra.

"Odio i narcisisti e le persone piene di sé, ma finisco sempre per essere il passivo della comunicazione" – la Posta di Casto - Immanuel Casto - Gay.it
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La Posta ad Immanuel Casto

Ciao Immanuel,
Sono Luigi, ho 36 anni e ti scrivo da Genova.

Mi sta capitando spesso di conoscere persone, con cui magari nasce una forte fascinazione, anche intellettuale, ma poi mi rendo conto che l’altra persona – nel proseguire magari la conoscenza – mi parla solo di sé, delle sue idee, senza interessarsi a me.

Non solo non mi chiede come sto, cosa ho fatto, o cosa penso… ma mi mette praticamente a tacere se, durante le conversazioni, colgo qualche pausa per raccontare di me. Vengo sovrastato, mi parla sopra e continua per la sua strada.

Eppure non sono un tipo remissivo: non mi prostro e non le mando a dire se infastidito. So anche essere simpatico e far ridere, però non c’è niente da fare: se mi fermo ad ascoltare, parte un treno che non si ferma più dei discorsi altrui e nessuno cerca di capire cosa ne penso io.

Mi è capitato parecchie volte addirittura con i miei migliori amici! È stata una sensazione orribile. Giusto ieri un mio grande amico è venuto a casa mia, e mi ha detto “ah sai e poi volevo chiederti un’opinione… ma tu che ne pensi di tizia?”. Io comincio ad articolare una mia idea, contento che me l’abbia chiesto, e lui parte ad esprimere la sua opinione senza neanche farmi iniziare. Di fatto voleva essere lui a dire a me cosa ne pensava.

Odio i narcisisti e le persone piene di sé.
Eppure nonostante io cerchi di circondarmi di persone di buon cuore e di testa, finisco per ritrovarmi sempre ad essere il passivo della comunicazione.
È una cosa che non riesco a spiegarmi.
Luigi

La risposta di Immanuel Casto

Carissimo Luigi,
essendo il problema di cui parli generalizzato, il rischio da parte mia di risponderti generalizzando è altissimo. Invito quindi te – e tutte le persone che leggono – a tenerne conto.

Mi dispiace profondamente per questa frustrazione che sperimenti. Potrà sorprenderti, ma io sono cresciuto con la convinzione di meritare pochi secondi di attenzione, il che mi ha portato a parlare molto velocemente, troppo. O a dover dimostrare costantemente il mio valore, pena (autoimposta) la perdita del mio spazio nel mondo.

Penso che in generale abbiamo tutti e tutte tanto bisogno di essere ascoltati.

Parli di narcisismo e, pur senza addentrarmi in definizioni che richiederebbero una conoscenza specialistica, ti dico che concordo. Ritengo sia un problema del nostro tempo. E tieni presente che il narcisismo non è segno di “eccessiva” autostima, ma piuttosto del suo contrario. Essere schiavi del bisogno di validazione altrui.

Un verso de ‘La canzone degli amanti’ (originale di Jacques Brel, adattata in italiano meravigliosamente da Battiato) recita:

Ma c’è voluto del talento
per riuscire ad invecchiare
senza diventare adulti

Pur capendo a cosa il verso si riferisca (alla perdita di entusiasmo, della capacità di giocare ed emozionarsi), a me non è mai piaciuto.
Di persone che invecchiano senza mai essere diventate adulte ne è pieno il mondo.
Le vendono a pacchi da 12 al discount.
Le riconosci dall’incessante litania del “Io! Io! Io!”.
Dall’incapacità di ascoltare.

Non mi stupisce quindi che quando qualcuno manifesta tale capacità, gli altri se ne approfittino.

Però – attenzione – non è affatto detto che avvenga in malafede.
Non cadere vittima della cosiddetta illusione della trasparenza, ossia il convincimento inconscio che gli altri vedano le nostre emozioni, che capiscano da soli dove stanno sbagliando.
No, di solito nessuno capisce niente. Bisogna spiegarglielo e molto chiaramente.

Può persino essere legittimo presumere che a te stia bene avere un ruolo prettamente “passivo” nelle conversazioni, o che tu sia addirittura felice così. Specie in dinamiche di gruppo.

Metto “passivo” tra virgolette perché ascoltare, ascoltare davvero, richiede grande energia; è a sua volta un ruolo attivo e può essere sfiancante.

L’unico consiglio quindi che mi sento di darti è di parlarne alle persone a cui tieni, quanto più serenamente possibile.
Hai tutto il diritto di dire all’altro: “mi fa tanto piacere ascoltarti e sapere come stai. Ma vorrei poter parlare anche io. Venire ascoltato. Ieri al telefono hai parlato solo tu e mi sono sentito ignorato”.

Oppure: “Prima, quando mi hai interrotto senza poi chiedermi di riprendere, mi ha fatto sentire che ciò che stavo dicendo per te non aveva importanza.”

Ti assicuro che all’altra persona potrebbe aprirsi un mondo.

Fai solo attenzione ad essere specifico: evita vocaboli come “sempre” o “mai”, o persino “spesso” quando descrivi un comportamento, perché sono efficaci nel veicolare uno sfogo, ma deboli nel far comprendere all’interlocutore la portata effettiva del problema. Cerca di fare esempi concreti.

Luigi, in bocca al lupo e abbi fede che le persone che hanno voglia di ascoltare esistono ancora.

Un grosso abbraccio,
Manuel

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