Sapevate che il porno non l’hanno inventato gli americani ma un italiano, tale Alberto Ferro in arte Lasse Braun? Che Riccardo Schicchi nasce come fotografo? Che uno dei pionieri dell’hard nel Bel Paese fu una donna, Giuliana Gamba? Non perdetevi al cinema il riuscito documentario Porno & Libertà – Porn To Be Free di Carmine Amoroso, appassionata ricostruzione dell’epoca più fulgida e gloriosa del porno italiano, tra i Settanta e gli Ottanta, quando l’hard divenne davvero un’arma politica rivoluzionaria (l’impensabile elezione in Parlamento di Cicciolina) e lo strumento della controcultura per opporsi alla grigia borghesizzazione della società avallata dal puritanesimo ossessivo propagandato dalla Democrazia Cristiana.
Quarant’anni dopo lo spartiacque simbolico della liberazione sessuale italiana, la manifestazione a parco Lambro, mediaticamente dirompente, ritroviamo tutti i protagonisti di una stagione unica, ribollente utopie e ideali rivoluzionari: a fare quasi da Virgilio dell’hard ci accompagna il mentore assoluto Riccardo Schicchi, Larry Flint italico che forgiò davvero l’immaginario porno di quegli anni, il primo a portare le star a luci rosse in tv e a creare un vero e proprio sistema eroti-comunicativo che raggiunse il suo apice con un’occhieggiante Ilona Staller sugli scranni di Montecitorio. Ed è commovente vederlo in uno degli ultimi suoi viaggi, affaticato dalla malattia, verso uno dei suoi locali, ora che tutto è cambiato e la fruizione del porno è completamente cambiata con “l’atomizzazione del desiderio”, come la definisce il regista. Sì, perché oggi la saturazione dell’offerta online disponibile a chiunque sia connesso, in qualsiasi momento, ha in fondo tolto quella magia del proibito tipica degli albori dell’hard.
Scopriamo interessanti tasselli di una vera e propria storia del genere, a partire dall’italiano Lasse Braun (al secolo Alberto Ferro di cui sopra) emigrato in Scandinavia dove fece in modo che venisse approvata nel 1969 la prima legge che cancellava il reato di oltraggio al pudore e liberalizzava di fatto la pornografia. Arrivò persino a presentare un suo film porno in una sala tradizionale a Cannes, generando non poco scandalo.
La magnifica Judith Molina dei Living Theatre, scovata in una casa di riposo, spiega chiaramente come fosse una liberazione innanzitutto del corpo, e quindi una rivendicazione del diritto di ognuno di vivere la propria fisicità attraverso il sesso. E sono proprio le testimonianze delle donne a fornire un punto di vista meno scontato sull’argomento: Lidia Ravera, travolta allora dal successo del suo fondativo Porci con le ali, ricorda come “noi donne abbiamo bisogno di una storia, gli uomini di una figurina”. Una delle pochissime donne che realizzò porno da regista fu Giuliana Gamba, con lo pseudonimo Therese Dunn, e ricorda come l’hard, visto come qualcosa di losco, allora rappresentò un gesto “di rottura, di discontinuità, ma fatto con allegria e leggerezza” e di come si trovò tutti contro, dalle femministe a quelli di sinistra, dove imperservavano forti conformismi: “un moralismo che tuttora pago”.
Ma allora il porno si consumava molto anche a livello cartaceo, e ci furono interessanti operazioni di riviste che accostavano l’approfondimento culturale all’hard (Il Male, Re Nudo, Frigidaire) mettendo per esempio in copertina sia Norberto Bobbio che Cicciolina.
Ricco di ottimo materiale d’archivio spesso inedito che non teme di essere esplicito e audace, Porno & Libertà ricostruisce un vero e proprio spaccato sociale dell’epoca attraverso una sottocultura spesso relegata a fenomeno underground ma che, al contrario, allora coinvolgeva trasversalmente l’intera società e ne rivoluzionò definitivamente i costumi.
Da vedere.
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