Essendo quello tra gay un sesso non a fini riproduttivi è già quasi sempre una pratica divertente, ma quello che c’era stato tra di loro, a detta del mio amico, era stato particolarmente piacevole. L’altro era rimasto più dei 20 minuti contemplati negli incontri da una botta e via (che solitamente includono: una doccia, 4 chiacchiere su un argomento a scelta tra meteo, lavoro, politica economica e le indicazioni per la strada più breve per tornare a casa rispetto a quella suggerita dal navigatore satellitare), avevano riso e scherzato, il che lasciava intravedere il terreno fertile per un secondo incontro.
Il mio amico però, che è uomo di mondo, aveva evitato di mandare subito dopo uno di quei messaggi che risultano zuccherini a una prima leccata ma che sotto la superfice nascondono invece l’amaro della disperazione ("è stato davvero bello conoscerti, che ne dici se prendiamo un volo last minute e partiamo domani per una settimana insieme sull’isola di Kos?").
Con lungimiranza strategica e fermezza d’animo aveva censurato l’istinto emotivo del momento aspettando ben tre giorni prima di rifarsi vivo con un messaggio, confortato da quel "certo non so che" che convintamente sentiva ci fosse tra di loro.
L’invito in realtà era stato volutamente blando ma non così tanto da non meritare una risposta e, passate 48 ore di silenzio, il mio amico, mostrando un ammirevole aplomb, aveva letto tra le righe e aveva rinunciato a ulteriori approcci.
Pochi giorni dopo si rincontrano per caso in un bar.
Come nulla fosse e senza tirare in ballo il fatto che "cazzo, ti mando un messaggio, almeno abbi la creanza di rispondere!" iniziano a parlare e, tra i palleggi scambiati tra un sorso di birra e una chiacchiera, c’era scappato anche qualche bacio e il mio amico aveva avuto così 2 conferme: che l’altro era comunque fisicamente attratto da lui e che se non aveva risposto non era dovuto a un suo prematuro decesso.
Il mio amico, anche in questo caso, ha voluto giocare con cautela, e a differenza di quanto avrei fatto io aggrappandomi alla sua caviglia implorandolo di passare con me un’altra notte insieme, non aveva mosso alcun passo nei suoi riguardi.
Almeno fino a quando, navigando nel mare di sudore dell’anomalo Caronte (intendo l’anticiclone infernale, non il traghettatore di anime) non riceve pochi giorni fa un messaggio del signorino: "certo che con questo caldo uno non sa proprio che fare".
Ora, non bisogna essere necessariamente un erotomane per interpretare il messaggio come un invito e così lo intende il mio amico che gioca il tutto per tutto con una proposta tanto diretta quanto audace: "Beh una soluzione potrebbe prevedere il darmi una bella ripassata".
Avete presente i messaggi inviati dal SETI, il centro americano per la ricerca di intelligenze extraterrestri che lanciano da anni messaggi nello spazio in attesa che E.T. si prenda la briga di replicare? Più o meno il mio amico riceve lo stesso tipo di feedback. Come per la prima volta, nessuna traccia di risposta, con la sola differenza che in questo caso non solo si è mostrato come il più coinvolto tra i due ma lo ha fatto anche passando un po’ per un puttanone.
Perché, vi chiederete, non ho messo il nome del mio amico? Perché, come nelle migliori tragedie greche, lui ha incarnato un archetipo in cui tutti noi, a turno, ci siamo immedesimati ovvero: "il ragazzo che ancora ci crede e che incappa tragicamente in una chimera", figura indefinita quanto polimorfa capace di essere seducente quanto una gatta morta, tentatrice più del serpente dell’Eden, accentratrice al pari di un pavone, ma poi alla fine sfuggente più di un’anguilla di Comacchio.
Quante volte è capitato anche a noi la sventura di incrociarne una? Io, almeno cento volte e ancora non ho imparato a riconoscerla al volo, quando l’ideale sarebbe fermarsi un metro prima che ci si sbilanci troppo. Ma in questi casi è una questione di fisica: quando ormai sei lanciato lungo il crinale di una conoscenza all’apparenza interessante è difficile fermarsi in tempo e, per quanto accorti, si precipita sempre portandoci dietro la dignità che ci siamo giocati insistendo quella volta di più nel chiedere un secondo appuntamento a chi non saprebbe rispondere neppure alla più semplice delle domande: "ma tu, si può sapere che vuoi dalla vita?".
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
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