Avevamo parlato di Stezzano, il comune di 13mila abitanti in provincia di Bergamo che costringe le coppie LGBT a celebrare le unioni civili in uno sgabuzzino affollato di scrivanie, faldoni e polvere (LEGGI >).
Ieri pomeriggio una delle coppie gay che avrebbe dovuto unirsi civilmente ha incontrato la sindaca Elena Poma (sostenuta da Lega Nord e Forza Italia) per un confronto tra le parti, assistite da avvocati, con l’obiettivo di arrivare a un compromesso. Ma l’incontro si è risolto in un nulla di fatto e la sindaca è rimasta intransigente sulla sua decisione, che aveva ribadito a Repubblica: “Abbiamo scelto di non utilizzare la sala delle cerimonie perché la firma delle unioni, appunto, non è una celebrazione. È solo una dichiarazione davanti a un pubblico ufficiale”.
Così Stefano Chinotti e Massimo Giavazzi, avvocati della parte lesa, hanno deciso di ricorrere al Tar per ottenere un provvedimento cautelare: “Si tratta di una vera e propria lesione della dignità dei nostri assistiti“, hanno commentato al Corriere. La coppia chiederà ai giudici di poter utilizzare, come espressamente sancito dalla legge, la stessa sala comunale utilizzata per i matrimoni eterosessuali.
Era ora che qualcuno si facesse sentire
La denuncia si fa al commissariato non al TAR. Al Tar si ricorre per questioni amministrative. Se ci fosse qualcosa di illecito interverrebbe il magistrato